Nuovi incontri.

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Erano le quattro del pomeriggio,quando qualcuno suonò il campanello del portone,il suono del campanello rimbombava,facilitato dal fatto che quasi nessun suono era udibile.
Fu William ad aprire,stranamente,di solito era sempre rinchiuso nel suo ufficio a riflettere,farsi un solitario,oppure,semplicemente a leggere.
Prima,però,osservò l'ospite dallo spioncino,dal quale spuntavano i suoi grandi occhi neri.
"Mh...dov'eri?"
"Uh,scusi? Io non sono mai stata qui,cercavo una persona,sa..."
"Meglio se ne parliamo all'interno."
William aprì la porta,e chi si ritrovò davanti era una nuova arrivata,che presto entrerà nel suo cuore.
"Ehm,s...salve signore..."
"Mh...ci conosciamo già?"
"N...no,mai visto prima d'ora, sono Sci,sono qui per Sarah,sai per caso dove di trova?"
La ragazza era tutta rossa in viso,ed era estremamente simile a Sarah,sembravano quasi sorelle gemelle,se non fosse per i suoi occhiali e la sua corporatura,più morbida,e per la sua altezza.
"Sci,eh?"
"Esatto..."
"...sei sicura di stare bene?"
Sci stava letteralmente esplodendo dalla vergogna,e si coprì la faccia vermiglia con le mani.
"Uh...vuoi qualcosa da bere per caso?"
"Eh,si grazie,del Thè, se lo avete."
"Ovvio,con Sarah nei paraggi non si può andare a corto di thè."
"Aspetta...lei è qui?"
"Beh,non so se è in casa,ma credo di sì."
"Mh...mi accompagna?"
"Certo,comunque,sono William Hart,piacere."
"H...ha un bel nome..."
"Beh,molte grazie. Andiamo?"
"Sì certo."
I due andarono vicino alla camera di Sarah,e bussò alla porta.
"Chi è?"
"Nipotina,hai visite."
"V...visite?!"
"Certo,la faccio entrare?"
"Chi è...?"
"Sarah,sono Sci."
Sarah aprì subito la porta,e le due si abbracciarono forte.
"Da quanto tempo!"
"Già!"
"Vi conoscete?"
"Sì nonno,io e Sci siamo come sorelle!"
"Beh,quasi..."
"Hai ragione."
"Comunque,chi ha detto la parola "thè",prima?"
"Io,eheh,lo vuole anche Sci?"
"Eheh,si."
"Ok,andiamo."
Andarono verso la cucina,e William iniziò a versare l'acqua nel bollitore,prese tre bustine di thè dalla credenza,e le fece galleggiare sulla tiepida superficie dell'acqua,accese il fornello e ci poggiò sopra il bollitore,Sci non faceva altro che osservarlo,era quasi incantata dai movimenti fluidi di quell'alto uomo,dai lunghi capelli ricci,legati in un codino,ed il bellissimo completo nero che indossava.
"Sci?" Sarah muoveva le mani vicino agli occhi della ragazza intontita.
"Ah! Ah,sisi,presente!"
"Eh?"
William ridacchiò,e si avvicinò piano piano verso Sci.
"Ehm..."
La ragazza arrossì,di nuovo.
"Ma sei sicura di stare bene?"
"Io credo di sapere che ha..."
"Non osare,Sarah!"
"Sssh,calmati."
"Uhm..."
Il bollitore stava fumando,facendo uscire fuori dal beccuccio il vapore,che formava tante piccole nuvolette bianche,William prese il bollitore dal manico,sembrava non provare alcun tipo di dolore alla mano,ed era decisamente sorprendente,versò il Thè in tre tazze distinte,una rossa,una verde chiaro,ed una viola,le distribuì ordinatamente sul tavolo,senza staccare gli occhi da Sci,che ricambiava gli sguardi,i loro occhi neri e verdi sembrava volessero scontrarsi tra di loro,ed unirsi per sempre.
I tre presero le tazze,si sedettero al tavolo,e soffiarono sulla superficie rossastra del Thè, tranne William,che si mise a berlo tutto d'uno fiato.
"Auch!"
"Tutto bene?"
"Beh,mi sono scottata la lingua..."
"Aspetta un attimo."
William andò un attimo verso il freezer,prese del ghiaccio,e tornò indietro.
"Prendi."
"G...grazie."
Prese del ghiaccio,e lo mise sulla punta della lingua rosea,dove si era scottata,ed arrossì,William distolse lo sguardo,arrossendo.
Passarono le ore,e la sera era giunta,Sarah era a dormire con Terrence ed Andrea,per evitare che "le sue croci" la perseguitassero nel sonno,Sci stava per andarsene,era sulla soglia della porta.
"Beh William,sei molto...simpatico."
"Molte grazie, devi già andare?"
"Beh,sì,ho una famiglia,un lavoro,un ragazzo..."
Non importa quanti falsi toni di voce avesse adottato,si percepiva a pelle che,del suo ragazzo,amava poco e niente,se non l'incredibile somiglianza con William.
"Capisco,ti andrebbe di vedere più spesso? Sai,non hai ancora conosciuto i miei bambini..."
"Bambini?"
"Eh già..."
"Hai una moglie?"
"Avevo,non siamo nemmeno riusciti a sposarci..."
"Oh..."
"Già...potremmo diventare amici,se vuoi."
"Beh,è un' ottima idea,vengo domani?"
"Come preferisci,ah,tieni."
Le diede un bigliettino,ben ritagliato e con una scrittura in corsivo,perfettamente leggibile,con la firma:"W.Hart."
"È il mio numero di telefono."
"Oh...grazie,ti chiamo domani,ah,comunque,l'ho trovata qua fuori."
Gli diede tra le mani una busta da lettera,color lilla,con un sigillo scarlatto,e la firma:"A. Rein".
Sapevamo tutti cosa significava.
Tutto stava per cambiare,ed ormai era certo.

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