Il ritorno in fiume.

32 3 0
                                    

Dopo lunghe giornate impiegate a fantasticare, l'immaginazione aveva finalmente lasciato spazio alla realtà. Era successo davvero. L'avevo visto. Avevamo giocato sull'incrocio dei nostri sguardi. Avevo toccato le sue mani misurandole con le mie. Avevo accarezzato il suo viso, sfiorato il suo corpo e avvertito il suo profumo. Avevamo azzerato lo spazio fra le nostre bocche. Ci eravamo baciati. Avevamo dormito l'uno di fianco all'altra. Nessuna distanza. Brevità intensa. Tanto in poco. Bello e brutto insieme. Strano e normale al tempo stesso. Quel viaggio era stato tutto questo. Destabilizzante, per dirlo in una parola. Aveva destabilizzato noi e la situazione, sovvertito le strutture del cuore e della mente. Aveva interrotto l'equilibrio del nostro legame. Aveva scosso me, ponendomi in perenne conflitto con le mie stesse emozioni, divenute ormai contrastanti fra loro. L'incontro aveva suscitato in me sentimenti ingestibili che mi avevano totalmente mandata in tilt. Controllarli mi era impossibile. L'unica strana forma di controllo che riuscii ad esercitare fu quella della manifestazione della mia confusione, accompagnandola, quasi automaticamente, dalla triste decisione di sostituire le virgole del nostro racconto con un punto fisso volto a sancire la fine. Un punto conclusivo e decisivo.

<< Scusa per la giornata "pacco", ma proprio stavo malissimo. Se continua così prendo qualcosa per il vomito, perché altrimenti non guarisco più...>>
<<Ma non dirlo neanche per scherzo. Si vedeva ad un miglio che stavi male. A me dispiace averti fatto passare la mattina lì con me in quelle condizioni, in quello stato, quindi sono io a scusarmi. Lasciamo le cose così come sono. Penso che possiamo essere degli amici, nonostante tutto. Ti ringrazio ancora, cerca di riprenderti.>>
<<Non ti devi scusare ogni volta tu, sono io che sono stato male...che colpa ne hai?>>
<<Ma cosa vuol dire? Quando una persona sta male, non credo voglia essere fuori. Specialmente in questo caso, con una persona sconosciuta. Vorrebbe trovarsi a casa, dormire e riposare. Mi sembra il minimo!>>
<<Sì, ma non te ne devi fare una colpa. Tu non hai colpe.>>
<<Ma non me ne sto facendo una colpa!>>
<<Se sono rimasto tutta la mattina è perché volevo rimanere. Non ti scusare.>>
<<Ah sì, volevi? Non so come è sembrato a te, secondo me non è andata molto bene...ma ci siamo promessi di essere amici, no?>>
<<Ovvio, non vado da nessuna parte!>>
<<Grazie ancora Chicco. Per tutto!>>
<<Ma di cosa! Scusa ancora per la giornata...>>
<<Ma come di cosa? Per tutto, dalla prima all'ultima cosa. Scusa me, che appunto ero d'intralcio...>>
<<D'intralcio addirittura...>>
<<Certo, stavi malissimo!>>
<<Eh succede, mica sono morto eh...>>
<<Abbiamo sbagliato a vederci, vero?>>
<<No, perché?>> mi chiese perplesso.
<<Perché è successo tutto troppo in fretta e non sono sicura dei miei sentimenti nei tuoi confronti...>>
<<Capito! Beh, anche se sono stato male, alla fine ci siamo divertiti la sera almeno...>>
<<Sì, ovvio. Tu cosa pensi invece, in generale?>>
<<In generale? Che sono stato bene, a parte il virus. Non saprei dirti onestamente...ci sono un sacco di cose che lasciano dubbi.>>
<<La stessa identica percezione anche per te, quindi. Non è andata, così come ti avevo detto. Era scontato...>>
<<Non è che non sia andata, è che mi sono reso conto di quanto potrebbe essere difficile in futuro. Il che non significa che sparisci eh...sia chiaro!>>
<<Non sparisco, ma non ci sentiremo più come adesso...>>
<<Per quale motivo?>>
<<Perché bisogna cercare di far tornare un po' le cose ad un gradino più basso. Sentirsi meno è di vitale importanza.>>
<<Ci eravamo detti, se non sbaglio, che non sarebbe cambiato nulla...>>
<<Sì, è vero. Ma poi quando constati di fatto, ti rendi conto che non può essere così...>>
<<A me fa piacere parlarti. Onestamente non vedo perché dovrei smettere...>>
<<Perché io, per esempio, mi sento già un po' dispiaciuta. Ovviamente il mio sesto senso non mente mai. Anche a me fa piacere parlarti, però devi capire che non può più essere come prima. La situazione va allentata un po', in modo da poter parlare da amici. Per me resti la persona più speciale che io abbia mai incontrato, in ogni caso...>>
<<Idem tu...ma non devi prenderla così. Io resto sempre quel Chicco con cui hai parlato fino a ieri. Per me non è cambiato nulla.>>
<<Ma come fai a dire che non sia cambiato nulla? È cambiato tanto, invece.>>
<<Non è cambiato nulla. Resti sempre una persona fantastica, solo a 1300 km da me.>>
<<Ma per te l'unico problema è la distanza? Sapevamo già da prima di essere lontani.>>
<<No! Sto dicendo che per me resti sempre importante e non vedo perché dovrei distanziarmi da te!>>
<<Semplicemente perché è una situazione abbastanza complicata e probabilmente non proviamo le stesse cose. Tornata a casa il mio stato d'animo è diverso ed io non voglio star male. Avevo promesso che nel caso in cui non fosse andata bene, ci saremmo continuati a sentire, ma in amicizia. Innanzitutto mi sento confusa e trovo snervante non riuscire a capire io stessa cosa penso e cosa provo. Magari è solo una questione di tempo, ti ho visto per poco. Già lì era strano. A tratti volevo baciarti, a tratti no; un momento avevo voglia di abbracciarti, un momento dopo no. Non capisco. Non lo so. Non prendertela, non pensare che per me sia tutto completamente diverso. Prima ero felice, mentre adesso mi sento un peso sul cuore. Forse devo ancora metabolizzare? Forse abbiamo fatto l'inverso della prassi e ciò mi ha destabilizzata? Non so. Credo non sia andata come doveva e poteva andare. Resti importante e fantastico anche tu, ovviamente. La parte difficile è stata, forse, quella di adattare un carattere a me già in parte noto ad un corpo vero, ad un Chicco realmente esistente. È stato questo forse l'elemento destabilizzante. Scusami. >>
<<Ma su questo sono d'accordissimo, non voglio assolutamente che tu stia male. Detto questo, non so...probabilmente hai bisogno di tempo per rifletterci. Io resto sempre qui. Come ti ho detto non vado da nessuna parte e...tranquilla non me la prendo, anzi apprezzo l'onestà. Rimani comunque una persona speciale per me.>>
<<Non devo riflettere. Devo solo col tempo rendermi conto meglio. Eri una cosa bella e avrei voluto continuare a vivere in quella dimensione. Non so come comportarmi adesso...>>
<<Non sono più una cosa bella?>>
<<Chicco dai, tu puoi capire tutto ciò che ho detto!>>
<<Mi sa che ho perso il mio tocco magico allora...>>
<<Ma va!>>
<<Non è cambiato il pensiero che ho di te. Tu hai cambiato pensiero da quel che sto capendo...>>
<<L'opinione che ho di te è rimasta immutata. Non ho cambiato pensiero. Per me resti la persona più importante e speciale di sempre.>>
Sentivo che stavo contenendo dentro di me un fiume di lacrime. Da un momento all'altro sarei esplosa. La corrente di quel fiume era troppo forte ed io non l'avrei retta ancora per molto. Il fatto di dover arginare la mia irrefrenabile voglia di sfogo per non destare sospetti, mi portò ad esplodere improvvisamente in un momento in cui finalmente mi trovai da sola.
Il volo di ritorno fu il più malinconico di sempre. Avevo la tachicardia e gli occhi gonfi. Il respiro pesante e in affanno. Avrei pianto lì se avessi potuto. Atterrata nella mia terra, mi sentii più distante da Chicco di quattro volte il valore normale della distanza che ci divideva. L'angoscia mi stava divorando. Se avessi potuto, avrei pianto in un angolo dell'aeroporto per trovare un po' di sollievo. Ma ad aspettarmi c'era papà, non potevo. Dovevo far trasparire le tipiche emozioni di gioia, contentezza e spensieratezza che una vacanza arreca, ma che il mio stato d'animo disconosceva. Ero stanca di continuare a fingere, non ce la facevo più. Stavo accumulando una quantità di dolore sproporzionata al mio corpo. Era incontenibile e sapevo che sarei scoppiata. Sono una pietra dal cuore fragile. Mi sentivo ferita dentro. L'arco dei pensieri fece partire la freccia della confusione che mi colpì bruscamente, facendomi perdere i sensi. Ero scombussolata. Disconnessa. Assorta. Immersa in un un processo mentale di riflessione apparentemente privo di vie d'uscita. Non trovavo risposte a domande che io stessa mi ponevo. Prevaleva l'incertezza. Mi ero smarrita in un labirinto che difficilmente mi avrebbe fornito delle soluzioni. Avrei dovuto capire tutto da sola, mi ero persa nei meandri di me stessa. Non riuscivo ad interpretare pensieri e sentimenti solo ed esclusivamente miei. Arrivata a casa, chiusa in camera mia, scoppiai in lacrime. Il fiume era in piena. Non avevo mai pianto per un ragazzo. Trovavo difficile fare marcia indietro dopo il livello raggiunto. Avevamo vissuto qualcosa di non poco conto. Temevo che, dopo la grande fatica fatta per dimenticare quel ragazzo dietro cui ero andata per due lunghi anni, e dopo averlo dimenticato grazie a Chicco, mi sarei adesso, allo stesso modo, dovuta dimenticare di lui. Forse non eravamo fatti per stare insieme e l'aver immaginato l'oltre, aveva solo creato alte aspettative. Non volevo soffrire un'altra volta. L'attrazione mentale si dice sia più forte di quella fisica. Fisicamente mi era o non mi era piaciuto? Non riuscivo a rispondere. Non dicevo "sì" o "no", bensì "non lo so". Mi dannavo. Come potevo non saperlo? Forse l'aver fatto l'inverso di ciò che normalmente tutti fanno, ossia vedere prima e solo dopo conoscere caratterialmente una persona, aveva un po' disordinato le mie idee. Ero in bilico tra due mondi in opposizione tra loro, dove uno garantiva il raggiungimento del livello più alto dell'immensa costruzione della felicità e l'altro il crollo improvviso delle fondamenta di tale costruzione. L'amore è la luce che illumina il cuore, tentare di descriverlo è come tentare di spiegare la musica ai sordi o i colori ai ciechi. Non capivo cosa mi stesse succedendo. Piansi fino all'emicrania. Chicco stava ancora male con lo stomaco, lo sentivo più distante del solito. Io ero in quello stato per lui e nonostante mi dicesse di tenere tantissimo a me e di non volersi allontanare, non lo sentivo poi così vicino. Stavo facendo tutto io. Volevo chiuderla per stare meglio ed invece stavo peggio. Stavo sbagliando a voler far da subito un resoconto finale. Era troppo affrettato. Bisognava ancora metabolizzare un evento importante che, seppure breve, necessitava di una presa di coscienza più ferma, di una riflessione più dettagliata e a mente più lucida. Stavo correndo e per arrivare lontano, si deve andare piano.
<<Io non voglio farti star male, anzi, tutt'altro. Non devi "slegarti" da me. Non ho intenzione di farti soffrire. Finchè potrò, ti starò vicino anche solo nel parlare. Mi si spezza il cuore a sentirti così...>> mi disse.
<<Stai tranquillo.>>
<<Non sto tranquillo. Se stai male come posso esserlo?>>
<<Devi esserlo! Domani starò bene.>>
<<Non volevo finisse così con te...>>
<<Pazienza! Non è dipeso da noi...>>
<<È dipeso da me, invece! Come al solito faccio solo casini. Mi scuso per ciò!>>
<<Perché da te?>>
<<Se non vorrai più sentirmi, capisco...>>
<<Cos'hai fatto tu? Il problema sono io!>>
<<Ma cosa dici? Tu non hai colpe!>>
<<E perché, tu ne hai?>>
<<Potevo evitarmi una scena tipo quella di ieri, anche se non è dipeso da me lo star male...>>
<<Ah, quindi secondo te è andata così perché sei stato male? Ma cosa c'entra, cioè non scherzare. L'essere stato male è colpa tua? Il virus viene senza che lo vogliamo, lo sapevi? E poi, nonostante quello, siamo stati insieme lo stesso.>>
<<Non so, mi sento in colpa...>>
<<Shhh!>>
<<Davvero Musa...>>
<<"Anche volendo cancellarti adesso come faccio? Perché sei dentro di me per sempre come un tatuaggio". Mi sembra dicesse così una canzone che ho sentito quando eravamo in macchina io, te ed Etern. Per me è così, ti porterò sempre dentro di me. Hai lasciato il segno, anche se è andata così. Mi dispiace tantissimo, non sai quanto, ma la vita è questa. Era ovvio, io non posso mai essere felice. Eri quello perfetto e non so come potrò trovare qualcuno che ti somigli. È impossibile, non c'è nessuno come te. Grazie per la felicità di questo mese. Grazie per tutto. Ti voglio bene e mi mancherai.>>
<<Dai, mi fai star male così! Io sono e resterò sempre qui...>>
<<Ci sentiremo, ma non sempre. Non devi star male, e devo provarci anch'io. Ce la facciamo!>>
<<Se lo dici tu...>>
<<Dimmi tu...>>
<<Non lo so Musa, non lo so.>>
<<Eh allora vedi, siamo troppo confusi. È successo tutto troppo velocemente!>>
<<Questo lo so anche io, però fai come credi sia meglio. Se vuoi smettere di scrivermi, fallo pure...>>
<<Io, secondo te, non mantengo le promesse date? Soprattutto con te?>>
<<Questo non lo metto in dubbio.>>
<<Mantengo la promessa. Sarà solo diverso.>>
<<Penso che, probabilmente, questa situazione sia generata dal fatto che, sotto determinati punti di vista, siamo fin troppo similari. Come ho più volte detto io non ho intenzione di sparire solo perché tra noi "non va". Resti la stessa ragazza con cui ho parlato fino ad ora. Questo non cambierà mai. Nonostante tutto sarei più che contento se, in futuro, mi permetterai di starti accanto nelle scelte, anche solo come amico. Non sarò un amico fantastico, non lo metto in dubbio, ma resto comunque una persona, a tratti affidabile, che non ti augura null'altro che cose positive. Quando vorrai, sarò qui per parlare.>>
<<È vero che gli opposti si attraggono, ma è vero anche che i simili si cercano. Fondamentalmente, dalle tue parole, evinco che il nostro legame rimarrà astratto e distaccato, nulla di più.>>
<<Non so come si evolverà il tutto Musa. Non mi sbilancio perché non ho tutte le risposte. Preferisco vedere "come va", senza disegnare un tracciato chiaro e definito.>>
<<Quindi vuoi continuare?>>
<<Perché dovrei smettere?>>
<<Giusto perché ora l'approccio è, forse, diverso da prima...>>
<<Non trovo il motivo di smettere. Alla fine ripeto: sei sempre uguale a prima e vali sempre come prima, cioè un sacco.>>
<<Proviamo. Senza limitarci, senza definirci e prendendo il tutto come viene.>>
Era stato come vivere in un film, girato in un mese e andato in onda proprio venerdì sera. Prendere un aereo e partire all'avventura, per un giorno o poco più, dormire insieme ad un ragazzo mai incontrato prima, uscirci e parlarci dal vivo. Tutto veramente fuori dalla norma, dalla quotidiana normalità. Sono pazzie ed esperienze della vita che vanno fatte. Non si ha mai nulla da perdere, sempre da guadagnare, sia in positivo che in negativo. Non sono pentita di nulla, né di averlo conosciuto, né di averlo visto. Non posso assolutamente esserlo della prima, perché, non scherziamo, era una persona meravigliosa ed incredibile, come pochi. Anzi, cosa dico, come nessuno. Aveva grandissime capacità innaturali grazie alle quali, a distanza, era riuscito a rendermi felice. Non posso esserlo della seconda, in quanto serviva anche un riscontro più "reale" in un certo senso. Andava fatto, prima o poi. Forse mi son creata problemi inutili,  scaturiti dalla brevità di un tempo che non è mai abbastanza per capire tanto. O forse, considerando il rovescio della medaglia, doveva, senza il minimo dubbio, scattare fra noi un'armonia più armonica. Quel giorno è stato decisivo e "fatale"? Non so, ma avevo capito, più di prima, quanto tenessi a lui. L'avevo capito perché in preda a quegli "stupidi" sentimenti e alla tristezza che io stessa mi ero provocata, ero stata male. Per lui e per noi. Se il destino ci aveva fatto incontrare un motivo doveva pur esserci. Perché ero triste? Perché, essendo partita subito, mi mancava già Chicco? Ero triste perché forse non c'erano sentimenti superiori all'amicizia? Ero triste perché non era andata bene? Non lo so. Non riuscivo a trovare valide motivazioni. Non sapevo rispondere. Dovevo ancora fare chiarezza con me stessa. Il nostro sbaglio era stato quello di legarci troppo in poco tempo. Ma il passato non si può cambiare e va bene così. Trovavo opportuno configurarmi in una ragazza che doveva solo essere felice per tutto ciò che le era capitato, della possibilità splendida a lei datale di poter conoscere un ragazzo fantastico come Chicco e ancora una ragazza che quando promette, rispetta le sue promesse. Le persone importanti si tengono strette, non si allontanano, non si "slegano". Noi non siamo quello che facciamo, ma il come affrontiamo quello che ci capita. Questa paranoica fase del "non lo so" andava superata col TEMPO. Soltanto esso avrebbe potuto darci le risposte. In quel momento dovevo vivermela senza troppe precoci preoccupazioni, imparando, alle volte, a dimenticare di pensare troppo.

Sconosciuti amanti come in tela di Magritte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora