5. Non aprire quella porta!

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Il motel sembrava molto più sicuro di qualunque altro edificio, dato che, a differenza degli altri palazzi, aveva ancora le porte e forse, in quelle che erano state camere, dei letti. Incominciarono ad esplorare i corridoi umidi, grigi e cosparsi di scartoffie di ogni genere.
Infine riuscirono ad arrivare a quella che era stata la sala della reception, una volta. Il bancone c'era ancora, spostato in un angolo vicino al muro sporco. La cosa che più spaventava i ragazzi erano le ditate rosse che erano rimaste impresse nel legno chiaro.
Quando si accorsero che al piano terra non c'era niente di interessante, optarono per l'esplorazione del piano di sopra. Nonostante la poca luce riuscirono a salire le scale senza incidenti.
Ai piani superiori c'era un lungo corridoio sui cui lati si aprivano varie porte bianche, graffiate o addirittura scardinate. Entrarono in ogni singola stanza, dalla numero 1 alla 102; la stanza in condizioni migliori era però, la 33. Quindi i sette vi entrarono lasciandosi poi cadere su una poltrona sporca che occupava quasi tutta la parete di sinistra.
Dopo poco tempo in quello stato, si accorsero di avere molta, molta fame. Il dolore allo stomaco per la mancanza di cibo li dilaniava, come una bestia che li stesse divorando dall'interno.
<< Chi va a cercare del cibo? Di sicuro ci sarà un distributore nei paraggi! >> osservò Erick. Gli altri annuirono, incoraggiati dalle parole dell'amico.
<< Sì, è sicuramente così. Deve essere così! >> lo assecondò Thomas. Sembrava convinto di ciò che stava dicendo.
<< Dovremmo scegliere un gruppo per scendere e cercare da mangiare, mentre tutti gli altri dovrebbero rimanere qui...sapete, non possiamo rischiare tutti...>> cercò di spiegare Nancy. Aveva ragione, ovviamente. Ma così non avrebbe certo invogliato il gruppo di ricerca ad andare a svolgere il proprio compito!
Dopo una richiesta di volontari andata a monte, decisero di tirare a sorte. Il gruppo sarebbe stato formato da Thomas, Erick e Lidia. Quest'ultima continuava ad imprecare sottovoce e a torcersi le mani fino a farle diventare rosse, quasi sanguinolente: era molto agitata. Non era una delle persone più impavide che potevano essere estratte.
Comunque, l'insolito terzetto scese ai piani inferiori, stando attento a non fare il minimo rumore. Dopo varie ricerche negli svariati corridoi, trovarono un distributore automatico, la cui solita luce bluastra si era già spenta da un bel pezzo.
<< E adesso? Che si fa?>> domandò Lidia, contesa tra la felicità di aver trovato del cibo e la paura di non essere sola con i suoi due amici.
<< Rompiami il ve->> cercò di dire Erick, che fu subito interrotto da Thomas.
<< Ho paura di fare troppo rumore così, e non sapendo chi si aggira per la città... bhe', dovremmo stare attenti e essere silenziosi come...come...>>
<< Un mandarino?>> propose Lidia.
<< Un mandarino? Ma cos... Okay, okay, lasciamo perdere! Allora, se non possiamo rompere il vetro possiamo provare a mettere una mano nel distributore attraverso lo sportellino>> Erick indicò la parte bassa del distributore automatico << Chi prova?>>
Silenzio.
<< Forza ragazzi! Mica avrete paura?>> li derise Erick.
<< Se sei così coraggioso, vai tu, no?!>> disse Lidia sorridendo scaltra.
<< Thomas? Tu non vuoi provare?>> tentò Erick.
<< No, non ci tengo! Lascio questo magnifico compito a te!>> Thomas rise, dando un cinque veloce a Lidia.
Erick si arrese e si accuccio' per vedere meglio lo sportellino; lo aprì e lentamente ci infilò la mano. Armeggio' un po' in quella scomoda posizione, con le mani che sfioravano rifiuti e strane cose mollicce e disgustose, ma non riuscì a prendere niente.
<< Dobbiamo rompere il vetro, altrimenti nessuno mangerà.>> disse sconsolato.
Allora i tre si fecero coraggio e, con uno sgabellino trovato poco lontano, ruppero il vetro in un mare di schegge lucenti ma polverose. Poi, Lidia infilò cautamente la mano tra le molle del distributore e prese tutto ciò che le sue mani le consentivano di tenere.
Alla fine, portarono nella stanza 33 merendine di tipi diversi, pacchetti di patatine e un bel po' di lattine.
<< E bravi i nostri ragazzi...apparte il casino che avete fatto rompendo roba...complimenti! >> li derise George.
<< George, muto come un mandarino!>> gli disse Thomas, quasi prendendolo in giro a sua volta.
<< Come un mandarino?>> si sforzò di capire George.
<< Lascia perdere...>> esclamò Erick.
**************

Ciò che rimaneva del pomeriggio, i ragazzi lo passarono a mangiare in completo silenzio. L'unico rumore era il crocchiare del cellofan che avvolgeva le barrette.
Nancy era seduta sulla poltrona verde che avevano trovato appena entrati nella 33; George seduto a terra con la schiena poggiata al muro; Lidia su una sedia vicino ad una piccola scrivania sporca; Calvin seduto sul tappeto al centro della stanza; Jack in un angolo insieme a Thomas ed Erick. Questi ultimi erano i più vicini all'unica finestra semidistrutta della stanza.
Ad un tratto, l'angoscioso silenzio fu fatto a pezzetti da delle urla molto forti, dei gemiti animaleschi e dei tonfi in strada. Gli amici si guardarono, occhi sgranati e bocca spalancata. Thomas spiò gli occhi di Erick. Quest'ultimo incominciò a scuotere la testa da destra a sinistra: "no, non fare cazzate!!!"
Invece Thomas si alzò da terra, liberandosi delle mani di Jack ed Erick che cercavano di trattenerlo per la maglietta; si avvicinò alla finestra ignorando i no mimati dalla bocca degli amici, e sbircio' fuori.
Per un attimo rimase impietrito, incapace di rielaborare nel cervello ciò che aveva appena visto, poi si riscosse e tornò a sedere nel suo angolino.
I suoi amici lo fissavano in attesa che parlasse. Ma il ragazzo biondo se ne stava a fissare il pavimento incredulo. Allora, anche gli altri si sporsero a guardare giù, verso la strada: molti esseri, delle stesse caratteristiche della ragazza che avevano incontrato nella loro scuola, si aggiravano tra auto e camion urlando e gemendo. I loro lunghi artigli sferzavano l'aria; le zanne schioccavano tra di loro in cerca di prede. Alcuni avevano un aspetto terrificante: pezzi di carne cadenti che lasciavano in bella vista i muscoli rossi, lucidi e guizzanti; sangue che colava dagli occhi, dalla bocca o dal naso; capelli mancanti e ossa scoperte; ferite in putrefazione. Ma la cosa peggiore era che quegli esseri erano senza ombra di dubbio carnivori. Anche se avevano sembianze umane...non erano affatto umani. Cosa era successo a quelle povere persone? Questo era ciò che tutti si chiedevano osservando quello spettacolo macabro e degno di un incubo.
Pensavano di essere al sicuro, invece qualcuno bussò insistentemente alla porta della stanza 33. E bussò, bussò e bussò.
<< Ho fame...>> fu l'unica cosa che disse la creatura dietro alla porta. Se gli esseri che avevano visto in strada sapevano articolare un discorso o almeno una parola, quello che stava bussando era uno di loro.
<< Non aprite quella porta!>> urlò Lidia tra le lacrime. Ma il mostro fuori dalla porta continuò a graffiare il legno con i suoi artigli da predatore.
Tutti erano terrorizzati.

Ciao a tutti! Piaciuto il capitolino? Comunque sappiate che in caso di commentare non bisogna stare muti come mandarini!😋
Lo so...sono una cretina...
Vabbe', bye bye a tutti!

Elis🌈

Preferiresti morire   ( #Wattys2017 )   (SOSPESA)Where stories live. Discover now