La gita

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Prima di andarcene Nina mi chiese

-Gin, per quanto rimarrai fuori? Perché volevo mostrare la nostra camera a Raul, e la fantastica vista di cui godiamo?-
-Nina, ti possono bastare tre ore o quando torno devo prenotarmi un'altra camera?-
-me le farò bastare, Gin-

aveva un'aria molto maliziosa mentre mi rispondeva.
Speravo solamente, che avesse il buon senso di rimanere sul suo letto.
Camminavamo in silenzio, stavamo raggiungendo una barca che avevo prenotato, che ci avrebbe portato su un isoletta che pochissime persone conoscevano.
Ad un tratto Nick sospirò.

-ieri sera sei scappata, perché?-

Lo guardai attentamente, le sue mani erano chiuse a pugno, sembrava nervoso.

-perché tu dicevi cose senza senso.-
-Gin, ti dico che è assolutamente vero, quello che ti ho detto e la verità.-
-Nick, te lo chiedo per favore, smettila, io adesso devo concentrarmi, devo fare delle foto importanti ne valgono della mia carriera.-

A quelle parole, lui abbasso la testa, forse l'avevo ferito, ma che mi prendeva, perché lo trattavo così.
Salto su una barca

-Nick che fai? Questa non è la barca che ho prenotato, non c'è neanche il ragazzo con cui ho parlato.-
-non c'è perché gli ho dato una giornata libera, la barca e mia, è tu mia cara Gin, hai prenotato la mia barca.-

Il conto nella mia testa era partito, uno, due, tre.. respira, respira. Ma ormai il panico si stava impossessando di me. Saremmo stati solo io e lui, il mio cuore era un martello pneumatico. Sentivo tanto caldo. E credo che fossi diventata tutta rossa.

-Gin stai bene? Sei tutta rossa. Forse stai prendendo troppo sole.-
-e no no, cioè si fa caldo, forse è meglio che mi metto il cappello.-

cercai nella borsa ma non lo trovavo. Lui che ovviamente mi guardava, apri lo zaino e ne prese uno dei suoi, lo posò dolcemente sul mio capo, evitavo di guardarlo negli occhi, perché la mia pelle vibrava solo ad averlo vicino.
Dopo venti minuti ci ritrovammo davanti a questa scogliera. Io ero un po' sorpresa.

-scusami Nick, ma qui non c'è nessuna isoletta? Avevo visto delle foto ma..-

Non mi fece neanche finire di parlare.
-Gin, guarda quella luce che arriva da lì sotto.-

Guardai sotto e vidi che in effetti c'era un po' di luce.

-ok, quella è l'entrata.-
-quindi Nick vuoi dire che ci dobbiamo tuffare?-

Ma lui si stava già togliendo la maglietta, per un momento mi manco il fiato a quella vista, sembrava una di quelle statue, con addominali scolpiti, ogni suo muscolo perfetto, l'impulso era quello di toccare la sua pelle, di sfiorarlo, ma non potevo, e non dovevo. Uno, sarebbe stata un'avventura estiva, due punto fondamentale lui era pazzo.

-Gin, ma chi ti ha detto di questo posto? Perché in paese lo tengono molto nascosto, perché qui la natura e incontaminata.-
-ho le mie fonti.-

sorridevo e anche lui.
No, sbagliato, non potevo sorridergli, non volevo dargli false speranze.

-ok Gin ti dico come faremo, conterò fino al tre, e ad il tre ci tuffiamo, dobbiamo passare da quella luce che tu vedi è abbastanza veloce, quindi respira, uno..-

Ma io già all'uno, mi ero tuffata.
Quando si trattava di natura la mia curiosità oltrepassava ogni limite, l'avventuriera alla wilde ero io. Mi ritrovai nel giro di un minuto dentro l'isoletta. Pietrificata. Davanti a quello che sembrava un angolo di paradiso.

-ma te l'hanno mai detto che sei velocissima? Sinceramente mi hai fatto spaventare.-
-Nick è bellissimo!-

Più lo guardavo quel posto, e non so per quale motivo, quel posto mi sembrava così familiare.
Camminavo, avendo la sensazione, di aver camminato su quella strada. E più i miei piedi facevano un passo dopo l'altro più la sensazione di sentirmi a casa mi assillava. Ma perché se alla fine non c'ero mai stata?
Fotografavo ogni piccolo dettaglio, di quella natura incontaminata, era così maestosa, e aveva qualcosa di magico.
Da dietro il mio obiettivo, una cascata si fece largo.

-Gin, lascia tutto qui, ti devo far vedere una cosa-

Dietro la cascata si nascondeva una caverna. All'interno dei piccolissimi esseri la illuminavano.

-sono lucciole Gin, sai che si dice che da questo posto nasca la vita? Hai voglia di ascoltare questa storia?-
-si, ti prego Nick raccontami.-
-miliardi di anni fa, il Dio Lao, era l'unica entità al mondo. Viveva da anni da solo, lui era nato assieme alla terra, era pieno d'amore e lo riversava su tutto ciò che lo circondava, ma un giorno si sentì talmente solo, che verso una lacrima. Ma non era una lacrima normale, era una vera e propria luce.-

Mentre ascoltavo Nick, nella mia testa vedevo chiaramente quella sequenza d'immagini, era come esserci.

-era la luce dell'amore, e con essa genero i suoi figli. Una luce in realtà rappresentava due esseri, che si appartenevano, due anime gemelle. Lao sapeva che così non si sarebbero mai sentiti soli, perché l'uno apparteneva all'altro. Lao vide che ciò che aveva creato era buono e gentile, così decise di creare altri figli. Ad ognuno di essi regalò un pezzo di terra. E questo posto lo regalò ai suoi primissimi figli. Questo era il paradiso.-
-Nick è davvero una storia meravigliosa.-

Ero così emozionata da quel racconto che avevo tutti gli occhi lucidi, non so perché quella storia mi toccava così profondamente.
Lui che come al solito mi fissava, facendomi vergognare delle mie emozioni, mi accarezzo dolcemente la guancia. Io però mi allontanai.

-Nick, forse è meglio rientrare, si sta facendo un po' tardi-
-ok, però volevo chiederti una cosa, ti andrebbe di venire a cena con me stasera?- si vedeva che era nervoso mentre mi faceva questa domanda.
-Nick, voglio essere sincera con te, sono appena uscita da una storia, direi anche non bene, per un sacco di problemi che ci sono stati, e non ho voglia di iniziare neanche un flirt estivo, ho solo voglia di rimanere single e credo anche per un bel po' di tempo.-

Lui di scatto mi afferrò le mani

-tu non capisci, io e te siamo destinati, siamo anime gemelle.-
-Nick, non iniziare di nuovo con questa storia, sembrano frasi fatte, e poi sinceramente non credo a questa roba delle anime gemelle.-

Ancora una volta, l'avevo ferito, aveva lasciato le mie mani e si era colmato di tristezza.
Il viaggio di ritorno fu silenzioso, ed io non vedevo l'ora di scendere da quella barca.
Appena il motore si spense, l'unico desiderio di quel momento era poter scappare senza essere vista, ma la mia educazione mi costringeva a salutare e ringraziare.

-ti ringrazio Nick di avermi accompagnato, sei stato veramente gentile, e grazie per avermi raccontato quella magnifica storia.-

Ok era arrivato il momento di andarsene, ma non so perché i miei piedi rimanevano li inchiodati. Il pensiero di lasciarlo così triste, era come se il mio corpo non volesse andare via.

Lui mi fissava, e si avvicinava sempre di più a me, il mio cuore accelerava e sentivo il mio respiro affannoso. Le nostre bocche erano ad un centimetro di distanza, si sfioravano. Ok lo desideravo con tutto il mio cuore.

Destiny Where stories live. Discover now