Capitolo 21

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I giardinetti dell'università erano molto vasti. Camminarono fianco a fianco per un tratto, senza che nessuno dei due parlasse. Luana seguiva i passi di Alessio aspettando che fosse lui a scegliere dove fermarsi. Dopo aver percorso tutto il viottolo fino alla biblioteca, si fermò di fronte allo stabile. Non c'erano panchine ma, dei blocchi di cemento abbelliti a sedersi, giravano intorno ai pochi scalini che portavano alla porta. Si sedette in uno, e aspettò che anche lei facesse lo stesso. A differenza dei sedili, i piccoli muretti erano molto più stretti, ci stavano solo due persone. Messi spalla a spalla, guardavano entrambi di fronte a loro, rimanendo muti. Dopo qualche attimo di silenzio disagevole, Alessio si decise a parlare per primo.

"Ti starai chiedendo del perché ho voluto confidarmi proprio con te vista la nostra poca amicizia."

Luana, immobile con le mani incrociate sul grembo e le gambe piegate ad angolo retto, non pensava a niente. La sua unica curiosità era sapere cosa gli stesse succedendo. Se aveva scelto di confessarsi con lei un motivo ci doveva essere, forse parlare con persone a lui estranee lo aiutava a essere più sincero e a capire di più se stesso.

"Non mi sto chiedendo nulla. Ho deciso di ascoltarti, e per questo sono qui" replicò Luana.

Alessio si girò a guardarla per la prima volta da quando si erano seduti. Lei istintivamente, sentendosi osservata, fece lo stesso. Ma lui la fissò per pochi secondi, e ritornò a guardare di fronte a sé. Distese le gambe, finora tenute piegate, accavallò i piedi appoggiandovi le mani sulle cosce.

"Parto per l'America la prossima settimana. L'azienda di mio padre è sull'orlo della bancarotta, bisogna trovare degli investitori al più presto in modo da non perdere tutto. Vado laggiù per parlare con un suo vecchio amico. È un uomo molto influente nel settore dell'economia e, in passato, mio padre, gli è stato anche molto d'aiuto. Cercherò di farmi restituire il favore, proponendogli un affare." Si fermò. "Per adesso, dovrò mettere da parte la specializzazione in economia e occuparmi della mia famiglia. Non pensavo che la mia vita avrebbe preso questa svolta da un giorno all'altro, dovrò per un po' lasciare i miei amici e i miei cari. E, spero che, almeno da tutto questo, ne ricaverò qualcosa" concluse tutto d'un fiato. Poi, sospirò malinconico.

Luana, dopo averlo ascoltato, non sapeva che dire. Comprendeva il perché Alessio aveva deciso di parlarne con lei. Anche se non poteva fare nulla per aiutarlo materialmente, poteva essergli utile a consolarlo umanamente.

"Hai provato a parlarne con i tuoi amici? Potrebbero esserti d'aiuto" gli consigliò Luana.

"E' molto umiliante parlare di queste cose con le persone a te care. Cercherebbero di aiutarti in qualsiasi modo, anche non avendone la possibilità. E mi ritroverei a sentirmi in colpa verso di loro" spiegò l'uomo.

"Ma mancherai per molto?" chiese ancora.

"Se quest'amico non sarà disponibile a investire fondi nella mia azienda, dovrò provare a cercarne un altro. Se anche questo non sarà utile ne cercherò un altro ancora, in pratica, dovrò fare il possibile a trovare una soluzione, solo allora potrò tornare."

Nelle parole di Alessio c'era molta amarezza, e si percepiva anche un filo di tristezza. Doveva essere difficile per lui fare tutto quello da solo, e ci voleva anche molto coraggio.

Luana lo apprezzò. Anche se non la guardava, gli appoggiò spontaneamente una mano sulla spalla, come a infondergli forza.

"Sei una persona intelligente e determinata. Sono sicura che sarai capace di risollevare l'azienda di tuo padre. Tornerai da noi da uomo vincente" disse con sincerità Luana. E, gli sorrise.

Ma, appena Alessio si girò e vide il viso ridente di lei, la sua mente vacillò. Senza pensarci l'abbracciò, con un braccio le strinse il collo e con l'altro le cinse la vita. Voleva stringerla più che poteva a sé, ma si trattenne.

Luana, dal canto suo, era allibita. Rimase con le braccia a mezz'aria, evitando di sfiorarlo. Come erano finiti in quella situazione?, pensò non sapendo che fare. Ma Alessio, come se le avesse letto nella mente, parlò.

"Ho bisogno di stare così per un secondo. Perdonami se ti sto offendendo" le sussurrò con la testa attaccata all'orecchio di lei. Intimorita, gli appoggiò la sua mano alla spalla e iniziò a dargli dei colpetti di incoraggiamento.

Dopo un po' di tempo che per Luana sembrò infinito, Alessio si staccò, ed evitando di guardarla negli occhi, si rimise nella posizione di prima.

"È meglio che io vada" si alzò. "Ti ringrazio molto per avermi concesso un po' del tuo tempo, me ne ricorderò." Fece due passi in avanti e si fermò. Si volse di nuovo verso di lei guardandola negli occhi.

"Ti chiedo un ultimo favore. Non dire nulla di tutto questo a Tommaso. Lo conosco e farebbe qualsiasi cosa, anche da Parigi, per evitare che parta. È una questione che voglio risolvere da solo, così da tornare, come hai detto tu, trionfante." Le sorrise.

Luana non gli rispose, ma abbassò soltanto la testa in segno di assenso. Alessio alzò la mano per salutarla e si avviò da solo.

Mentre la donna, rimasta seduta, osservava quella persona andare via, ignorava che qualcuno, da non molto lontano, guardava attentamente entrambi.

Il giorno dopo, Emilio entrò nell'ufficio del presidente con in mano una busta rettangolare gialla. La porse alla persona seduta dietro alla scrivania e cominciò a spiegare.

"Il nostro uomo ha fatto un buon lavoro. Lì dentro ci sono le prove richieste." Attese che Vittorio aprisse la busta e guardasse le foto in questione. Quando ebbe finito, un sorriso beffardo gli comparve sul viso.

"Bene, bene... quel ragazzo è stato utile proprio come aveva promesso. Anche se ho dovuto sottostare alle sue condizioni, penso proprio che non mi deluderà." Alzò gli occhi e guardò Emilio. "Adesso lo puoi informare della prossima mossa." Rimise il contenuto nel plico e lo posò nel cassetto, dove ne uscì una cartellina rossa, e l'aprì.

"A questo punto, non mi resta che occuparmi di quest'ultima persona." Estrasse una foto di Luana e un foglio con i suoi dati personali. "La chiamerò più tardi e la incontrerò."

"Signore, vuole che venga con lei?" chiese Emilio.

"Non c'è bisogno. Tu occupati di Alessio Diamante, è meglio tenerlo sotto controllo" gli spiegò Vittorio.

"E con suo figlio, è tutto risolto?"

Un sospiro amareggiato gli sfuggì dalle labbra. Era stato difficile convincerlo a rimanere un'altra settimana a Parigi, non capiva il motivo di quel cambiamento, voleva contattare e sistemare lui stesso le cose con madame Sophie, ma dopo svariate discussioni si rassegnò all'accaduto.

"E' stato complicato bloccarlo lì ma, per evitare ulteriori perdite, alla fine si è convinto a restare" rispose sinceramente.

"Allora, se non c'è altro io vado" disse Emilio.

"Puoi andare. Ottimo lavoro" lo congedò Vittorio.

E aspettò che il segretario uscisse. Appena fu solo, prese il cellulare e compose il numero di Luana, leggendolo dal foglio che aveva in mano. Al terzo squillo, la ragazza rispose.

Si presentò come il presidente de La nuova moda e le chiese un incontro per le tre di quel pomeriggio, al bar di fianco all'azienda. Dopo qualche attimo di esitazione, che Vittorio percepì nella sua voce, Luana confermò l'appuntamento.

Una volta chiusa la conversazione, ricontrollò i documenti nella cartellina. Sarebbero stati quei fogli a eliminare Luana Fiorenzi una volta per tutte.

Non è colpa tuaWhere stories live. Discover now