Capitolo 2

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Passai i giorni seguenti a cercare di evitare Andrea. Mi diedi, addirittura, finto malato e dissi ai miei di reggermi il gioco. Ci riuscii, per i primi quattro giorni. Ma poi Andrea, una mattina, venne a casa mia quando i miei non c'erano e fui costretto a farlo entrare.

"Giova, mi dici che succede? Sono giorni che mi eviti. E' per quello che è successo l'altra notte?" disse, con un tono di voce supplichevole, che non gli si addiceva. Se Andrea fosse stato un personaggio di una serie tv l'avrei definito out of character.  

"No Andrea, tranquillo. E' solo che ho avuto l'influenza e mi sento ancora un po' spossato." dissi, naturalmente un'altra bugia.

"Va bene, però dobbiamo registrare un video di pokemon unchensored, quindi oggi pomeriggio dovresti venire da me. Non ci metteremo molto, anche perché poi, stasera, devo uscire con Erica." disse. Mi sembrò strano il fatto che, quando pronunciò il nome di Erica, sul suo viso si formò una smorfia di.. disgusto quasi?

"Certo, facciamo alle 18?" chiesi.

"Va bene.. comunque, a proposito di fidanzate, dovresti provare a uscire con qualcuna, è da anni che sei single Giova." disse, ridendo e dandomi una pacca sulla spalla. Ero cosciente del fatto che stesse scherzando ma le sue parole mi fecero riflettere.. da quando avevo capito di essere innamorato di lui, ero anche arrivato alla conclusione di essere bisessuale. E, forse, uscire con una ragazza mi avrebbe aiutato a distruggere i miei sentimenti per lui.

"Ma già esco con una ragazza, proprio stasera." dissi, curioso della sua reazione. La quale, non tardò ad arrivare.. la sua espressione cambiò totalmente: da sorridente si trasformò in stupita e, soltanto per un attimo, vidi passare nei suoi occhi un lampo di gelosia e delusione.

"Davvero? E chi è? Allora è per questo che nell'ultimo periodo eri strano.. ma perché avevi paura a dirmelo?" chiese, così velocemente che quasi non riuscii a comprendere le sue parole. 

"Non è che avessi paura a dirtelo, è che non sapevo se fosse una cosa seria o no, ma adesso lo è e te l'ho detto.. comunque non la conosci, si chiama.. Martina. L'ho conosciuta in facoltà." dissi. Martina esisteva davvero, era davvero una mia compagna di corso e fu il primo nome che mi venne in mente.

"Perché allora stasera non facciamo un'uscita a quattro? Lo sai che a Erica piace molto fare amicizia.. forse almeno così si stacca un po' da me." disse e, durante l'ultima frase, il suo tono di voce cambiò radicalmente: da felice a.. rassegnato e infastidito? Tutto ciò mi sembrò strano, Erica non era mai stata il tipo di ragazza appiccicosa. Ma subito dopo un altro pensiero si fece strada nella mia mente: e ora che cosa avrei potuto inventarmi?

"Devo chiedere prima a lei.. ti faccio sapere dopo." dissi, sperando di poter chiudere lì la discussione.

"Va bene, ci vediamo dopo allora, ciao Giova." disse, per poi abbracciarmi. Lo accompagnai alla porta e, non appena la chiusi, comincia a scervellarmi su cosa avrei potuto fare per risolvere la situazione.

Ci pensai per quasi un'ora.. la soluzione a cui arrivai fu quella di chiamare Martina e chiederle di fare finta di essere la mia ragazza. Se avessi rifiutato l'uscita a quattro Andrea avrebbe capito subito che si trattava di una scusa e si sarebbe insospettito. Così lo feci, chiamai Martina e le chiesi se avesse programmi per il pranzo. Mi disse di no e decidemmo di incontrarci in un bar vicino la stazione centrale di Trento alle 12. Arrivai lì cinque minuti prima e mi sedetti ad un tavolo del bar. Dopo qualche minuto la vidi arrivare. Ci salutammo e anche lei si sedette, di fronte a me.

"Ehi Giova, il tuo invito mi è sembrato molto strano.. è da un bel po' che non ci sentiamo." disse, guardandomi con curiosità.

"Sì, lo so. Ma siamo amici no? Quindi volevo chiacchierare un po' con te, solo questo." dissi. Lei continuò a squadrarmi dalla testa ai piedi e dopo qualche secondo appoggiò le sue braccia sul tavolo.

Solo migliori amici. O forse no?Where stories live. Discover now