Capitolo 9

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Il taxi sarebbe arrivato fra dieci minuti. Luana era pronta e si trovava nell'ingresso di casa sua, dove si specchiava e controllava continuamente, sistemando se ci fosse qualche difetto. Su consiglio di Mary, aveva scelto di indossare un pantalone a palazzo a vita alta con strisce bianche e nere, una camicia in chiffon nera con ruches inserita dentro di esso, tacchi alti e capelli raccolti. Stava bene, non avrebbe sfigurato, era di più l'agitazione a renderla insicura. Teresa e Paolo cenavano dai genitori di lei ed erano già andati via, ma prima di lasciarla, entrambi la rassicurarono che tutto sarebbe andato bene, di essere se stessa e di seguire il suo cuore. I suoi genitori erano meravigliosi, l'appoggiavano sempre e non avrebbe, per nessun motivo, voluto deluderli. Ma aveva un piccolissimo senso di disagio che le albergava dentro, dalla sera in cui aveva accettato di andare al compleanno della madre di Tommaso, c'era qualcosa che la rendeva perplessa.

Alzò la mano destra e fissò l'anello che le aveva regalato sua nonna. Dal giorno che lo possedeva non l'aveva mai indossato, ma per quella sera sentiva il bisogno di averlo con sé. Per tanti anni, Vera era riuscita a trarre dal gioiello, semplicemente guardandolo o toccandolo, stima e coraggio. Sarebbe stato sorprendente se anche a lei avesse portato fortuna.

Il suono del taxi ridestò Luana dai suoi pensieri. Prese la pochette, fece un respiro profondo e si avviò fuori.

In venti minuti arrivò davanti casa Umberti. Era una villa immensa, non c'era nessun'altra abitazione che confinava con essa. Notò che moltissime auto erano parcheggiate tutte intorno, prova del fatto che c'erano già tantissime persone. L'agitazione le faceva tremare le mani e, per non farlo vedere, strinse forte a sé la borsa. Cercò di muoversi e avvicinarsi al cancello. Non aveva invito e se non fosse uscito Tommaso, i guardiani messi all'entrata, sicuramente, non l'avrebbero fatta passare. Prese il cellulare e provò a chiamarlo. Al secondo squillo rispose.

"Pronto, tesoro, dove sei?" La sua voce era molto tesa.

"Fuori, sono appena arrivata. Cosa devo fare?"

Tommaso aveva già dato istruzioni a uno di loro. Gli aveva detto che sarebbe arrivata una donna senza invito, giovane e molto bella, che doveva farla passare e mandarla nel salone del ricevimento. Alla porta, poi, ci sarebbe stato Giulio, il maggiordomo, che le avrebbe detto dove trovarlo. Purtroppo, lui non poteva restare fuori ad attenderla perché sua madre si sarebbe insospettita, inoltre, voleva che le restasse vicino per accogliere gli ospiti.

"Avvicinati al cancello e chiedi di Piero. Digli che non hai invito e che sei una mia ospite. Ti dirà poi lui cosa fare."

"Ok, ma tu dove sei? Ti troverò? La tua casa è enorme." Il viottolo che portava al portone d'ingresso era lunghissimo.

Dall'altro capo del telefono Luana sentì Tommaso ridere. Meno male che almeno lui non aveva perso il senso dell'umorismo.

"Tranquilla, entra che andrà tutto bene." Ma, mentre allontanava il telefono dall'orecchio, Tommaso ascoltò le due sole parole che voleva sentirsi dire: 'ti amo'. E poi il segnale acustico che la conversazione era finita. 'Anch'io', rispose lui guardando l'apparecchio. E ritornò al fianco della madre.

Luana, nel frattempo, aveva fatto come Tommaso le aveva detto arrivando sulla porta del salone sana e salva. Per qualche secondo si fermò a guardare intorno a sé quante luci, persone e cibo si potevano mettere tutti insieme in una sola volta. Era naturale la sua sorpresa. Lei non aveva mai partecipato a un evento come quello, quindi, come biasimarla?

A un tratto, qualcuno l'afferrò per un braccio facendola ritornare con i piedi per terra. Si volse e vide un uomo che non riconobbe, o almeno, non subito. Era Tommaso ed era magnifico. Molto più attraente e seducente di tutte le uscite serali fatte con lei. Rimase zitta a fissarlo, pensando di aver confuso persona.

Non è colpa tuaWhere stories live. Discover now