Capitolo 55

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Quella notte, non riuscì a chiudere occhio.

L'idea che lui fosse li, da solo, mi procurava un'ansia incredibile.

La certezza che qualcuno avesse attentato alla sua vita, mi fece iniziare a piangere dal nulla.

Ero a conoscenza della sua vita alquanto pericolosa e delle persone poco raccomandabili con cui aveva a che fare, ma mai mi sarei aspettata che le cose sarebbero arrivate a quei livelli.

Harry, pensava che dietro il suo incidente, si nascondesse Damon e purtroppo cominciai a pensare che avesse ragione.

Quel ragazzo, fin dalla prima volta che lo vidi a quella corsa, mi aveva dato una pessima impressione, mi metteva i brividi, per non parlare di quando mi inseguì fin sotto casa.

Quello che non riuscivo a spiegarmi era il motivo del suo gesto, Harry aveva sempre pagato i suoi debiti e oltre ai soldi, quel Damon non sembrava volere altro.

Continuai a rigirarmi fra le coperte, ma nulla, il sonno non aveva nessuna intenzione di chiamarmi a se.

Avevo una tremenda paura che chiunque avesse cercato di fargli del male, avrebbe cercato di concludere la sua missione, anche mentre lui era solo ed indifeso in quella stanza di ospedale.

Con mani tremanti, afferrai il cellulare dal comodino, volevo sentirlo, sapere che stesse bene, ma erano quasi le tre di notte, forse dormiva e lo avrei solo disturbato.

Tuttavia, decisi di tentarci lo stesso, solo in quel modo sarei riuscita a tranquillizzarmi, mancavano ancora troppe ore, prima che potessi andare a trovarlo.

Ero indecisa fra il mandargli un messaggio o chiamarlo, ma l'ansia era troppa, quindi optai per la soluzione più rapida.

Dopo il secondo squillo, la sua voce roca dall'altro capo del telefono, mi fece tirare un sospiro di sollievo.

"non riesci a dormire?" fu la prima cosa che mi domandò, non appena accettò la mia chiamata.

"eh ciao Harry...stavi dormendo?" chiesi, ma dal tono della sua voce, avrei scommesso di no.

"di solito tu cosa fai alle tre di notte?" chiese sbuffando una risata, sarebbe stato impossibile ottenere una normale risposta da lui, era pur sempre Harry, ma infondo mi bastava aver sentito la sua voce.

"dipende, a volte lavoro, altre volte dormo" risposi stando al gioco.

"e questa volta?" domandò in un sussurro.

"eh nulla" risposi, imbarazzata "tu che stavi facendo?" domandai cercando di spostare l'attenzione da me.

"mi annoiavo" sbuffò "ho fame e quella vecchia mi ha portato uno schifoso brodino" non riuscì a trattenermi dal ridere per i suoi soliti modi.

"sei in un ospedale, che ti aspettavi?" domandai retoricamente.

"un piatto decente" rispose infastidito "non voglio immaginare cosa ci sia per colazione" sospirò

"di solito latte e qualche biscotto" risposi ridendo.

"non mi piace il latte" rispose emettendo un verso disgustato.

"non sai quando ti dimetteranno?"

"no, ma per me anche domani, sto bene" rispose stizzito, quel ragazzo non stava buono e fermo mai.

"devi riposarti, hai pur sempre avuto un'incidente"

"ma sto bene" ripetè.

"quanto sei cocciuto" sbuffai, prendeva tutto alla leggera, anche quando non doveva.

Juliet [H.S.]  #Wattys2017Where stories live. Discover now