23. Qui audet adipiscitur

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Louis guardava fuori dall'ampia vetrata, senza realmente vedere il giardino della clinica due piani più sotto, né il cielo terso di primavera.
Aveva in mano un bicchierino di carta con un caffè macchiato, fumante e dolcissimo, che stranamente aveva un ottimo sapore per essere stato preso ad un distributore automatico.
Si trovava nell'atrio del reparto di Psichiatria, in attesa che iniziasse l'orario di visita.

Era il venti aprile: Harry era ricoverato da una settimana. Louis strinse gli occhi, cercando di scacciare le immagini di quel giorno spaventoso. Harry aggrappato a lui, chiuso nella prigione della sua testa, e l'espressione angosciata di Suzanne, che si torceva le mani; l'arrivo del medico, che con toni pacati aveva convenuto con Harry di farlo ricoverare.
Harry, che si rifiutava di vederlo.
Le sue ultime parole, prima di salire nell'auto che lo aveva portato in quella clinica privata, erano state:
-Vai via, Louis. Non ne vale la pena-
E Louis aveva valutato davvero quella proposta. Si era spaventato: diamine, si sarebbe spaventato chiunque, al suo posto.
Poi, però, nel silenzio innaturale della sua camera alla villa, senza il suono del pianoforte di Harry, aveva provato un'angoscia profonda all'idea di separarsi da Harry.
Ed allora eccolo lì, puntuale ogni pomeriggio, finite le faccende di lavoro e con i compiti da fare, ad aspettare che le porte si aprissero e la caposala gli riferisse che il paziente non desiderava vederlo.

Di positivo c'era una cosa: aveva visto la famiglia di Harry.
La contessa Anne era una persona eterea, di una bellezza fine e dalle movenze eleganti, che rivelavano una passione giovanile per la danza classica. Era una donna energica, ed aveva affrontato di petto la questione del figlio. Louis l'aveva incrociata tre giorni prima, in atrio, e si erano salutati. La donna aveva lo stesso riserbo che aveva il figlio.

Gemma era venuta a trovare il fratello due volte, affrontando ogni volta un volo transoceanico dagli Stati Uniti. Non si erano presentati, ma Louis l'aveva riconosciuta per la somiglianza impressionante col fratello.

-Ehi. Sei già qui- lo salutò Niall, arrivato in quel momento.
Louis annuì.
-Senti, Louis, ti volevo parlare. Vieni con me- affermò l'agente, prendendolo per un braccio per condurlo in una saletta privata, lì accanto.
-Louis... ho parlato con i Moreau e con Liam, e siamo giunti ad una conclusione. Forse dovresti rispettare la volontà di Harry- esordì l'uomo, senza indorare la pillola.
Louis serro' la mascella, gesto che aveva fatto talmente tante volte negli ultimi giorni da non rendersi conto di farlo.
-Io... io credo che dovresti pensare al bene di Harry. Da quando sei entrato a far parte della sua vita, tutto è andato a rotoli. Certo, ha composto della musica bellissima, ma a che prezzo? Ora, parliamo da uomo ad uomo, Louis. Smettiamo per un attimo i panni professionali: ti parlo da amico di Harry. Voi... voi siete connessi in un modo che neanche capisco. Sei la prima persona con cui Harry instaura un rapporto del genere. Di solito lui, sai..ha storie di letto, e basta. Ma non sono certo che sia una cosa positiva, l'avere questo tipo di rapporto con te. Lo incasini soltanto- disse semplicemente Niall, calpestando il cuore di Louis.
-Tu dici che lo incasino. Ma è successo tutto troppo in fretta, ecco perché siamo arrivati a questa situazione- affermò Louis, tentando di ragionare.
-Louis... Harry ha bisogno di quiete, di stabilità- replicò dolcemente Niall, suo malgrado dispiaciuto per il ragazzo.
-Io... io non so che dire. Io vorrei soltanto fare la cosa giusta per lui- commentò Louis.
-Pensaci, ok? Se il problema è la casa, sappi che ho contattato una agenzia immobiliare che verrà a valutare il vostro appartamento, e che offre soluzioni di affitto nei pressi dell'università. Potrebbe essere un buon compromesso- continuo' Niall. -Hai fatto domanda di ammissione?-
-No. Non so cosa fare, Niall. A questo punto, se davvero Harry non vuole più vedermi, valuterò di prendermi un anno sabbatico, andare a Stoccolma e cercare un lavoro lì...- pontifico' Louis, col cuore a pezzi.
-Ecco, bravo. Ti aiuteremo in ogni modo, Louis. Sappiamo che sei in buonafede, e che sei una persona onesta- fece Niall, dandogli una pacca sulla spalla.

Le porte del reparto si aprirono, e Niall si congedo':
-Fammi sapere, Louis-
Il ragazzo annuì, seguendolo con lo sguardo e desiderando di essere al suo posto, perché avrebbe visto Harry.

Voleva soltanto rimanere un altro pochino. Sapere di essere in qualche modo parte della vita di Harry, anche se da lontano.

Anne Cox arrivò nell'atrio un quarto d'ora dopo; era in pensiero per questo suo figlio così speciale, e così fragile. Aveva sospeso tutti i suoi impegni per poterlo seguire; i Moreau, che da sempre si occupavano di Harry, le avevano spiegato a grandi linee gli eventi degli ultimi mesi, ma era stato Liam a metterla al corrente della situazione e del fatto che, con Niall, stavano meditando di far allontanare il ragazzo.
Vide Louis seduto fuori dal reparto, come ogni pomeriggio. Come sempre, il ragazzo le fece un cenno di saluto, riconoscendola. Ma stavolta Anne si fermò davanti a lui:
-Tu sei Louis?-
Sorpreso, il ragazzo si alzò in piedi:
-Sì, signora. Non voglio disturbare; so che Harry non mi vuole vedere-
-In realtà non sono d'accordo, ma prima vorrei fare due chiacchiere con te- affermò lei.
Louis, abbastanza sbalordito, recuperò le buone maniere e la accompagnò a prendere un the nella saletta dei visitatori, al piano terra.

-Scusami se ti sembrero' maleducata o inopportuna, Louis, ma ho bisogno di risposte. Cosa provi per mio figlio?-
Louis sospirò. Aveva mille pensieri per la testa, tante paure e pochissime certezze, ma di una cosa era convinto:
-Io mi sono innamorato di Harry- ammise.
Lei annuì, prendendo un sorso di the.
-Raccontami un po' di te, Louis-

Finì che parlarono per un'ora intera.
-Quindi, le cose stanno così- concluse lei, guardando l'ora.
-Io ritengo che la tua presenza sia un bene per mio figlio. Ho parlato con gli psichiatri, ed a quanto pare sono l'unica a pensarla così, ma conosco mio figlio. Questa ricaduta è dovuta al fatto che l'hai emozionato, Louis. Deve solo imparare a convivere con questa novità, senza sopraffarti o lasciarsi sopraffare-
Louis la guardò con un barlume di speranza negli occhi.
-Su, forza. Andiamo da quel testone di mio figlio- fece lei, alzandosi.

Il link nei media, che spero riusciate a visualizzare, è la colonna sonora con cui sto scrivendo questi ultimi capitoli. Mi sembrava appropriata per questo capitolo.
#teamAnne 😁

30/01/2017 Mi ero dimenticata di mettere il titolo🙄 ma nessuna che me lo dice??😂
Traduzione: "Chi osa, vince"

Ad astraWhere stories live. Discover now