Per ritornare verso casa

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29 aprile 2018

"Proprio ora, adesso, che ho capito la strada

ho smarrito correndo le mie chiavi di casa"

Claudio passa lo straccio sul bancone e gli viene da sorridere a pensare che più di un anno fa, quando lavorava di notte come DJ in una discoteca famosa di Verona, se gli avessero detto che un giorno si sarebbe ritrovato a fare una cosa del genere si sarebbe messo a ridere di gusto.

Gli viene da sorridere perché comunque, anche se fare pulizie non faceva parte del suo lavoro, gli piace quello che ha costruito. Gli piace guardarsi intorno e rendersi conto che da solo, con le sue forze, è riuscito ad aprirsi un bar tutto suo. Un posto che lo fa sentire libero come la musica, da un po' di tempo a questa parte, non era più in grado di fare.

Doveva cominciare a capirlo prima di conoscere Mario, quando lavorare dietro quella console per lui era diventata una cosa meccanica, una cosa che non gli provocava più nessun tipo di emozione. Doveva capire che non era normale che avesse bisogno della presenza di una persona della sua vita, era il suo lavoro ed era qualcosa che gli doveva andare bene a prescindere dall'amore. Doveva capirlo e per fortuna lo ha fatto appena in tempo.

L'Urban, il bar che si aperto grazie ad un mutuo e i risparmi di una vita, gli da grandi soddisfazioni. Gli piace lavorare lì, gli piace fare il capo e gli piace mantenere il controllo su tutto. Ormai stava cominciando a sentire il peso dei suoi trent'anni e quel lavoro era l'unica cosa che lo teneva legato al suo passato da ragazzino svampito che viveva la vita alla giornata: non pensava di poterlo mai dire... ma gli piace sentirsi realizzato.

Paolo passa un dito sul bancone, poi se lo esamina con attenzione e annuisce. "Bravo, servo. Il bancone sembra decentemente pulito adesso."

"Coglione" lo riprende Claudio con una mezza risata.

Gli viene da sorridere di nuovo se pensa a quante serate ha passato al Berfi's con Paolo dall'altra parte della console e ogni volta si rende conto che quasi non è cambiato niente: Paolo c'è ancora, con la differenza che stavolta sta dall'altra parte del bancone del suo bar. È sempre il solito Paolo, sono tornati anche i suoi scleri sui ragazzi da quando lui e Mattia si sono lasciati. Non è durata molto, non è stato importante come pensavano che sarebbe stata e si sono lasciati pacificamente, in buoni rapporti e senza soffrirci troppo.

"Uhm, allora, Claudio..." mormora Paolo, schiarendosi la voce. "Come va oggi?"

Claudio sa benissimo dove voglia andare a parare, quando stamattina è uscito di casa pronto ad affrontare la giornata, sapeva che non sarebbe stata una giornata qualunque. Una delle tante giornate qualunque che cominciano, proseguono e finiscono tutte nella stessa maniera da più di un anno. O meglio, sapeva che lo sarebbe stata, sapeva che i pensieri sarebbero stati più o meno tutti gli stessi, ma sapeva che qualcosa di diverso ci sarebbe stato. Era inevitabile.

"Vuoi la verità, Paolo?" gli domanda Claudio con un sorriso tirato, mentre lascia cadere lo straccio sul bancone. "Va esattamente come andava ieri."

Con l'unica differenza, forse, che al contrario di quello che sperava... oggi fa male ancora un po' di più.

"Ho sentito il bisogno di vederti arrivare
son dovuto andare oltre per poter ritornare"

***

È sera tardi e Claudio e Mario sono stesi sul divano, stranamente vestiti e con Claudio steso a pancia in giù, in mezzo alle gambe di Mario. Tiene il viso a pochi centimetri dal suo e lo guarda, lo guarda in quel modo che a Mario imbarazza così tanto che non può fare a meno di coprirsi il viso con una mano. "Si può sapere che vuoi stasera?"

Come musica - Clario (Claudio Sona e Mario Serpa)Where stories live. Discover now