Il patto

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Arrivata l'ora si pranzo si alzò dallasua postazione e partì verso il suo dormitori. Aveva buttato giùdei scarabocchi, ma non riusciva a levarsi dalla mente quella stanza,quell'edificio che tanto l'aveva incuriosita. Poteva essere qualsiasiedificio di quelli chiusi per questioni economiche.
Una voltanella sua stanza, si cambiò e scese per andare a pranzo. Sperava diincontrare Braelyn. Le aveva inviato un messaggio ma lei non avevarisposto.
Non era riuscita a tirare molto dalla bocca di Philip,così decise di cambiare fonte. Non la stava usando, si stava soloinformando.
Si mise una canottiera con una camicia di jeans,pantaloni scuri e le Vans.
Prese il suo zaino e uscì dallastanza. Scese le scale e si ritrovò nella sala principale.
Sisentiva come Harry Potter, solo che non aveva una bacchetta, la magiae soprattutto non aveva una splendida civetta delle nevi dolcissima ecoccolona, che alla fine non avrebbe ucciso neanche sottotortura.
Vide Robert che le si stava avvicinando.
–Buongiorno Robin, come sta tuo fratello?
– Giorno. Sta talmentebene che mi ha sbattuto fuori dalla sua stanza.
– Allora staultra bene, ti va di andare a pranzo insieme? – le allungo lamano.
Robin era indecisa, voleva parlare con Braelyn, ma nonsapendo dove si trovava allora tanto meglio andare con lui.
– Vabene. Dove mi porti di bello?
– Sulla luna. Però non abituartialla gravità, tornata sul pianeta terra sarà difficile nonsaltellare come Bambi.
– Va benissimo, ma Bambi non saltellava.Comunque evita.
– Per fare cosa?
– Di dire scempiagginisulla Disney e io suoi personaggi.

La portò alla fermatadegli autobus e aspettarono. Seduti sulla panchina si raccontavanogli aneddoti dell'infanzia. Lei gli raccontava le corse e i giochinel parco di fronte casa. Lui la vita di campagna e della fattoria.
–Sul serio abiti in una fattoria?
– Certo, con mia madre e lemucche, galline e altri animali.
– Io sono sempre cresciuta incittà, ma ho amato sempre l'aria aperta e voleva sempre andarefuori.
– Allora quando ritorno a casa vieni con me.
Speravache non scherzasse, ci teneva tanto ad andarci. Prima che potesserispondergli, lui continuò.
– Il prossimo mese tornerò a casaper un week-end, inviterò anche gli altri e sei obbligata avenire.
– Obbligata? Davvero? Cos'è un avviso? Mi riempirai lastanza di tamponi usati se non lo faccio?
– Non so doveprenderli i tamponi e non vedo perché qualcuno dovrebbe farlo.
–Alcune persone lo trovano divertente. Facciamo così, un giorno tidirò "sì." Solo un sì. Anche se non stiamo parlando. Ma ungiorno a caso. Non domani, o dopodomani, né oggi.
Robert rimasesorpresa per la storia dei tamponi, ma non andò oltre.
– Ok, un"sì" basterà.

Quando l'autobus arrivò fecero ibiglietti e si sedettero insieme. Non parlarono, ognuno era personenei propri pensieri e condividerli non era proprio il caso.
Robertpensava a come chiedere gentilmente a Robin della sua vecchia scuola.Braelyn aveva detto loro di non fare domande, dicendo che Robin nonvoleva parlarne. Sperava solo che non fosse accaduto niente di gravea quella ragazzina.

Una volta arrivati a destinazione siavvicinarono in una trattoria a gestione famigliare.
Si sedetteroa un tavolo subito, vista la poca confusione e ordinarono.
– E'la prima volta che vieni qui?
– Sì, anche se mio fratello mene ha parlato spesso e anche con molto entusiasmo. E' molto goloso.Qui non vi annoiate mai, a quanto vedo.
– Insomma. Ci vorrebbequalcosa da fare all'interno dell'accademia. Ci sono molti club manon mi attirano.
– Cosa c'è di male nel club di cucito?
–Che spiritosa! – si unì alla risata della ragazza.
– Sulserio. Come ben saprai da tuo padre, questa scuola vantava di uneccellente corso di tiro con l'arco, sarebbe bello ricreare il club.
– Come fai a sapere di mio padre?
– Oh, andiamo. MatthewHood è un eroe, non che una leggenda qui, ha portato il trofeo allascuola per ben 5 anni di fila. Mi stupisce il fatto che tu non ti siainformata. – Troppo sopraffatto dall'eccitazione quasi urlò.
–Quando torniamo ti farò vedere una cosa.
Arrivarono i piattiordinati e Robert prese le posate pronto a mangiare.
– Cosa?
–E' una sorpresa.
– Odio le sorprese! E sto odiando te! – glifece la linguaccia e cominciò a mangiare.

– Adesso doveandiamo?
Una volta che avevano finito di mangiare, avevano pagatoed erano usciti.

– Ovunque vuoi andare tu. Possiamoandare al Bowling, oppure in un posto che spero ti piacerà.
Laprese per mano e lo trascinò via.

– Domanda, perchéproprio qui? – prese la faretra dalle mani di Robert e se la misein spalla.
– Mi andava. E a quanto vedo anche a te, visto chenon ti sei lamentata.
– Ovvio che mi andava, stavo solochiedendo cosa c'era di male nel Bowling.
– Se è questo il tuomodo di chiedere allora non oso immaginare quando ti lamenti.
–Ah, ah. Comunque vedi che non sono brava quindi niente gare.
–Posso insegnarti. E poi sarebbe stata una bella gara, in palio unacena, ovviamente sono inclusi anche gli altri.
– Ahi, il mioportafoglio avrebbe pianto per un po'.

Davanti al tiro preserola mira. Scoccò Robert per prima e prese i cerchi rossi, quantotoccò a lei prese la mira, tese la corda vicino alla guancia, guardòfisso il bersaglio e lasciò andare la freccia.
Il tiro non andòcome previsto, infatti la freccia si conficcò nel cerchio internobianco.
La delusione fu la sua compagna per tutto il tempo cheimpiegò per incoccare un'altra freccia, sotto l'aiuto diRobert.
Mentre tendeva la corda lui si mise dietro di lei e guidòle mani e le braccia.
– Tira la corda vicino alla guancia. Nonchiudere l'occhio, tienili sempre vigili e le braccia sempre tese. Ilpetto leggermente all'infuori. Spalle dritte e... scocca.
Anchecon il suo aiuto non arrivò mai al centro, ma sul nero.

Uscironoverso le quattro e andarono in un parco lì vicino.
Era moltogrande ma non quanto i giardini dell'accademia. Si sedettero aipiedi di un albero di quercia. – Ti sei divertita oggi?
–Molto, fortuna che mi ci hai portato tu. Con mio fratello potevoaspettare per molto tempo.
– Addirittura? Allora direi moltofortunata e visto che mi devi un favore, credo che qualche aiuto conla ricerca dell'attività scolastica non guasti.
– Cosa vorrestidire?
– Firma il foglio
Quelle parole la spiazzarono, nonriusciva a capire di cosa stesse parlando.
– Quale foglio?
–Quello che guardavi stamattina.
Si alzò di scatto. – Mi haispiato? –
– Non al metterei in questi termini visto che era unluogo pubblico, ti ho osservato. Perché non hai messo la tua firmastamattina? Per colpa di quello che Will ha detto di te o quello cheha fatto a Philip? Potresti provare ad entrare, sei brava e con unpo' di allenamento ci riuscirai – Ormai anche Robert si era alzatoe la guardava negli occhi color del cielo.
– Io non sono miopadre e se pensi che scriverò il mio nome solo per attirare personeti sbagli di grosso. Vado a prendere l'autobus, non voglio più starequi.
Si allontanò svelta per evitare di ascoltarlo, anche sesentiva i suoi occhi su di sé.

Il viaggio di ritorno fudiverso dal primo. Benché, come all'andata, i due non si parlavanoadesso albergava un'atmosfera pressoché pesante tra di loro.
Larabbia che si era impadronita di Robin era evaporata, lasciandolavuota dentro.
Robert al suo contrario era molto tranquillo e nonfaceva caso allo stato emotivo di Robin.
– Mi dispiace, horeagito in modo eccessivo.
Il ragazzo le passò la mano tra icapelli scompigliandoglieli.
– E' stata colpa mia, potevifraintendere tranquillamente. Non volevo la tua firma per il tuonome, ma per le tue qualità.
– Quello di colpire tutto tranneche il centro?
– Non hai colpito tutto e al centro ti ci seiavvicinata. Ok, non mettere la firma. Facciamo un patto. Io ti aiutocon la matematica, ma tu in cambio ti alleni con me a tirare.
–E cosa ci guadagni tu o io?
– Se tu vai bene in matematica eprendi ottimi voti, entro e non oltre la creazione e le sezioni delclub, allora ti iscrivi. Se invece non riesci, allora ti lascerò inpace ma mi aiuterai lo stesso ad allenarmi.
Le allungò la mano.
–Spero che almeno tu sia bravo come dici.
Gli afferrò la manocontenta del patto.

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⏰ Last updated: Feb 07, 2017 ⏰

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