Capitolo 47

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La cena era pronta. La domestica era uscita in salotto e l'aveva comunicato ai presenti. Solo che, ad ascoltarla, c'erano solo Vittorio e Davide. Nonno e nipote erano seduti sul divano fianco a fianco, e giocavano tutti presi con un tablet. Ida era andata in bagno, invece, Luana e Tommaso non erano ancora scesi. Vittorio asserì alla comunicazione senza nemmeno guardarla.

"Nonno, se fai così è sbagliato!" lo ammonì Davide, cercando con il ditino di correggere l'errore dell'uomo più anziano. Vittorio tolse la sua mano e si schiarì la voce, paonazzo. Cavolo, aveva sbagliato veramente! Si grattò la testa e riprovò a giocare. Anche se Davide aveva appena quattro anni, era così intelligente che a volte sembrava ne avesse dieci. Vittorio guardò dall'alto la testolina china sul gioco e sorrise da solo. Era un bambino eccezionale e lo riempiva d'orgoglio, non lo pensava perché era suo nipote, ma da quando era arrivato lui in quella casa tutto sembrava diverso, aveva riempito tutti gli spazi lasciati vuoti.

Ida aveva scelto di andarsene, anche se lui non l'aveva cacciata e suo figlio, appena sposato, aveva deciso di vivere per conto proprio. Così, era rimasto solo in una immensa casa senza nessuno che lo aspettasse. Ora, invece, quando tornava la sera, quell'ometto gli correva incontro e lo salutava con calore. Cenava con lui e la sua famiglia, e la mattina usciva insieme a loro. Però, se era così felice, non capiva perché si intristiva ogni qualvolta Davide chiedesse della nonna. Stava da sola in quel grande appartamento e veniva a trovarli per poche ore a settimana. Vittorio decise che l'avrebbe fatta tornare, non come sua moglie, ma come nonna di Davide. Poteva tranquillamente stare insieme a loro, vivendo separata da lui. Dopo quello che aveva scoperto molti anni prima, l'aveva detestata dal profondo del cuore e avrebbe voluto divorziare da lei, ma poi c'erano troppe spiegazioni da dare e troppe verità da dire. Così, con il tempo, il risentimento era passato e, ormai credeva che, la sua scelta di vivere lontana dalla famiglia, fosse un'espiazione più che sufficiente. Anche lui non si era sempre comportato divinamente, aveva ferito molte più persone di quante ne conoscesse. Si ripromise, quindi, di parlarne con lei quella sera stessa.

Mentre riprovava a giocare con Davide, i genitori di lui, al piano di sopra nella propria camera, iniziavano a discutere. Luana aveva raccontato a Tommaso dell'incontro avuto con Alessio, chiedendogli di dargli una seconda possibilità, ma era riuscita solo a farlo infervorare abbastanza. Sentirsi dire che l'ex amico aveva incontrato suo figlio e sua moglie quando lui non c'era, lo mandò su tutte le furie. Sapeva che non avrebbe mai fatto loro del male, ma forse ancora non riusciva a perdonarlo. Si ricordava benissimo della confessione sentimentale di Alessio nei confronti di Luana, e se ancora nutriva qualcosa per lei? Aveva molta paura che una qualsiasi sciocchezza potesse portarli entrambi via da lui, e non voleva correre il rischio.

"Non voglio che lo incontri più" le ordinò.

Luana sospirò, spazientita. Gli andò vicino e le passò le braccia dietro il collo.

"Puoi, per una volta, non far parlare la tua gelosia?"

"Non mi fido di lui" continuò.

"Invece, devi. Se credi che riavere la sua amicizia potrà nuocere il nostro matrimonio, mi deludi parecchio. Questo significa che non hai fiducia in me" gli disse Luana senza mezzi termini.

Tommaso aprì la bocca per risponderle, poi la chiuse non sapendo che dire. Perché, quella benedetta ragazza, riusciva sempre a metterlo con le spalle al muro? Le cinse la vita e l'avvicinò di più a sé.

"Mi fido più di te che di me stesso. È solo che ti amo troppo e non voglio perderti" le sussurrò Tommaso a pochi centimetri dal viso.

"Questo non succederà mai. Alessio non sarà più una minaccia, è cambiato e sono sicura che, se inizi a frequentarlo di nuovo, te ne accorgerai anche tu."

Non è colpa tuaWhere stories live. Discover now