Draco Malfoy non poteva essere più di pessimo umore.
Tanto per cominciare, non aveva chiuso occhio tutta la notte. La sua missione di salvataggio non era andata esattamente come sperava: il suo piano era quello di entrare nella Sala Comune dei Corvonero, recuperare Theo, e tornare in fretta nel suo dormitorio per finire i compiti – a causa dei quali aveva rinunciato al sesso. Quando quel pensiero gli attraversò la mente, un sospiro sconsolato abbandonò le sue labbra. Draco puntò il gomito sul banco, e appoggiò la testa, incredibilmente pesante, sulla mano: se la lezione non fosse cominciata subito, si sarebbe addormentato nel giro di tre secondi. Bè, forse si sarebbe addormentato comunque, soprattutto se la lezione fosse cominciata.
Il Serpeverde lanciò un'occhiata alla sua destra: accanto a lui, Theodore non sembrava messo tanto meglio. Era pallido, e aveva due profonde occhiaie sotto gli occhi.
Naturale, pensò Draco. Aveva passato tutta la notte a vomitare l'anima. E lui, naturalmente, da buon amico qual era, gli era stato accanto tutta la notte. Sveglio. Ad ascoltare i suoi deliri.
Questo, naturalmente, dopo averlo recuperato, il che non si era dimostrata un'impresa facile, visto e considerato che Theodore Nott stava dando spettacolo, e che nessuno sembrava intenzionato a farlo smettere. In effetti, nel momento in cui Draco era entrato nella Sala Comune dei Corvonero, l'amico si stava esibendo in uno spogliarello che aveva interessato soprattutto le ragazze, alle quali lui non aveva fatto altro che ripetere che il suo cuore apparteneva solamente ad Astoria Grengrass. Quello era stato il limite che aveva convinto Draco che era meglio usare metodi estremi, per portarlo via. Quando, però, Draco gli aveva lanciato uno Schiantesimo, non aveva considerato che Theo era sopra un tavolo, e che uno svenimento avrebbe comportato un po' troppi danni. Il giovane Serpeverde ubriaco era precipitato giù dalla superficie di legno come un abile tuffatore che si lancia sul pelo dell'acqua di testa, e la sua fronte portava ancora i segni dell'enorme bernoccolo violaceo che Draco gli aveva provocato con quella sua mossa geniale. Dopo, portarlo nel loro dormitorio si era rivelato più arduo del previsto, dato che entrambi dovevano superare i controlli senza dare nell'occhio – il che non era esattamente facile, dato che un corpo che levita a pochi centimetri dal suolo desta i suoi fondati sospetti.
Quando, dopo due ore e infiniti passaggi segreti e deviazioni, Draco era riuscito a raggiungere sano e salvo il dormitorio insieme all'amico, questo si era svegliato, e in preda al delirio più totale aveva cominciato a vomitare parole su parole su Astoria Greengrass, su quanto fosse brava a letto e cose del genere. Poi, aveva cominciato a vomitare sul serio, e non aveva smesso fino a quella mattina, quando, sfinito, Draco si era recato in Infermeria pregando Madama Chips di dargli qualcosa per far smettere l'amico – giurandole che era stato a dir poco disgustoso passare la notte con lui. Probabilmente impietosita dal suo stato, la donna aveva acconsentito, e Theo aveva finalmente smesso di rimettere. Smaltita la sbornia con qualche litro d'acqua, il ragazzo era stato in grado di rimanere in piedi per più di due minuti, e non potendo accampare scuse con i professori, era stato costretto a recarsi a lezione, evitando accuratamente la colazione – solo l'odore proveniente dalla Sala Grande gli aveva fatto risalire un conato che aveva terrorizzato Draco.
Adesso, entrambi in uno stato pietoso, aspettavano l'arrivo della professoressa di Difesa Contro le Arti Oscure, impegnandosi il più possibile per non addormentarsi; il che non era facile, dato che la Dumont amava il buio almeno quanto la sua materia. L'unica cosa che riuscì a svegliare Draco, fu l'arrivo di Hermione Granger.
La Grifondoro giunse avvolta dal suo solito profumo – gelsomino e rose selvatiche – quello stesso profumo che solo la sera prima lo aveva fatto impazzire, e che era stato l'unica salvezza durante quella notte d'inferno. La ragazza sfilò davanti a lui impettita, senza degnarlo di uno sguardo, e si sedette in prima fila. In quel comportamento, Draco non notò nulla di strano – era pur sempre la secchiona della scuola; il Serpeverde cominciò a intuire che qualcosa non andava durante la lezione.
In quei giorni, Draco aveva imparato il piacere di guardarla mentre lei era assorta. Mentre i professori spiegavano, e lei era intenta a prendere appunti ed ascoltare, lui si fermava sul suo viso, e si perdeva nei particolari dei suoi lineamenti, scoprendo ogni volta qualcosa di nuovo: l'attenzione con cui si applicava nel capire quella lezione, l'illuminazione che la colpiva nel momento in cui intendeva, la domanda silenziosa che le sorgeva dentro gli occhi – e poi la sua mano che scattava in alto, ogni volta che conosceva la risposta, sempre. Poi lei sentiva il suo sguardo addosso, si voltava, e gli sorrideva, arrossendo.
Ma quel giorno c'era qualcosa di diverso in lei. Hermione Granger non stava davvero ascoltando la lezione; non c'era nessuna ruga di concentrazione, in mezzo ai suoi occhi; non c'era attenzione nel suo sguardo, e la sua mano correva sì frenetica sulla pergamena, ma non sembrava seguire il ritmo delle parole dell'insegnante. Dopo più di un'ora di attento scrutare, per di più, lei non si era mai girata a guardarlo. Draco era turbato, ma non diede molta importanza a quel particolare: pensava di essere semplicemente troppo stanco per notare certe cose.
Quando la lezione finì, Draco seguì con lo sguardo i movimenti della Grifondoro: dopo aver raccattato la sua roba, con calma e disinvoltura, la ragazza lo superò senza degnarlo di uno sguardo. A quel punto, il Serpeverde cominciò a farsi delle domande: cosa aveva fatto di male, questa volta? Ripensò alla sera prima, e la risposta gli sorse spontanea alla mente: che fosse arrabbiata per il rifiuto di quella notte? Gli sembrava improbabile, ma era l'unica alternativa plausibile.
Sbuffando, Draco uscì dall'aula, intenzionato a non dare corda a quello stupido comportamento infantile. Theo barcollava dietro di lui, e aveva l'aria di uno che sta per svenire da un momento all'altro. Difatti, dopo pochi metri, crollò a terra, e sotto lo sguardo attonito e divertito di tutti gli studenti presenti, cominciò a russare sonoramente sul pavimento. Invidiandolo profondamente, Draco lanciò su di lui un Incantesimo Levitante, e lo riportò in dormitorio.
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IL FANTE DI PICCHE E LA DAMA DI CUORI
FanfictionQuesta è una storia scritta da Eloise_Hawkins. E' una ff che ho trovato su Efp fanfiction e volevo trascriverla qui. Link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=806487&i=1 Le testate dei giornali erano dedicate a Harry Potter, ancora una volta...