43. Impossible is nothing

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-Louis, io non avevo idea...-
-Cazzo, Amelie. Una cosa ti avevo chiesto. Una!-
-Non pensavo che andasse così... ti prego, Louis, credimi! Mi dispiace- lo supplico' la ragazza, la tensione in volto.
Louis sospirò, passandosi le mani sul viso.
-Cosa hai detto, esattamente?-
-Ho detto che ero stata a casa di Harry Styles. Dai, è scritto sul cancello d'ingresso, non è un segreto. Ho fatto due più due con la scritta sul tuo gesso- disse lei, mentre Louis la tirava da parte:
-Parla piano. Che altro?-
-Niente altro che la verità, Louis. Che a casa sua abiti tu, che lavori come giardiniere nella villa. Niente altro, giuro! Ero seduta al bar e parlavo con alcuni nostri compagni. Non sapevo che sarebbe venuto fuori questo casino- si scuso' lei, e Louis le lesse la sincerità in viso.
-Hai suggerito che io e lui fossimo...?-
-No, assolutamente! Non parlerei mai male di te alle tue spalle. Mi dispiace tanto, Lou-

Louis annuì, tanto ormai il danno era fatto.
Domenica Amelie aveva parlato di quello che aveva fatto il giorno prima con lui, cioè studiare alla villa. La notizia era arrivata, non si sa come, ai giornalisti, e ne era nato un piccolo caso mediatico. Fuori da scuola quel mattino avevano trovato tre giornalisti; ora erano una decina, appostati fuori dell'edificio.

Ovviamente il professor Nolan aveva ironizzato sul fatto di avere un personaggio celebre in aula; Harry non gli rispondeva al telefono, perché era allo studio di registrazione, e tutta la scuola lo guardava bisbigliandogli alle spalle.
-Mi spiace, Lou- ripeté Amelie.
-Anche a me- le rispose Louis, allontanandosi per cercare di contattare Liam.

-Vieni fuori e non rispondere alle domande. Nemmeno se ti provocano. Niall ci raggiungerà appena possibile; la mamma di Harry ha già chiamato, perché dei giornalisti le hanno fatto delle domande- lo aggiorno' Liam al telefono.
-Liam, ho paura- confessò Louis, sgranando gli occhi e stringendo il telefono.
-Louis, non posso raggiungerti perché mi conoscono. Devi arrivare alla macchina, ti vengo incontro al cancello. Non rispondere a nessuna domanda- affermò Liam, riattaccando.
Louis si strinse nella felpa, tirando su il cappuccio, e fece un gran sospiro. Si sentiva le gambe tremare. Una voce lo fece sobbalzare:
-Bisogno di aiuto?-
Era Zayn. Non si erano ancora parlati dopo il sabato precedente in palestra; Louis annuì, sentendo l'ansia divorargli le viscere.
-Ti accompagno fuori. Non preoccuparti, ho fatto una promessa a Liam ed io mantengo le promesse. Forza- lo sprono' il ragazzo, sospingendolo verso l'uscita.
-Non guardarli. Sono appostati come avvoltoi- disse Zayn, e Louis gli rivolse un'occhiataccia:
-Non mi aiuti così!-
-Ok. Ignorali. Fai finta di nulla: non hai nulla da nascondere- lo incoraggiò Zayn, e Louis gli fu enormemente grato, aggrappandosi a lui come ad un faro nella nebbia. Uscirono dai cancelli e furono travolti dalle domande.
-Come hai conosciuto Harry?-
-Sei il suo amante?-
- Harry è gay?-
-Da quanto tempo lavori per lui?-
-Raccontaci di voi, Louis!-
-Louis, da questa parte!-
La voce di Liam lo guido', aiutato da Zayn, fuori dalla piccola folla.
-Liam! Una dichiarazione!- Lo chiamarono.
-No comment- fu la lapidaria risposta dell'autista, che fece salire anche Zayn e lestamente si districo' dal piazzale, immettendosi in strada.
-Stai bene?- Chiese a Louis, guardandoli attraverso lo specchietto retrovisore.
-Perché fanno così? Perché non lo lasciano in pace?- Si agito' il ragazzo, mentre Zayn indicava una via laterale a Liam.
-No, ti porto alla villa. Ti accompagno a casa dopo, perché adesso ti riempirebbero di domande- gli disse Liam.
Entrati dai cancelli della villa, la vegetazione li accolse in un abbraccio verde. Le piante, sotto le cure sapienti del signor Morris e della squadra, erano rifiorite rigogliose. I cancelli si chiusero col solito clangore metallico, e Louis si rilasso' sul sedile, sentendosi in salvo.
-Che bolgia. Devo richiamare Niall; voi due andate dentro. Non vorrei che qualcuno fosse appostato col teleobiettivo- affermò Liam, e la cosa parve verosimile, tanto che Louis precedette Zayn nella cucina di Harry, mentre Liam contattava il manager.

-Sei il suo fidanzato?- Gli chiese Zayn, seduto su uno sgabello dell'isola.
-Non ne abbiamo parlato mai; ci stiamo frequentando- affermò Louis, che stava tremando come una foglia.
-Sono appostati davanti allo studio di registrazione, ma Niall ha già allertato la sicurezza e dovrebbero rientrare senza problemi- esordì Liam, entrando in cucina.
-Ti senti bene? Vuoi qualcosa?-
Il telefono di Louis squillo': era Harry. Il ragazzo si scuso' e si spostò in corridoio per rispondere.
-Louis, stai bene?-
-S-sì, credo... ho paura-
-Maledetti avvoltoi. Sono quelli delle testate scandalistiche; i peggiori. Arriviamo in un'ora. Stai in casa-
Louis riaggancio', tornando in cucina. Liam era al telefono con l'ospedale: due giornalisti erano andati persino a disturbare Suzanne.
-Sono senza ritegno- esclamò Liam, livido in volto.- Ora che il signor Moreau si è stabilizzato lo faremo trasferire alla clinica, dove la privacy è tutelata in maniera migliore- disse rivolto a Louis, per rassicurarlo.
-Che casino- commentò Zayn. Liam parve notarlo soltanto adesso:
-Malik, visto che sei qui, occupati di Louis. Devo chiamare l'agenzia e capire come dobbiamo muoverci-
Zayn annuì, e Liam uscì, dirigendosi nell'ufficio di Harry.

-Vuoi qualcosa da bere? Hai l'aria di chi sta per svenire- disse il ragazzo a Louis.
-Non mi sento bene. Voglio andare nella saletta del pianoforte. E devo chiamare mio padre...-
-Se ne occuperà Liam. Fammi strada, ti accompagno- affermò Zayn.
Louis cammino' attraverso i corridoi fino alla biblioteca, dove Zayn sgrano' gli occhi.
-Non se la passa male Styles, eh?-
Louis ignoro' il commento, dirigendosi nella saletta del pianoforte ed andando a sedersi sul divano bianco. Nessuno aveva acceso il camino, e c'era polvere per terra. Si sentiva la mancanza discreta di Suzanne.
-Stai tremando come una foglia. Vuoi coprirti?-
-Là ci sono delle coperte- indicò Louis, che stava battendo i denti.
-Senti, ma perché questa reazione spropositata per qualche giornalista? Voglio dire, frequentando una persona famosa dovresti averlo messo in conto- commentò Zayn, passandogli una coperta.
-Ci sono cose che non sai-
-Scheletri nell'armadio?- Scherzo' Zayn, che però tornò serio nel capire che il ragazzo stesse davvero male.
-Calmati. Sei in panico. Stai tranquillo- lo blandi'.
Louis non lo avrebbe mai detto qualche settimana prima, eppure trovò conforto nell'abbraccio del ragazzo, che solo poco tempo prima aveva contribuito a rendergli la vita un inferno. L'abbraccio contenne il suo tremore e placo' l'affanno del suo respiro; poco a poco Zayn lo senti' rilassarsi, e capì che si fosse addormentato.
Liam li trovo' così, e non disse niente. Si limitò a coprire meglio Louis, e tornò in cucina per prendere da bere.
Zayn accettò col braccio libero il bicchiere di Coca-Cola; Liam si sedette accanto a loro, sospirando con le mani tra i capelli.
-Cosa c'è di così spaventoso da nascondere?- Sussurro' Zayn.
-Nulla che ti interessi. Non fare domande-
-Ehi. Non siamo in palestra, e qui non sei il mio coach. Puoi anche essere più gentile- protesto' Zayn guardandolo storto. Aveva un braccio attorno alle spalle di Louis, la testa di questi appoggiata sul petto.
Liam scosse la testa.
-Non l'avrei mai creduto possibile- commentò.
-Niente è impossibile- affermò Zayn.
Incredibilmente, Liam gli sorrise.
-Impossible is nothing. Mi piace-

Ad astraWhere stories live. Discover now