Capitolo 8 <Valek>

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Sospirai lievemente, ripensando tristemente agli ultimi giorni.
Io e la mia compagna ci eravamo recati da Ike per sapere se aveva rintracciato il Clan dei Sogni, ma la sua risposta era stata negativa. Dopodiché avevamo passato le giornate allenandoci, però più il tempo passava più la risposta dello Sciamano rimaneva negativa.
Quindi, alla fine, la reazione di Kira mi era parsa perfettamente logica, anche se probabilmente troppo... feroce. La ragazza si era, infatti, rivoltata contro l'uomo che un tempo era stato suo mentore e la discussione era sfociata in un litigio come non ne avevo mai uditi prima d'ora.
《Aysa...》Il dolce mormorio di Kira mi fece abbassare lo sguardo, timoroso di averla svegliata.
Fortunatamente lei dormiva ancora, anzi si era accoccolata ancor di più a me, stringendomi come se temesse di perdermi.
Le posai un lieve bacio fra i capelli, ancora umidi dal bagno, e la strinsi a me, aspettando che il suo respiro tornasse regolare.
Erano stati giorni duri e difficili. Più volte ero stato sul punto di cedere, ma vedere Kira in quello stato mi aveva fatto capire una cosa: per quanto forte potesse essere, il dolore stava avendo il sopravvento.
Ed io questo non potevo permetterlo.

Lentamente l'oscurità della notte lasciò il posto ad una tenue luce rossastra, segno di un'alba che dolcemente si avvicinava.
Quattro giorni...
Giornate colme di dolore ed impotenza.
Giornate infinite come il tempo che passavamo senza Aysa.
Giornate cupe, in cui notavo Kira deperire poco alla volta, sia nel corpo che nello spirito.
Mangiava sempre meno e si allenava sempre più.
Nadja e Lee erano preoccupati, ma la mia compagna sminuiva le loro ansie con poche, brusche, parole.
《Amore... È ora di alzarsi...》sussurrai, dispiaciuto d'interrompere il suo riposo.
La notte era l'unico momento in cui l'angoscia l'abbandonava e, fra le mie braccia, tornava ad essere la Kira che avevo conosciuto.
《Mmhh...》mugugnò lei, svegliandosi poco a poco.《È già mattino?》mi chiese con voce roca, appoggiando il mento sul mio petto e scrutandomi con occhi neri e sofferenti.
《È appena sorto il sole.》le risposi, stancamente, scostandole una ciocca di capelli dal volto.
《Non hai dormito neppure stanotte.》osservò, corrugando la fronte, preoccupata.
《Mi sono svegliato giusto due minuti prima di te.》mentii spudoratamente. Erano quattro giorni che non dormivo, o meglio riuscivo a riposare solamente una manciata d'ore per notte prima che l'Incappucciato mi rovinasse il sonno.
Kira non insistette, si scostò da me, si stiracchiò come un felino e poi abbandonò il caldo letto per rifugiarsi in bagno.
Mi alzai anch'io e mi vestii velocemente così da intercettarla prima che scomparisse con qualche scusa.
《Io vado.》annunciò, uscendo di corsa dal bagno.
《No. Non oggi.》dissi, serio, bloccandola e trascinandola in cucina.
Mina non si era ancora svegliata, allora preparai io una frugale colazione a base di latte caldo e pane imburrato.
《Prima mangiamo poi andiamo da Ike.》le ordinai, fissandola negli occhi finché non si sedette.
《Come vuoi.》brontolò, azzannando una povera fetta di pane.
《Brava ragazza!》esclamai, felice che mi avesse dato retta.
Durante il pasto non parlammo molto ed io potei studiarla bene: aveva l'aria un po' deperita e gli occhi scuri privi di qualsiasi vitalità.
Speriamo che lo Sciamano abbia trovato il Clan...
《Ecco fatto: ho mangiato tutto come una brava bambina. Ora posso andare?》Capivo dalla sua voce ironica che mal sopportava le mie attenzioni, ma non m'interessava cosa pensava di me. Io volevo solamente il suo bene.
《Ti accompagno.》dissi, alzandomi da tavola dopo aver, frettolosamente, scritto un biglietto a Mina cosicché non si preoccupasse per la nostra assenza, una volta sveglia.
Kira alzò gli occhi al cielo in maniera molto plateale, ma saggiamente non ribattè: sapeva che l'avrei seguita comunque.
Uscimmo da casa velocemente e c'incamminammo a passo svelto verso il Palazzo dello Sciamano.
Quando arrivammo a destinazione le Sentinelle di guardia ci fecero passare, salutandoci con un breve cenno della testa, per poi ritornare al loro noioso compito.
《Spero che finalmente abbia una risposta positiva.》disse Kira in tono duro, dirigendosi a passo di marcia verso l'ufficio di Ike.
Come sempre indossava la divisa nera da Sentinella, anche se le andava un po' larga visti i chili persi, però manteneva la sua aria da tipa tosta. La stessa che mi aveva fatto innamorare di lei.
《Sono certo che stia facendo il possibile.》difesi lo Sciamano, prendendo la mia compagna per mano ed intrecciando le mie dita alle sue.
Percepii la sua tensione ed iniziai a carezzarle le nocche col pollice, sperando, vanamente, di tranquillizzarla. Lei sospirò ed abbassò lo sguardo, contrita.
《Lo so. So perfettamente che sta facendo tutto ciò che è in suo potere, ma... Questa situazione è così snervante...》mormorò, con voce tremante ed incerta.
《So come ti senti, credimi.》Rallentai il passo fino a fermarmi e costrinsi Kira ad imitarmi. Sciolsi la presa e le posai le mani sulle spalle.《Però so anche che non puoi litigare con l'uomo che ti ha cresciuta solo perché i risultati si fanno attendere.》
La mia compagna alzò lo sguardo e mi fissò intensamente negli occhi. Da quando avevano cambiato colore, diventando neri, per me era più difficile decifrare le sue emozioni e non riuscivo a spiegarmi il perché.
Io l'amavo e lei amava me, eppure...
《Oggi avevo intenzione di scusarmi: ho avuto una reazione decisamente esagerata...》mi rassicurò lei, dandomi un rapido abbraccio.《Ora possiamo andare?》mi chiese, poi, baciandomi sulla guancia.
《Certo, dolcezza. Tutto ciò che vuoi.》le risposi, sfiorandole le labbra con le mie.
Le presi nuovamente la mano, riprendemmo a camminare e, finalmente, giungemmo alla porta dell'ufficio di Ike. Lei bussò ed una voce maschile ci diede il permesso d'entrare.
In ufficio trovammo una sorpresa: assieme allo Sciamano c'era Nadja, la migliore amica di Kira, in piedi, con le braccia incrociate al petto ed un'espressione seria scolpita in volto.
Ho un brutto presentimento...
《Nadja. Ike.》li salutai con un cenno della testa.
Kira rimase in silenzio, a disagio, con gli occhi bassi.
Lo Sciamano non fece commenti, rimase impassibile di fronte al nostro ingresso e, col mento appoggiato ad una mano, ci fissava con sguardo pacato.
《Abbiamo rintracciato il Clan dei Sogni.》

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