CAPITOLO 82 - COLPI DI TESTA

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Quando uscimmo dal ristorante mi girava la testa.

Forse per il troppo vino o forse per quello che era successo in macchina poco prima.

Mi tremavano ancora le gambe e il rossore sulle mie guance non accennava ad abbandonarmi, come a volermi ricordare costantemente cosa eravamo stati in grado di fare. Ero stata titubante all'inizio, ma l'idea di fare qualcosa che potesse compiacere Harry e portarlo al piacere estremo era irresistibile per me e lui lo sapeva bene. Nessuno mi conosceva quanto lui.

Mentre mi trastullavo in quegli erotici flashback il telefono di Harry squillò. Il modo terrorizzato in cui guardò lo schermo mi fece venire la pelle d'oca e quando rivolse i suoi occhi ai miei la situazione non migliorò. Doveva essere successo qualcosa di grave. Era come se lui aspettasse da un momento all'altro quella telefonata ma, nel momento in cui era arrivata, non poteva realmente crederci.

Ora che ci pensavo, Harry mi era sembrato teso per tutta la sera. Non dimostrava di essere il solito spensierato ragazzo che prendeva ogni cosa alla leggera. Guardava il cellulare spesso e sospirava, di tanto in tanto.

Si allontanò da me, parlando a bassa voce. Io rimasi impalata vicino alla nostra macchina, nel parcheggio del ristorante, a chiedermi chi mai potesse essere a quell'ora della sera. Una morsa di gelosia mi attanagliò subito lo stomaco ma tentai di scacciala. Harry non mi avrebbe mai tradito.

Poi mi giunsero stralci di conversazione. <<Lo so che avevo detto di... non preoccuparti, troverò il modo... come potevo immaginare... certo che mi sta a cuore, cosa credi?>>.

Erano frasi spezzate e a malapena comprensibili che non avevano molto significato per me. Si capiva solo che era sorto un problema, e grave anche.

<<Dobbiamo andare>>. Trasalii alla voce imperiosa di Harry. Non mi ero accorta che avesse chiuso la telefonata.

<<Che succede?>>, gli chiesi salendo in macchina e allacciando la cintura di sicurezza. Harry non mi rispose. Uscì dal parcheggio sgommando e iniziò a correre come un pazzo.

<<Harry, mi stai spaventando. Vuoi dirmi cosa cavolo succede, per favore?>>.

<<Non ora Christine. Ho già un mucchio di pensieri. Non ti ci mettere anche tu, ok?>>, mi urlò.

Non potevo crederci. Eravamo tornati a questo?

Restai in silenzio per quelle che mi parvero ore, ma in realtà dovevano essere passati pochi minuti. Quando la mia ansia si fu leggermente placata, tentai un altro approccio.

<<Harry, ti prego. Dimmi cosa succede. Non ce la faccio a non sapere e a vederti così>>.

Lui sospirò e si passò una mano tra i cappelli, chiudendo per un istante gli occhi, come per raccogliere i pensieri o farsi coraggio.

<<Ho combinato un casino, ecco cosa succede>>. Quando parlò la sua voce era bassa e roca più del solito.

<<Che genere di casino?>>, mi azzardai a chiedere ancora.

Passarono svariati secondi e poi Harry parlò di nuovo. <<Abbiamo ricevuto una soffiata. La mia squadra, intendo. Siamo riusciti a scoprire il nascondiglio di quella banda di bracconieri di cui ti parlavo quella volta>>.

<<Quelli che ti hanno ridotto in fin di vita?>>.

<<Esatto, loro. Sarebbe un'ottima notizia... se non fosse che tra dieci minuti devo essere al mio alloggio, dove le jeep di tutta la squadra mi stanno aspettando>>.

In quel momento compresi. Che fine avrei fatto io? Come avrei fatto a tornare al mio campo, visto che distava due ore di macchina da lì?

Come se mi avesse letto nel pensiero Harry disse: <<Capisci ora che cazzo ho combinato? Non posso riportati indietro e non posso lasciarti nel mio alloggio... merda!>>. Il pugno che diede allo sterzo mi fece saltare sul sedile come se avessi avuto una molla sotto al sedere.

Poachers || H.S. Where stories live. Discover now