Tre.🌸

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Quella notte quando tutti se ne andarono nelle loro stanze per dormire, Gerard non riusciva a prendere sonno nel suo nuovo letto che era abbastanza comodo rispetto a quello di casa sua. Avrebbe preferito la sua fredda coperta, le asse del pavimento cigolanti e anche la porta d'ingresso sempre inceppata che, non importava quante volte suo padre tentasse di aggiustarla, quella porta sarebbe rimasta sempre rotta. Gerard ha amato suo padre e gli mancava tanto. Le lacrime cominciarono a scendegli sul viso e sulla federa di seta del cuscino sotto la sua testa. Si sentiva solo in quella stanza così vuota e in quel letto così grande di cui non aveva bisogno. Tutto ciò che voleva era il conforto della sua famiglia e la loro piccola casa.

Gerard non riusciva a prendere sonno, non quando il dolore e il senso di colpa lo appesantivano. Se ne stava steso nel letto con delle pietre in tasca e immerso nel suo oceano di tristezza, lasciandosi andare sul fondo.

Quando aprì gli occhi rimase a fissare il soffitto della stanza e non la superficie dell'oceano come aveva sperato. Forse le sue lacrime salate gli sembravano l'oceano che bramava e che lentamente lo affogava. Anche se, questa sembrava una via d'uscita troppo semplice, non se la meritava dopo che la sua famiglia subì una morte così brutale.

Gerard si mise a sedere sul grande letto spogliandosi delle lenzuola decorate e lasciando al freddo il suo corpo. Arricciò le dita dei piedi non appena li poggiò a terra, si alzò e si ripulì il viso dalle lacrime. Sussultò quando con la mano andò a strofinare forte su un taglio ancora fresco e profondo sulla guancia. Gerard si guardò allo specchio e tutto ciò che vide fu una pelle troppo chiara e delle labbra screpolate. Passò una mano tra i suoi disordinati capelli neri e andò poi a recuperare una lanterna che Jamia aveva poggiato accanto al suo letto. Prese una lunga candela accesa, la mise nella lanterna così da avere un po' luce. Indossò un cappotto, si allacciò le scarpe e silenziosamente uscì dalla stanza chiudendo piano la porta dietro di sè.
Decise di uscire fuori in giardino. Pensava che vedere tutte quelle bellissime rose e respirare l'aria fredda della notte lo avrebbe confortato e aiutato a eliminare i pensieri negativi dalla sua mente, così da poter trovare pace per quella notte. Mentre camminava per i corridoi con la lanterna stretta in una mano, guardava i grandi ritratti sul muro. Alcuni erano dei paesaggi, altri erano vecchi e famosi dipinti. Gerard si sentì un brivido lungo schiena mentre passava davanti ai gargoyle, le loro facce di pietra mimavano l'espressione malefica di un demone.

Dopo essere sceso cautamente dalle scale in marmo, Gerard vide la luce della sala da ballo illuminare il palazzo, il bianco e dolce chiaro di luna, creava delle ombre che si spostavano nelle tenebre rendendola viva.
Gerard allungò una mano toccando l'ombra creata dalle foglie che si agitavano sull'albero fuori in giardino, voleva avere la mano coperta da quell'ombra nera che gli dipingeva la pelle chiara. Granelli di polvere fluttuavano nell'aria che venivano soffiati lontani quando Gerard ci passava attraverso. Passò davanti alla scultura di un angelo che portava un arco e delle frecce, sfiorò con le dita la punta della fredda freccia fatta in pietra. Raggiuse la porta che conduceva nel giardino, afferrò la maniglia e torcendola aprì la porta-finestra.

Una folata di aria fredda colpì la faccia di Gerard asciugando le lacrime rimaste sul suo volto. La luce brillante della luna piena splendeva su di lui e la sua ombra lunga e sottile era sul terreno roccioso sotto i suoi piedi. Il dolce odore delle rose gli riempì la testa e immediatamente trovò quella pace che tanto bramava. Prese un profondo respiro, riempiendosi i polmoni e facendo uscire lentamente l'aria dal naso. Ricordava il sentiero che Jamia prese per andare nell'area del giardino dove ci si poteva sedere, ma decise di non avventurarsi troppo lontano per paura di perdersi in quel labirinto di verde.

Quando Gerard camminò in mezzo alle rose, gentilmente accarezzava i loro petali con un tocco soffice, con i suoi movimenti a malapena li muoveva. Canticchiava una melodia "Serenata al chiaro di luna", mentre camminava sorrideva un po' e poteva chiaramente sentire la musica del piano suonare nella sua mente come se qualcuno stesse suonando il piano dietro di lui. Avrebbe voluto prendere una rosa, ma non aveva voglia di infastidire il padrone di casa.

Tale As Old As Time. ➵ frerard.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora