Ventisette

92 6 0
                                    

"Perché eviti il salmone?" chiesi stupita a Nicolas che si guardava intorno, evitando sempre quella postazione, "cioè, così ce n'è di più per me ma tu ti perdi il meglio."

"Gentilmente egoista" rispose ridendo, "lo evito perché non mi fa impazzire e c'è altra roba, quindi posso farlo. Gli stessi giapponesi me lo permettono."

Più avanti c'era Andreas girato di schiena e leggermente ricurvo che sembrava indeciso sul cosa prendere e quando Riccardo andò a spingere amichevolmente Nicolas, decisi che era il momento di andarmene per provarci con Andreas. Mi alzai sulle punte, piazzando le mani sulle sue spalle e lui velocemente si voltò con il piatto in mano tentando una mia tetta. Me la coprì in difesa, facendolo ridere. "Scusami" disse ridendo. "Le scuse meno credibili della storia" affermai. "Non sono bravo con le scuse" fece spallucce, reggendomi il gioco.

"Le accetto comunque, dai, giusto perché non sono mozzata." Lui abbassò lo sguardo. Per mia fortuna la felpa over size copriva bene il mio seno, altrimenti sarei velocemente arrossita per quello sguardo insistente. "Vuoi che controlli?" Gli colpì la spalla. Ovviamente lo avrei fatto controllare ma dovevo mantenere la facciata da "voglio ma non voglio perché ho una reputazione" che in realtà era "voglio e io concluderei anche subito".

"Controlli dopo" scherzai, anche se desideravo lo facesse. "Possiamo andare in bagno" continuò lui. Ci sarei andata? Sì. Sarebbe stata una proposta imbarazzante se fosse provenuta da una bocca diversa dalla sua? Ovviamente. Ad Andreas permettevo tutto? Sì, ovviamente nei limiti. "Voglio far finta di essere una brava ragazza" replicai, "sono solo due giorni che ti conosco, non posso mostrarti il seno in uno squallido cesso" feci il teatrino. Lui mi sorrise, leggermente sghembo e malizioso, "conta che è da sabato che mi conosci."

"Teoria interessante" risposi, "ma tecnicamente sabato ti ho solo sbavato dietro, non era una vera conoscenza."

"Ehi!" lui fece il finto offeso, "per me eri già importante."

Tornammo negli alloggi verso le dieci e mezza inoltrate, sempre con le stesse macchinate. Gli altri scesero velocemente una volta usciti, sia per andare a fumare che per ritirarsi data la stanchezza. Andreas spense la macchina e rimase un minuto dentro di essa con il cellulare in mano, non accorgendosi nemmeno che io ero rimasta lì dentro, dietro di lui, nascosta dal sedile nero della sua Clio.

Bloccò il cellulare, sbadigliò e si tastò le tasche in cerca di qualcosa. "Che cerchi?" me ne uscì io, facendolo sobbalzare dallo spavento e creando in me una catartica risata. "Ma sei cogliona!" risi ancora più forte, appoggiandomi con la testa contro il sedile che aveva un buon'odore. "Prima o poi muoio d'infarto grazie a te e tu ridi" continuò, facendo accrescere le mie risa.

Si voltò e arrampicandosi si gettò dietro, finendo per sedersi affianco a me. "Prometti vero che non hai nessuna storia con Mike?" chiese di punto in bianco facendomi smettere di ridere per tornare velocemente seria e alla realtà. Voltai il viso verso di lui, ancora poggiata al sedile del guidatore. "Non ho mai avuto nessuna storia, ci siamo baciati una volta" spiegai, "tipo sei mesi fa e lui mi odia e io odio lui perciò..." lasciai la frase in sospeso lasciando intendere che davvero non vi era mai stato nulla. Forse c'erano stati stupidi giorni in cui io credevo che sarebbe stato possibile avere una relazione - anche solo d'amicizia - con lui, ma ero oggettivamente stupida ed illusa. "Okay" disse solo, prima di chinarsi, avvicinarmi a sé, piazzarmi le mani sulle guance e lasciarmi un bacio cauto. Voleva vedere come avrei reagito. Mi avvicinai nuovamente io, per approfondire il bacio, e velocemente mi trovai seduta su di lui a cavalcioni, le sue mani scesero sui miei fianchi e le nostre lingue si incontrarono.

Inclinai leggermente la testa, deliziandomi del fatto che tirava anche i limoni benissimo; non aveva davvero un difetto. Strinse il sedere nelle sue mani e mi feci sfuggire un piccolo gemito che lui lo prese positivamente, mordicchiandomi il labbro inferiore per poi continuare a farci incontrare in un gioco di rincorse. Piazzai le mie mani sul suo collo, incatenandomi a lui mentre sentivo le mie labbra diventare più gonfie per la foga che lui ci metteva e mettevo anche io. "Andiamo da me?" chiese con il fiatone. Io annuì prima di lasciargli un altro bacio sulle labbra.

The bird has flown awayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora