48. Mirror

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Quella notte, dopo aver incontrato Max, si erano sistemati tutti in un vecchio magazzino abbandonato. Il silenzio che c'era in quel posto era sconcertante, nonostante fosse enorme. Con tre piani, era forse più grande di un centro commerciale. I ragazzi si trovavano al secondo piano, quello centrale, ritenuto il più sicuro. Tutte le pareti erano grigie, tendenti al bianco smunto; c'erano tantissimi oggetti accatastati un po' ovunque; il pavimento era molto polveroso e sporco, eppure era lì che gli amici dormivano.
Lidia non aveva sonno. Era sdraiata accanto a Thomas ed Erick. Max e Clara erano poco distanti, sembravano già fidarsi al punto di dormire. Ma la ragazza teneva gli occhi ben aperti, ascoltava ogni minimo rumore: il ticchettio delle zampe di piccoli insetti, il respiro sommesso ed irregolare dei suoi amici, il vento che ululava fuori dalla finestra, le urla dei Rinati.
Lidia non ce la faceva più ad aspettare quel sonno così ritardatario, perciò si alzò lentamente. Si allontanò dal suo gruppo ed incominciò a vagare per l'enorme stanza in cui si trovavano. C'erano tantissimi oggetti, chissà, forse qualcosa di utile. Ormai non vedeva più i suoi amici, era troppo distante.
Ad un tratto, nell'oscurità Lidia scorse qualcosa di cilindrico e nero. Si avvicinò cautamente, il respiro trattenuto, i muscoli tesi. Scattò ed afferrò l'oggetto, già pronta a scappare in caso di pericolo. In un mondo così non bisogna mai abbassare la guardia.
Era solo una torcia. Una torcia! Forse funzionava! Lidia si rigirò l'aggeggio tra le mani, finché non trovò un pulsante tondo. Lo schiacciò e dopo un sonoro click un fascio luminoso illuminò la stanza, rivelando della polvere nell'aria. La ragazza fece muovere la luce da un angolo all'altro in cerca di pericoli, ma quando non ne vide si tranquillizzò e riprese la sua marcia esplorativa. Più avanti si imbatté in un orsacchiotto spelacchiato e macchiato di rosso. Si portò una mano sulla bocca prima di sfiorare il peluche. Era...caldo. Questo la fece rabbrividire ancor di più. Ebbe la sensazione che qualcuno la stesse fissando; si voltò di scatto, ma non vide nessuno.
Lidia passò avanti all'orsetto di stoffa, che sembrò quasi guardarla male con quei suoi lucidi occhietti di bottone. Stavolta, la ragazza si ritrovò tra le mani un carillon appoggiato sopra una pila di oggetti di varia natura. Il ninnolo era ben lavorato, dipinto con colori vivaci e scolpito in legno. Raffigurava la classica ballerina in punta di piedi, munita di vestitino elegante e scarpette lustre. Uno chignon raccoglieva i finti capelli della statuina.
Lidia sorrise, sopraffatta dalla malinconia della sua infanzia colorata e spensierata, tappezzata di matite, peluche, giocattoli ed abbracci. Lasciò perdere il carillon in poco tempo: troppi ricordi dolorosi. Il buio fu nuovamente squarciato dalla luce della torcia, che si posò su di uno specchio polveroso, ma elegante al centro della stanza. Il riverbero del raggio luminoso si riflette' sulla superficie lucida. Lidia si coprì gli occhi velocemente ed abbassò la torcia verso il basso, in modo che non desse più fastidio. Dopodiché, la ragazza si avvicinò mestamente allo specchio, un passo dopo l'altro, finché non vi si trovò proprio davanti, a soli pochi centimetri. Sulla cornice dorata dell'oggetto c'era un'etichetta che sfoggiava una parola piuttosto ovvia: "mirror", cioè specchio in inglese.
La ragazza ripulì con la mano la superficie riflettente, sentì l'attrito della polvere sulla pelle. Alla fine, Lidia riuscì nel suo intento: adesso poteva vedere benissimo il suo riflesso. Questo le fece particolarmente piacere, dato che erano giorni e giorni che non si guardava allo specchio. Notò che a parte lo sporco e le ferite, non era cambiata per nulla: solito naso piccolo, occhi verdastri e labbra carnose, lentiggini sparse un po' ovunque sul suo giovane volto.
La ragazza sorrise, perché vedere il suo riflesso le aveva riportato alla mente la vita tranquilla prima dell'apocalisse. Continuò a puntare lo sguardo sulla sua copia come impressa a fuoco nello specchio, a muovere una mano per vedere l'altra sé fare lo stesso. Si sentì bene, spensierata, per un attimo pensò di prendere l'oggetto e portarlo via insieme alla torcia, ma questa idea bizzarra si infranse non appena si rese conto che quello specchio era molto grande e, di conseguenza pesava troppo. L'avrebbe solo intralciata.
"Se non posso prenderlo, allora è il caso di godermelo ancora un po', tanto il sonno non arriva!", pensò Lidia. Fu così che continuò a guardare la sua copia, a fare boccacce e a ridere di sé stessa. Era una cosa stupida, che non faceva da quando era alle elementari, ma con l'apocalisse il divertimento era stato dimenticato, perciò poteva benissimo fare qualche stupidaggine pur di sorridere ancora un po'.
Quando fu stanca di quel gioco, si rilassò e rimase immobile a fissare l'altra sé riflessa lì davanti. Osservò ed osservò quello strano ritratto del suo corpo, sempre uguale, finché un'ombra non passò sfrecciando dietro di lei, o almeno dietro alla lei nello specchio. La Lidia reale sobbalzo', ma così facendo la torcia le scivolò dalle mani, cadde a terra e il vetro si frantumò in mille pezzi, la luce andò scemando, fino a spegnersi del tutto.
<< Cazzo...>> la ragazza si voltò, si guardò intorno strizzando gli occhi per scrutare meglio l'oscurità che adesso regnava intorno a lei. Cos'era quella strana ombra che aveva visto riflessa nello specchio? Mentre si poneva quesiti in silenzio, immobilizzata dalla paura, sentì una melodia venire dalla sua destra. Una canzoncina inquietante, meccanica. Il carillon con la ballerina che aveva visto poco prima! Era di sicuro quello che suonava. La ragazza prese coraggio.
<< Chi sei? Ragazzi, siete voi?>> chiese a bassa voce, ma comunque abbastanza alta da poterla sentire. Nessuna risposta. Lidia guardò verso la direzione da cui era venuta, dove a trenta metri circa più in là dormivano i suoi amici. Aguzzo' la vista, ma nonostante la lontananza e il buio, riuscì a vedere quattro sagome sdraiate a terra. Incominciò a sudare, dei brividi le scossero il corpo. Thomas, Max, Erick, Clara...dormivano tutti...
Lidia si mise a camminare velocemente verso il suo gruppo, la musica inquietante e stonata del carillon che le permeava le orecchie, il buio che le impediva una buona visuale. Accelerò ancor di più il passo, non si fermò, c'era quasi, solo altri dieci metri! Invece, l'orsetto di pezza di poco prima le rotolò tra le gambe. La ragazza urlò, ma cadde comunque, mentre una piccola figura usciva da dietro una pila di scatoloni. Mentre Lidia annaspava nel buio, sul pavimento un dolore lancinante le attraversò la gamba, sentì qualcosa di estraneo perforargli la carne. Urlò dal dolore, mentre sentiva qualcosa di caldo e liquido colarle dalla ferita aperta. C'erano delle piccole dita che le stavano stringendo la gamba. Gridò di nuovo, ma nessuno sembrò sentirla. Sarebbe morta, lo sapeva.
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Thomas aprì gli occhi di scatto. C'era qualcosa che non andava.

Ciao a tutti! Votate e commentate! Cmq, per ora l'idea migliore (oltre che l'unica😂) per lo speciale è quella di iladel! Continuate così! Grazie tantissime! #21 in fantascienza? Come è possibile? Il mondo gira al contrario o cosa? Non mi merito tutte queste attenzioni. Grazie tantissime! Vi adoro!😘💜
Bye bye!
ILTSASID7🌈

Preferiresti morire   ( #Wattys2017 )   (SOSPESA)Where stories live. Discover now