Capitolo 4

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Nei giorni successivi io e Andrea non ci vedemmo ne parlammo, neanche al telefono. Mi mancava tantissimo ma, allo stesso tempo, ero cosciente del fatto che stare lontani avrebbe aiutato Andrea a schiarirsi le idee.

Erano le 19 e 30 di giovedì quando, su richiesta di mia madre, andai al supermercato per fare un po' di spesa. "Giovanni, è quasi una settimana che non esci.. vai a comprarmi queste cose, così almeno prendi un po' d'aria fresca." Ma, non appena varcai la soglia del market, capii di aver fatto un errore, ad andare lì. Vidi Andrea ed Erica, intenti a spingere il carrello. Cercai di nascondermi (non avevo, per nulla, voglia di confrontarmi con nessuno dei due) ma Erica si accorse subito di me.

"Giovanni, ciao! Anche tu a fare la spesa?" disse, a gran voce e voltandosi verso di me. Non appena lo fece, vidi dipingersi, sul volto di Andrea, un'espressione sofferente.. come se, piuttosto che incontrarmi, avesse preferito essere risucchiato da un buco nero. Seppur cosciente del fatto che, dopo tutto quello che era successo fra di noi, incontrarmi per caso, per di più con la sua ragazza presente, non era una bella situazione, la sua espressione così infastidita, mi fece lo stesso molto male. Deglutii il mio dolore e cercai di far finta di nulla, facendo buon viso a cattivo gioco.

"Sì, mia madre mi avrebbe buttato fuori di casa se non fossi andato a fare la spesa." dissi, ridendo.

"Già, anche la mia." aggiunse lei, sorridendo.

"Vabbè, allora è meglio che tutti e tre ci dedichiamo ai nostri doveri, prima che i nostri genitori ci cancellino definitivamente dallo stato di famiglia.. ci si vede Giova." disse Andrea, salutandomi con la mano, per poi continuare a spingere il carrello e trascinare Erica con sé. Quest'ultima cercò di obbiettare e di divincolarsi dalla stretta di Andrea ma poi cedette. Decisi, quindi, di concentrarmi su quello che dovevo prendere. Ma, proprio quando chiusi il cofano della mia macchina, con le buste della spesa al suo interno, sentii qualcuno urlare il mio nome e, ne ero sicuro, avrei riconosciuto quella voce tra mille. Andrea mi si presentò davanti, col fiatone.

"Che c'è Andrea?" chiesi, con un tono di voce un po' scontroso e agitato.. sia perché avevo fretta di tornare a casa, sia perché non mi sentivo ancora pronto a parlare con lui.

"Devo dirti una cosa importante.. ho deciso di lasciare Erica." disse, guardandomi dritto negli occhi. Sgranai quest'ultimi, confuso e desideroso di capire il perché di questa sua decisione.

"Come mai?" chiesi.

"Secondo te?" rispose, sorridendo, come se la risposta fosse ovvia. Ma, almeno per me, non lo era.

"Andrea, è una decisione importante, sia per te che per quanto riguarda il rapporto tra di noi." dissi, cercando di avvertirlo delle conseguenze della scelta che aveva preso.

"Lo so benissimo Giovanni. Ma, l'avrei fatto comunque, anche se, tutto quello che è successo fra di noi, non fosse successo." ammise, annuendo e con un tono di voce rassegnato. Questa sua affermazione mi incuriosì e mi stranii al tempo stesso. Non avevo idea, almeno fino a quel momento, che le cose fra lui ed Erica stessero andando così male.

"Perché? Voglio dire.. pensavo andasse tutto bene fra di voi" dissi, corrugando la fronte.

"Non è che le cose stiano andando male, ma neanche bene. Non mi sento più felice con lei.. o meglio, non sento più nulla, con lei e per lei. E non è neanche colpa sua o mia, nessuno dei due ha fatto qualcosa di sbagliato, semplicemente i miei sentimenti per lei sono come svaniti, da un paio di mesi ormai. O forse non ci sono mai stati e io mi sono sempre illuso che ci fossero." disse, scrollando le spalle e rivolgendomi uno sguardo triste, quasi disperato. Sospirai. Indipendentemente dai miei sentimenti per lui, vedere Andrea così provato, mi causò una stretta allo stomaco. Istintivamente lo abbracciai. Lui ricambiò subito e, se possibile, mi strinse ancora di più a sé, incastrando il suo viso nell'incavo del mio collo. Lo sentii mugugnare qualcosa che non riuscii a capire. Cercai di sciogliere l'abbraccio, per chiedergli cosa avesse detto, ma Andrea non me lo permise e continuò a tenermi stretto a sé.

"Andre che hai detto? Non ho capito." dissi e capii che, nel pronunciare queste parole, il mio respiro gli aveva solleticato il collo, visto che lo sentii fremere.

"Ti amo." disse, con la voce rotta dall'emozione. Non appena pronunciò queste due parole, il mio cuore decise di cominciare a correre i 100 metri, le mie orecchie cominciarono a fischiare e il mio cervello andò a prendersi una vacanza. Andrea aveva appena detto di amarmi. Non ebbi nemmeno il tempo di rispondere in modo adeguato e coerente alla sua affermazione che lo sentii accarezzarmi il collo con la punta del naso.. cosa che fece aumentare, ancora di più, le mie pulsazioni.

"Lo sai che posso sentire il tuo cuore battere? Va velocissimo.. ed anche il mio non scherza." disse, dopo aver posato un bacio sul mio collo, all'altezza della carotide. Capii subito che verso stesse prendendo la situazione e, per quanto andassi contro i miei sentimenti, decisi che dovevamo fare chiarezza, una volta per tutte e guardandoci negli occhi. Mi staccai dal sul abbraccio e mi allontanai da lui.. cosa non facile visto che cercò in tutti i modi di impedirmelo.

"Andrea non voglio che tu dica che mi ami solo perché hai capito di non amare Erica. Per adesso, anche se non lo vuoi ammettere, sei molto vulnerabile. Ti senti perso e cerchi conforto nei tuoi sentimenti per me. E vorrei davvero che fossi sincero, che tu mi amassi davvero, ma forse non è così. Forse ti stai illudendo di amarmi, che i tuoi sentimenti per me siano più intensi di quello che poi sono in realtà. Datti un altro po' di tempo.." il mio discorso fu interrotto da Andrea, che mi spinse contro la portiera della mia macchina.

"Tempo? Me ne sono dato di tempo. Mi sono dato il tempo, dopo il nostro primo bacio, di pensare al perché avessi sentito il bisogno di dormire con te, di baciarti, di provocarti. Mi sono dato il tempo di pensare al perché fossi così geloso di Martina, del perché volessi picchiarti per aver permesso a quella di toccarti e, al tempo stesso, baciarti fino a consumarti le labbra. Mi sono dato il tempo di pensare, forse anche troppo. Perché, sono uno stupido, siamo entrambi due stupidi. Ci siamo accorti solo dopo tutto questo tempo che siamo pazzamente innamorati l'uno dell'altro. Ho perso tempo a pensare, invece che agire. Ma, pensando, mi sono ricordato di tutte le volte in cui, mi fermavo a guardarti senza motivo, a guardarti le labbra, gli occhi, tutto. Ho perso tempo a ricordare tutte le volte in cui, anche molto prima di tutto questo, sentivo il desiderio di baciarti e cercavo di reprimerlo." si fermò un attimo, per poi guardarmi e sorridere. Deglutii, incapace di fare qualsiasi altra cosa. Dopo pochi secondi lo sentii sospirare e lo vidi mordersi le labbra, sempre sorridendo, forse in prenda al nervosismo.

"Sai, non sono come te.. non riesco ad ammettere che anche io conosco ogni minimo dettaglio dei tuoi occhi, del tuo corpo, del tuo carattere, di ciò che ti piace e di ciò che non ti piace.. che so tutto della tua vita. E, per la cronaca, i tuoi occhi sono cerulei e cangianti. In base al tuo umore cambiano dall'azzurro al verde. Adesso, per esempio, sembrano due smeraldi, mentre prima, al supermercato, si avvicinavano al colore dei zaffiri. Ho perso tempo a pensare perché, quando mi sono ricordato tutto questo, quando sono diventato cosciente di tutto ciò, invece che venire a casa tua, spingerti contro il primo muro disponibile e farti di tutto, ho avuto paura. Paura di quanto i miei sentimenti per te fossero grandi, di quanto avessi bisogno di te nella mia vita, come più che il mio migliore amico. Non ti ho detto che ti amo perché ho capito di non amare Erica, l'aver capito di non amare Erica non è la causa del mio ti amo. L'aver capito di non amare Erica è la conseguenza dell'aver capito di amare te." a queste parole, sentii mio cuore esplodere e miei occhi divenire lucidi. Andrea provava davvero lo stesso per me, mi amava, non voleva essere più soltanto il mio migliore amico. Mi sembrò di essere in un sogno. L'unica cosa che riuscii a fare, con tutte le emozioni (tra cui gioia, incredulità, commozione, desiderio) che in quel momento stavo provando, fu sorridere. Andrea mi sorrise di rimando e mi accarezzò una guancia con il suo indice, per poi avvicinare il suo viso a pochi millimetri dal mio.

"Quindi, caro il mio Giovanni Leveghi, scendi dal tuo cazzo di piedistallo. Non permetterti di dirmi che non ti amo.. perché mi conosci e sai che, discorsi come questo, non li farei mai a una persona che non amo davvero. Sai che non amo mostrare i miei sentimenti e, se lo sto facendo, è perché sono innamorato di te. Quindi fatti bastare questo discorso d'amore che ti ho fatto, perché non c'è ne saranno altri. Adesso smettila di fare lo stupido e baciami, per favore." sospirò queste parole proprio sulle mie labbra, sorridendo maliziosamente. Non me lo feci ripetere due volte e azzerai la poca distanza che ancora divideva le nostre labbra.

Solo migliori amici. O forse no?Où les histoires vivent. Découvrez maintenant