capitolo 36

282 8 0
                                    

Sabato 06 agosto

La luce del mattino inonda la camera facendo risaltare le tonalità dei colori; dai toni bruni scuri, al panna chiaro, che   arredano elegantemente la stanza, mi fanno da buon risveglio.
Con un sorriso sinuoso sulle labbra mi crogiuolo beatamente fra le lenzuola. Appena la ragione si fa spazio nella mia mente sognante, mi alzo di scatto alla sua ricerca, il suo posto nel letto accanto a me è vuoto, come accade spesso ultimamente.
Per mio grande sollievo lo vedo uscire da bagno, vestito e pronto per affrontare un'altra giornata di lavoro impegnativo.
È al telefono che comunica con qualche membro del consiglio, non capisco granché della sua lingua, ma posso intuire che parla dei suoi noiosissimi affari.
Sì avvicina da me, sempre con il telefono all'orecchio, si china e mi stampa un bacio celere, mentre fa per raddrizzarsi, io non molto soddisfatta, lo afferro per la cravatta e lo tiro verso il letto dove perde l'equilibrio cadendo disteso sopra di me.
Con sorpresa della mia audacia, liquida il tipo al telefono e incomincia a baciarmi sul serio, fino a che i baci si fanno più intensi e vogliosi.
<<Signorina! È insaziabile ultimamente, e non posso che esserne felice.>>
Mi dice quando ormai anche la sua voce ha preso ad ansimare profondamente.

Appagata e felice come sa fare solo lui, si riveste.
<<Sei una vera ammaliatrice Diletta, ora ti prego lasciami andare, sarò tutto per te due giorni, e credimi, non vedo l'ora.>>
Mi da un altro bacio e poi quando fa per uscire si gira.
<Allora siamo intesi, alle cinque finisco e prendiamo il volo per...>>
Si blocca all'istante.
<<Per...>>
Sollecito.
<<Non ci casco Signorina...>>
Mi replica scuotendo la testa.
Ma il suo sorriso la sa lunga.
<<Vengo io da te?>>
<<Come vuoi Diletta! Ricordati di prendere il mio ascensore privato. Comunque avviso tutti del tuo arrivo.>>
Mi ricorda, in fondo nel suo ufficio sono stata pochissime volte: la prima volta ci sono andata con Bea, e non lo conoscevo ancora, due settimane fa sono salita con lui, oggi in teoria sarebbe la terza volta.
<<Okay Koan a dopo, magari passo a trovarti all'ora di pranzo.>>
Propongo.
<<Bene, se sono libero mangiamo qualcosa insieme nel mio studio!>>
Soddisfatto si avvia a prendere l'auto.
Mi alzo, e decido di prepararmi il più veloce possibile. La casa senza Koan mi appare troppo grande e vuota, come una gabbia dorata.
Kaii è fuori che mi aspetta.
<<Ehi! Sei già qui... Mi dispiace che Koan ti abbia rifilato questa noiosissima incombenza.>>
Mi sento colpevole.
<<Sarà comunque un piacere accompagnarla dove lei desidera, Diletta.>>
Mi risponde lui con un sorriso affabile.

Percorriamo le strade dove ci conducono verso i quartieri più conosciuti di Tokyo, dove possiamo ammirare una miriade di locali e negozi.
Prima di fermarmi da qualche parte, mi godo il movimento frenetico e il via e vai delle migliaia di persone che si riversano nelle strade affollatissime ad ogni ora del giorno, immersa in uno scenario di alta tecnologia e tradizione, concentrata ognuna nei propri pensieri. Ad osservarli, può rivelarsi un'esperienza affascinante ed estremamente coinvolgente.
<<Dove vuoi fermarti Diletta?>>
Mi chiede Kaii guardandomi dallo specchietto retrovisore, vista la mia apatia nel decidermi.
Mi stringo nelle spalle, in effetti la voglia di state a misurate e rimisurare  indumenti, non mi alletta proprio.
<<Se vuoi ti do una mano a deciderti?>>
Interviene alla mia riluttanza.
<<Possiamo visitare diversi luoghi, c'è solo l'imbarazzo della scelta. Ginza per esempio, è il quartiere dello shopping di lusso, Harajuku è la zona in cui si trovano negozi di streetwear e boutique sontuose, Shibuya è il quartiere più commerciale della moda giovane, o se preferisci negozi vintage, li troviamo a Shimo-Kitazawa...>>
<<Fermati qui Kaii!>>
Gli urlo, ed a un tratto la mia attenzione viene rapita da una modernissima struttura dalle scritte kanji familiari.
"Questi ideogrammi gli ho già visti" penso, e apro la borsa e tiro fuori la mia carta di credito: le stesse lettere...
<<Kaii, scendo qui!>>
Dico con fermezza.
<<Se attendi trovo un parcheggio.>>
Mi dice mentre cerca di infilarsi nel traffico.
<<No Kaii!>>
Lo fermo.
<<Se non ti dispiace scendo qui! Vai pure a cercare parcheggio.>>
Apro la portiera prima che Kaii si possa spostare con la macchina. Lo saluto e mi avvio in fretta, non gli do il tempo di replicare.

  Undici anni in più di paradiso (FINE PARTE PRIMA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora