33. Non ero mai finito in prigione

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Prima di incominciare con il capitolo, vorrei scusarmi tantissimo per non aver risposto ai messaggi. Il fatto è che, non mi funziona bene Wattpad, quindi non posso rispondere, ma solo leggerli. Scusate!😜

Erick non era mai stato così male. Lo stomaco gli doleva, le palpebre pesanti come cemento. Riuscì comunque a svegliarsi dal suo intorpidimento, sbatté le ciglia per umidificare gli occhi e sperare in una vista meno sfocata. Cercò di mettersi a sedere, ma un dolore acuto e graffiante gli lacerò l'addome. Con un gemito si rimise supino a terra. Tirò un sospiro e si scoprì lo stomaco, arrotolo' la maglia poco sopra l'ombelico. Sulla pancia c'era una crosta di sangue rosso che incorniciava un buco, al suo interno un dardo affusolato e con una punta simile a quella di un ago medico.
Erick dovette prendere varie boccate d'aria per calmarsi ed accettare il fatto che era ferito, che non ce l'avrebbe fatta a rialzarsi. Doveva estrarre quella cacchio di pallottola.
Una lacrima gli scivolò sulla tempia, per poi andarsi a nascondere tra i capelli folti.
Osservò meglio la ferita, per capire come avrebbe potuto curarla. Fortunatamente l'estremità non appuntita del dardo sbucava di dieci millimetri dal buco sanguinolento.
Erick inghiottì rumorosamente la saliva, avvicinò le mani alla pancia. Fu un attimo: afferrò la pallottola dorata e la tirò via d'un colpo. Urlò disperatamente, per il dolore, ma fu anche felice di avercela fatta nonostante non conoscesse nessuna procedura medica a riguardo. Sicuramente quello che si era estratto non era un dardo vero, altrimenti non ce l'avrebbe fatta a liberarsene così facilmente!
Sorrise leggermente, ma ciò gli ricordò che non sapeva dov'era. Dove lo avevano portato? Ancora non si era guardato intorno.
Con molta fatica e uno spropositato dolore, si alzò ed incominciò a muovere dei lenti passi. Ancora non si era scosso il sonno e l'intorpidimento che gli velavano gli occhi e il cervello. Il dardo che si era estratto, che ora giaceva a terra, conteneva probabilmente delle sostanze soporifere. Quel bastardo di Peter!
Si trovava in una stanza in mattoni di pietra, il buio la avvolgeva, per terra c'erano delle macchie rosse e marroncine. Non c'erano finestre, né mobili. Niente di niente. C'era solo una porta in metallo su cui era stata costruita una finestrella munita di sbarre. Erick vi si affacciò subito, ma vide solo un corridoio tetro e malamente illuminato da torce. Sull'altro lato c'erano altre porte con finestrelle a sbarre. Altre celle come la sua.
Non gli rimaneva altro che sedersi sul pavimento e riflettere. Dove erano stati portati i suoi amici? Peter era davvero un cannibale?
Dopo solo due minuti persi a riflettere su domande senza risposta, Erick si alzò nuovamente e corse alla finestrella. Sapeva che non avrebbe dovuto urlare il nome dei suoi amici, ma lo fece lo stesso. La sua voce riecheggio' tra le mura intrise di dolore. Ma ad un tratto...
<< Erick? Sei tu?>>
<< Sì, Jack! Sono io! Oh, cavolo! Come sono felice che tu sia vivo! Dove sei?>>
<< In una stanza vuota. Da quel che ho capito ce ne sono tantissime altre in questo corridoio. Aspetta...voglio capire quanto sei lontano da me. Sporti una mano tra le sbarre della finestrella sulla porta.>> la voce di Jack non era molto lontana, o almeno così sembrava.
Erick guardò nuovamente il corridoio triste e cupo, poi eseguì gli ordini del suo amico. Il braccio sfiorò le sbarre fredde, si sporse e toccò il vuoto. Tasto' alla sua sinistra, ma sotto i polpastrelli sentì solo la roccia ruvida delle pareti. A destra...della pelle, dita, una mano! Il braccio di Jack!
Fu felice di sapere che il suo amico si trovava nella cella accanto alla sua.
<< Sai niente degli altri?>> chiese successivamente Erick.
<< Ne so quanto te. >> gli confessò Jack, un tono addolorato nella voce.
<< Comunque, credo che si trovino nelle celle vicino alle nostre. Devono essere vicini!>> Erick aveva un bisogno disperato di ottimismo, in quel momento di insicurezza sia fisica, che mentale.
I due ragazzi ritrovati, passarono più di un quarto d'ora a parlare, ipotizzare e farsi domande inutili. I loro chiacchiericci furono interrotti da una voce femminile, vellutata e coperta dallo stordimento.
<< Ragazzi? Siete voi che parlate?>> era sicuramente Lidia.
<< Oh, Lidia! Sì, siamo noi. Per ora siamo svegli solo io e Jack!>> gli rispose Erick, al colmo della gioia.
<< Quindi, per ora ci siete solo voi due? Erick, la stanza dove mi trovo è terribile. Come faccio a sapere se las mia cella è vicina alle vostre?>>
<< Allora, metti il braccio fuori dalla finestrella sulla porta e sventola lo un po'. Se toccherà i la mano di qualcuno di noi due...bhe', sai già il risultato.>> le spiegò Jack. La ragazza fece come le era stato detto. Gli altri presenti potevano sentire la mano sbattere contro la roccia e il metallo. Alla fine, Lidia ammise che non aveva toccato nessun braccio. Ciò significava che doveva essere piuttosto lontana da Jack ed Erick.
Dopo solo dieci minuti si svegliarono anche Kira e Thomas. Quest'ultimo era alla sinistra di Erick e alla destra di Lidia. Kira era tra Jack ed Ellie, che si svegliò cinque minuti dopo.
Il risultato finale fu solo caos. Tutti erano preoccupati e si chiedevano dove fossero o cosa ne avrebbe fatto di loro Peter. Dopo aver controllato dalle finestrelle sulla porta che non ci fosse nessuno nel corridoio, gli amici incominciarono a pianificare la loro fuga dalla morte certa.
<< Thomas, non è che potresti...>> tentò Kira.
<< No, del mio potere non se ne parla! Non so controllarlo ed è pericoloso! Inoltre, cosa potrei fare?>> rispose lui, dispiaciuto.
Ma c'era qualcuno che non badava ai discorsi dei compagni. Erick se ne restava appoggiato ad una parete della sua cella, qualcosa stava cambiando in lui. Sentì uno strano peso sul petto, una morsa gli strinse la gola. I suoi occhi divennero verdi, una strana luce vi balenò.
Erick sentì uno terribile dolore alla testa, barcollò fino alla porta e vi si buttò sopra ansimando.
<< Ragazzi...mi sta...succedendo qualcosa...>> riuscì a dire.
<< Erick, cosa c'è che non va?>> gli chiese Thomas preoccupato.
<< Ti capisco, Thomas! Ora ti capisco davvero!>> urlò disperatamente Erick. Dopodiché si accasciò a terra e si prese la testa tra le mani, ignorò le frasi interrogative o preoccupate degli altri. Un dolore pulsante e lacerante nacque dietro gli occhi, ora color dell'erba.
La pelle al centro della mano si sbriciolò, ma non sanguino'. Erick urlò per la paura, ma non per il dolore.
Uno strano arbusto verde era spuntato dal buco nel palmo, si era allungato sempre di più, vi erano nate delle foglioline; si era arrampicato sul metallo della porta ed era entrato nella serratura. Aveva girato un paio di volte, poi un click si era propagato nell'aria.
Erick non era più addolorato, bensì incredulo. Guardava a bocca aperta l'arbusto che ritornava nel suo palmo e spariva, il buco che veniva completamente chiuso dalla pelle ricresciuta. Era tornato tutto come prima, tranne la porta della cella, aperta sul corridoio male illuminato.

Ciao, cari! Non ho niente da dirvi, se non di commentare e votare!
Bye bye!
ILTSASID7🌈

Preferiresti morire   ( #Wattys2017 )   (SOSPESA)Where stories live. Discover now