CAPITOLO 3

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"Portala fuori a fare quel lavoro"
Ordinò poi la donna alla guardia,

"Certo altezza"
Rispose la guardia chinando un pò la testa.

Mi prese dal pugno che formavano le mie mani legate dietro la schiena e mi portò fuori dal castello.

Arrivammo in un campo recintato.

Molte persone si allenavano nella lotta corpo a corpo.

La guardia aprì la porta e mi slegò le mani.

Mi spinse dentro il campo chiudendo poi la porta.

Erano tutti ragazzi sui sedici anni in su.

Maschi lottavano con femmine e femmine lottavano con maschi, non c'era un ordine preciso.

Arrivò un uomo con una giacca grigia, dei grandi muscoli, dei capelli rasati e gli occhi azzurri.

Fischiò con un fischietto facendo zittire tutti.

"In ordine!"
Urlò.

Tutti si miserò in fila ed io feci come loro.

Il signore passò davanti la grande fila facendo l'appello.

Arrivò a me.
Cercò la mia faccia ed il mio nome sull'appello ma non trovò nulla.

"E tu chi sei?"
Chiese con gran voce

"Eva, Eva Begum"

Mi aggiunse all' appello scrivendo il mio nome con una penna.

Il signore finì di percorrere la grande fila di persone.

"Oggi vi insegnerò il salto in aria"
Disse.

Silenzio.

"Uno per uno venga qui iniziando da destra"
Continuò.

Andò al centro, vicino al signore, il primo ragazzo.

Aveva degli occhi verdi e dei capelli neri.

"Sei capace?"
Chiese il signore a bassa voce al ragazzo

"Certo!"
Rispose lui.

Fece una capriola in aria.

Le femmine erano molto poche e quelle che c'erano evevano all' incirca vent'anni.

Fecero tutti la loro capriola in aria.

Tutti la sapevano fare?... Come mai?

Arrivò il mio turno e andai vicino al signore con un pò di timidezza mischiata a paura ed ansia,

"Io non sono capace"
Gli dissi

"Scusami ragazzina, quanti anni hai?"
Ignorò la mia frase

"Quattordici, signore"

"Come mai sei qui? Non sei troppo piccola?"

Scoppiò una risata che si fermò quando il signore alzò un dito al cielo

"Non l'ho deciso io"
Risposi

"Sai fare la capriola in aria?"
Mi chiese non avendo ascoltato la mia prima frase,

"No, signore"

Mi mise una mano sulla schiena e l' altra davanti sulla pancia
"Salta buttandoti all' indietro"

"Ma cadrò!"
Dissi preoccupata

"È un ordine!"
Mi urlò lui,

Feci come voleva.

Stavo in aria.

Era tutto al contrario.

La vista si rimise in ordine.

I piedi toccarono a terra.

"Visto?"
chiese poi lui,

"Sì, signore".

Avevo fatto una capriola in aria.

Lo fecero anche le altre persone.

CONTINUA...

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ANGOLINO AUTRICE

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