Capitolo 30

31 6 0
                                    

《E questo è l'ultimo...》Tirai fuori dal buco una bustina in velluto blu contenente delle foglie violacee dette Ali di Drago, almeno secondo il libro.《Ora che dobbiamo farci?》chiesi a Mina, guardando tutte le boccette allineate sul pavimento: erano circa una ventina, dei colori più disparati e dai nomi assurdi.
《Beh... Ecco...》balbettò la ragazza, continuando a fissare la pagina senza incrociare il mio sguardo.
《Mina.》la richiamai all'ordine.
Non avevamo tempo per indugi e tentennamenti: dovevamo agire. Ed in fretta, anche.
《D'accordo.》si arrese lei, passandomi il tomo con aria sconfitta.《Non c'è scritto nulla, a parte la lista di ingredienti. Né le dosi né il procedimento.》
Cosa?
Presi il libro dalle sue mani e lessi il paragrafo più e più volte, ma l'esito non cambiò mai: Mina aveva ragione.
《E noi... Come facciamo?》ragionai a voce alta, riflettendo sulle implicazioni di quella mancanza.
Ma perché quella sottospecie di stregone non aveva scritto anche le dosi?
Come facevamo noi a preparare l'intruglio?
《Andiamo per tentativi?》propose Mina, con una nota di speranza nella voce.
Sembrava essere l'unica soluzione possibile.
Sospirai sonoramente prima di acconsentire alla proposta della ragazza.

《Prova con questa.》Mina mi allungò una beuta contenente una sostanza vischiosa e rossastra, dall'odore sgradevole.
Era la terza che ingerivo e stavo incominciando ad averne abbastanza.
In bocca avevo un saporaccio di tomba che mi si era ancorato al palato e non voleva saperne di andarsene, ma, per il resto, non percepivo alcun cambiamento.
Non possiamo continuare così!
《Senti, Mina... Questa è l'ultima che... assaggio. Se non funziona dobbiamo cercare un altro modo.》le dissi con voce decisa.
Non mi era mai piaciuto fare da cavia e volevo fermarmi prima di prenderci gusto.
《D'accordo.》mugugnò lei, abbassando lo sguardo sul mortaio in marmo bianco che avevamo recuperato fra le cose di Nikolas.
Ci era servito molto nelle ultime ore: infatti, oltre a varie boccette con liquidi colorati, avevamo a disposizione foglie, ossa e tuberi di ogni genere.
《Perfetto.》Detto ciò, inclinai la beuta verso di lei, in un ironico cin cin, e, prima di cambiare idea, mi versai l'intruglio in bocca.
Subito percepii il sapore amarognolo delle radici e quello pungente del sangue di toro, che mi fecero distorcere le labbra in una smorfia di disgusto. Ma poi...
《M-Mina...》farfugliai, sentendo la lingua intorpidita.
Barcollai un poco, sbandando a destra ed a sinistra, facendo cadere boccette e libri, per poi appoggiarmi ai piloni al centro dello studio. Il vetro era freddo, lo percepivo sulla schiena, nonostante la maglia che mi copriva la pelle, però accolsi quel gelo con gratitudine visto che dentro stavo andando a fuoco.
《Kira? Che ti succede?》chiese la ragazza, accorrendo al mio fianco, con un'espressione di preoccupazione stampata in volto.
Scivolai lentamente a terra, sedendomi scompostamente e Mina s'inginocchiò accanto a me con le lacrime agli occhi.
《Io... credo stia... funzionando...》bisbigliai prima che i miei occhi si chiudessero e la mia coscienza fosse inghiottita da un'oscurità impenetrabile.

Alla mie orecchie giunse una voce, o meglio una moltitudine di voci evanescenti, ma, in qualche modo, familiari.
Chi siete?
Forse lo pensai solamente o forse lo urlai: comunque non ottenni alcuna risposta.
Ci hai abbandonati...
Noi ti volevamo bene e tu ci hai traditi...
Dovevi morire tu!
Aprii gli occhi di scatto, sconvolta da quelle parole, madida di sudore e con la mente confusa.
Che diavolo è successo?
Lentamente gli ultimi momenti mi tornarono alla mente e mi rallegrai istantaneamente: Mina aveva trovato l'intruglio giusto.
Ora dovevo solamente capire dov'ero.
E, soprattutto, come potevo raggiungere la grotta delle mie visioni.
A fatica mi girai su un fianco per poi mettermi seduta: la terra era fredda come il ghiaccio ed un vento insistente continuava a spirare, scompigliandomi i capelli sciolti e facendomi rabbrividire.
Sbattei ripetutamente le palpebre per mettere a fuoco ciò che mi circondava e capii di trovarmi in una grotta, immensa e scarsamente illuminata, ma pur sempre una caverna.
Mi alzai in piedi, spazzolandomi i vestiti, e, davanti a me, scorsi una specie di ponte, uno stretto arco di pietra che mi avrebbe condotto dall'altra parte. Infatti, mi ero risvegliata sul ciglio di un abisso di cui non riuscivo a vedere il fondo e l'unica strada possibile era proprio quel passaggio dall'aria innocua.
D'accordo...
Non mi sentivo per nulla tranquilla: avevo la pelle d'oca, un po' per il gelo che si annidava in quel luogo un po' per il terrore che mi pervadeva le membra. Inoltre, percepivo una presenza lì, assieme a me, in attesa, probabilmente, di una mia mossa.
Beh, non l'avrei fatta aspettare!
Iniziai ad avanzare a passi incerti, acquistando sicurezza metro dopo metro, tanto che, giunta al ponte, pensai di mettermi a correre.
Traditrice!
Una voce sibilante, ma chiaramente maschile, mi trafisse le orecchie non appena misi piede sul ponte in pietra scura.
《Chi sei?》gridai nel buio, senza ricevere risposta.
Hai fallito!
Un'altra voce sostituì la prima e stavolta era acuta e femminile.
《Fatti vedere, vigliacco!》urlai, continuando a camminare.
Sapevo che c'era qualcuno lì con me, però non riuscivo a vederlo: potevo solamente seguire le mie percezioni e fidarmi del mio istinto.
Ed il mio istinto stava gridando a pieni polmoni.
Uno scricchiolio sinistro mi fece abbassare lo sguardo e notai, con orrore, che il ponte si stava sgretolando lentamente sotto il mio peso.
Dannazione!
Iniziai a correre mentre la pietra si disgregava sotto i miei piedi, ma non riuscivo a raggiungere l'altra parte del crepaccio: era come se una forza invisibile mi trascinasse indietro, allontanandomi dalla meta.
Ma che diavolo...?
Scappa, codarda!
La voce si fece sentire ancora, però, stavolta non gli risposi: non avevo fiato da sprecare.
Dovevo correre altrimenti sarei caduta in quell'oscuro abisso senza ritorno.
Quanti ne hai uccisi?
La domanda mi colse totalmente impreparata tanto che persi il ritmo ed inciampiai come una stupida. Caddi a terra, ferendomi braccia e gambe sulla roccia, e sbattei la testa.
Rimasi sdraiata a terra per qualche secondo: intontita e confusa.
E quello fu il mio sbaglio.
Il ponte si sgretolò sotto di me e mi ritrovai a precipitare nel crepaccio senza fondo, che m'inghiottì come una bocca famelica.

Sangue di Lupo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora