C a p i t o l o 8.

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Era letteralmente paralizzato da quegli occhi, che lo guardavano intensamente. Così limpidi da specchiarcisi dentro; così, così belli, perché altro non avrebbe saputo dire a riguardo. Di un colore freddo, ma caldi come quella serata di luglio.
Si lasciarono le mani precedentemente strette.
"Come mai sei qui a quest'ora?" chiese Derek.
"È il mio compleanno oggi, avevo voglia di fare due passi" rispose timidamente. Non era da lui, ma con quella persona, a lui sconosciuta, non riusciva al momento a lasciarsi andare.
"Per arrivare fin qui, da qualsiasi zona tu sia partito, devi averne fatta di strada", sorrise, "altro che due passi!"
"Potrebbero essere stati più di due effettivamente" si grattò la fronte fingendo di pensarci su.
"Buon compleanno comunque" disse dandogli una pacca sulla spalla.
"Ti va se ti offro qualcosa?"
Stiles rimase immobile per qualche istante, per poi lasciarsi andare a un semplice "D'accordo, grazie".
C'era qualcosa in Derek che lo incuriosiva. Voleva saperne di più.
"Dove stiamo andando? Credevo saremmo tornati dentro" disse confuso, vedendo che avevano appena sorpassato l'entrata del locale.
"Ti porto in un posto molto più da compleanno  di questo"
"Non era male, insomma, aveva un'atmosfera così accogliente" rispose sorridendo, ripensando ancora alla sensazione che aveva provato.
"Se ti è piaciuta questo, amerai l'altro. Fidati di me". Aveva una tale sicurezza addosso da non permettere un "Fidarmi di te? Non ti conosco nemmeno". No, Stiles rispose con "Okay" , stupendo in primis se stesso.
Derek con le mani nelle tasche, Stiles anche. Camminarono per una ventina di minuti, dicendo poche parole ma non provando imbarazzo nei momenti di silenzio.
Lo squadrò più volte, cercando di memorizzare il suo corpo, distogliendo lo sguardo nel momento in cui l'altro si girò inavvertitamente.
"Ok, ora mi stavi fissando" rise.
"Mi piace la tua maglietta", mentì. Stava guardando, eccome se lo stava facendo. Sembrava di bronzo, con spalle grandi e braccia scolpite. Il grigio della T-shirt era perfetto con il colore dei suoi occhi. Si rese conto dei suoi pensieri e tornò immediatamente alla realtà.
Furono venti minuti interminabilmente rilassanti. Era uscito per pensare e si ritrovò come a sognare ad occhi aperti.
"Eccoci qui, disse soddisfatto"
"D-Derek, dove siamo? Non aveva mai visto quel posto. Esattamente, c'erano dei posti che aveva visto in quella città? Iniziava a dubitarne.
"Questo è il mio bar, l'ho progettato interamente, spero ti piaccia".
Entrarono attraverso un atrio di piccole dimensioni, per poi accedere al locale vero e proprio: pareti coperte da vetrate su tre lati, colori chiari, tavoli disposti con cura, file di luci nsu ognuno. Fu allora che avvertì quella sensazione, la stessa avvertita mezz'ora prima. Non ci pensò due volte, ne era sicuro.
"Derek, hai progettato anche quello in cui ci siamo incontrati?
"Ci sei arrivato, credevo non l'avresti capito immediatamente", era soddisfatto, e felice nel notare gli occhi di Stiles che esprimevano stupore e ammirazione.

"Mi sento a casa".
"È così che volevo ti sentissi".

"Il Coraggio Di Amare", di Stiles Stilinski #Wattys2017Where stories live. Discover now