XXXVIII

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Uscimmo dal Cavern a mezza notte in punto perché la serata all'interno del locale diventò monotona.
Ci ritrovammo a camminare uno vicino all'altro nelle strade di Liverpool a ridere di qualsiasi cosa ci venisse in mente.
Pete si allontanò dal gruppetto per dirigersi verso casa ed io, Paul, John e George passammo un'altro momento da soli sotto il cielo buio ma stellato della nostra patria.

La passione reciproca che io e Paul avevamo per noi stessi, si attizzava sempre più ma mi resi conto che prima di fare qualsiasi altra mossa, avrebbe dovuto riprendersi completamente da quel fatto con Dorothy.
John osservava il cielo senza vergogna e i suoi pensieri si spargevano nella luce delle stelle e probabilmente pensava alla fortuna che aveva avuto ad essere stato scelto proprio lui dall'annunciatore, tra tutti i ragazzi presenti nel locale. George teneva le mani dentro la tasca guardando per terra, visibilmente stanco, che pensava a chi sa che cosa. Paul aveva sempre quel suo fare giocoso e spensierato ma con una macchia di tristezza poiché ancora non si era dimenticato di quel avvenimento triste che aveva affrontato poche ore prima, forse pensava anche lui all' esibizione dei Beatles che si sarebbe tenuta il giorno dopo.
Fatto sta che a mezza notte e mezza ero davanti al portone di casa mia a regalarci i nostri saluti:

"Ciao Johnny, buona notte"
Dissi componendo un leggero sorriso.

"Ciao Stavers."
Mi ricambiò con un accenno di felicità

"Ciao Joj"
Dissi al più piccolo mantenendo il mio sorriso.

"Ciao Gloria"
Rispose annuendo.

"E tu Paulie, ciao amico mio"
Mi lanciai letteralmente tra le braccia del ragazzo dai capelli neri e gli occhi verdolini e mi abbandonai alla sua stretta.

"Ciao amica mia"
Strinse di più la presa poggiando la sua faccia sulla mia spalla destra.
"Grazie per la serata"

"No, grazie a voi"
Accennai sciogliendo il nostro abbraccio.
"Posso farvi una domanda prima di andare?"

"Assolutamente si"
Rispose John.
"Veloce però"

"Come mai ve ne siete andati da Amburgo?"

I ragazzi si scrutarono a vicenda pensando a che cosa dire.

"Diciamo che è colpa di Joj"
Disse John guardando il più piccolo.

"Come mai?"
Chiesi aggrotando le sopracciglia.

"Perché è minorenne e non potevamo restare a lungo, ma anche per un'altro motivo che riguarda me e Pete"

Prima che Paul potesse parlare John gettò la sua voce sopra la sua rendendo il volume di essa più alto:
"Hanno incendiato la stanza in cui alloggiavamo"

"Ohhh..."
Escalamai guardando il nulla.
"Che tristezza"

"Veramente è meglio così, non ti avremmo mai incontrata se no"
Disse il ragazzo dai capelli neri grattandosi la nuca.

"Che dolce, grazie Paul."
Feci un sorriso più evidente e continuai:
"Speriamo che Stuart riesca a costruirsi la vita che ha sempre desiderato, insieme ad Astrid."

"Lo speriamo tutti Stavers, buona notte ragazza"
Concluse John allontanandosi.

"Buona notte"
Conclusi anche io cominciando a girare la chiave nella porta di casa mia.

"Sogni d'oro tesoro"
Disse Paul baciandosi la mano e soffiando un cuoricino immaginario verso di me che io afferrai al volo e feci finta di inserirlo nel mio petto, sussurando:
"Ti adoro, Paul"

Appena entrai a casa salutai con un cenno i miei genitori, salii le scale, aprii la porta della mia camera, mi coricai sul letto e mi assopii, per via del sonno che si impadronì di me.

A Day In The Life Where stories live. Discover now