3 - Brass Knuckles

2.2K 75 2
                                    

Sbuffo quando sento la porta venir chiusa a chiave e mi siedo sul lettino un po' schifata. Non starò in piedi tutta la notte. Preferisco il materasso sporco di solo Dio sa cosa al pavimento ricoperto di insetti e altra roba a cui non oso pensare.

«Posso avere un po' d'acqua?» Urlo nella speranza che qualcuno venga in mio soccorso. Quando ormai accetto la mia imminente morte di sete entra Cooper il Bodyguard con la sua aria annoiata, il comportamento superiore a tutti, arroganza ed una bottiglietta d'acqua. La lancia ed esce senza dire nulla. E se mi fosse arrivata in testa?!

Probabilmente sarebbero stati tutti felici. Quanta energia negativa che gira nell'aria.

«Quante parole» bevo un po' d'acqua fissando la porta come se potessi incenerirla insieme a quel Bodyguard. Avrebbe potuto essere più gentile come minimo, sono ancora un cittadino di questa città vorrei dire. Anche legalmente. Osservo l'unica piccola finestra chiedendomi se il mio corpo ci passi, il vetro è rotto e presente solo più in un angolino, non ci sono sbarre, è solo una rete. Per quanto vorrei uscire da questa topaia provandoci mi farei male con il vetro, chissà quante infezioni potrei prendermi! Mi avvicino notando di essere troppo bassa per arrivarci, volendo potrei spostare il letto, ma nel profondo so di non voler uscire da qui. Se morissi starei meglio.

Sono crollata subito in un sonno profondo, ma il risveglio non è dei migliori. La forte luce del sole di prima mattina entra dalla fenestrella direttamente sul mio viso. Le mie lamentele non sono state le più innocue.

«Buongiorno» mi ci vuole un po' per riuscire a focalizzare la persona appoggiata allo stipite della porta blindata.

Alzo semplicemente il braccio come segno di saluto: «chiunque tu sia» sbadiglio.

«Hai fame?» Riconosco il gran Boss della Gang con un sorrisino troppo allegro. E lo sguardo che aveva ieri non era quello di una persona molto sorridente.

«No» nemmeno il tempo di finire di parlare che la mia pancia da il via ad un orchestra di brontolii: «O forse si »sbuffo soffiandomi i capelli dal viso.

«Andiamo a fare colazione» trattiene una risata.

«Posso usufruire di un bagno? O devo pisciare come i cani? - sbadiglio di nuovo - E il mio zaino, potrei riavere il mio zaino?» Solo l'immagine della mia roba dispersa mi fa salire il panico. Due oggetti voglio, e sarà meglio che ritornino tra mie mani.

«Si, si potrai usare il mio bagno e riavrai il tuo zaino» dice seccato e apre la porta per uscire. Come non detto, molto allegro. Mi guarda impaziente, ma è così divertente istigarlo. O almeno lo sarà fino a quando non mi taglieranno la testa.

Mi alzo lentamente e mi stiracchio un po' prima di seguirlo, cosa che lo fa sbuffare pesantemente. Calmo amico.

«Mmh... Brutta nottata?» Ridacchio seguendolo fuori da quel edificio abbandonato. Una smorfia mi viene spontanea quando vedo l'orribile stato del parcheggio, possiamo dire che se è una qualche specie di copertura potrebbe funzionare, non mi avvicinerei mai ad un posto del genere. A meno che non voglia drogarmi, sembra il posto ideale per un paio di canne.

«Non sono affari tuoi» nessuna emozione che varia il suo tono di voce. Monotono.

Saliamo su un'auto nera di cui non riesco a capirne la marca, ma solo per il fatto che sia grande la amo, potrei rubargli le chiavi quado si distrae e scappare. Pensavo avesse il suo autista personale, ma salì lui alla guida.

«Posso stare davanti o è riservato solo alle persone importati?» Borbotto con le braccia incrociate al petto guardandolo dal finestrino abbassato.

Rotea gli occhi e si passa una mano sul viso, sembra cercare di trattenere tutta la rabbia, e ciò mi fa solo ridere: «Sali davanti».

Vedo il mio zaino sul sedile e non ci penso due volte a saltare in macchina e prenderlo in mano, il solito ruvido tessuto e l'odore di cose miste che mi fa arricciare il naso. Sento il suo peso e sono sicura manchi qualcosa. Apro la prima cerniera pregando silenziosamente che tutta la mia roba sia ancora al suo posto, compreso il mio ciondolo, senza quello non potrei vivere. Spostai vestiti e altra roba che non ricordavo nemmeno di avere ma un sospiro di sollievo esce dalle mie labbra appena sento la catenella pesante e il ciondolo rotondo, mi lascio cadere all'indietro e lo aggancio al mio collo. Da lì nessuno lo prenderà.

Poi mi accorgo che la macchina è ferma. Il Capo mi sta osservando con la fronte corrucciata e un po' addormentato.

«Perché siamo fermi?» Non risponde e parte a tutta velocità sgommando mentre esce dal parcheggio.

«Mettiti la cintura» dice mentre cambia marcia e appoggia il gomito sul finestrino abbassato tenendo il volante con una sola mano. Mi perdo due secondi ad osservarlo con perplessità, l'aria che gli scompiglia i capelli e viso finalmente rilassato.

Non do tanto peso al suo tono scocciato e con una mano aggancio la cintura continuando a cercare meglio con l'altra mano. Magari è in un'altra tasca.

«Spero tu non soffra di mal d'auto» il motore rimbomba e la freccetta arriva a 180 all'ora.

Lo ignoro tranquillamente e guardo nell'ultima tasca: non c'è, le mie ipotesi sono confermate, manca uno dei miei oggetti più importanti.

«Dov'è il mio tirapugni?» Chiedo cercando di non cominciare ad urlare. Non hanno nessun diritto di prendere la mia roba, come non avevano nessun diritto di toccarla.

«Tirapugni?»

«Si, il mio tirapugni»

«Come mai avevi un tirapugni nello zaino?»

«Autodifesa» dico ovvia, è il primo ad avere un'arma sempre dietro, per quale motivo una ragazza non può?

«Come hai fatto ad averlo?»

«Non sono affari tuoi »sbotto battendo una mano sulla coscia.

«Ce l'ha uno dei miei uomini, te lo ridaranno questa sera, forse» prende una stradina in salita, curve su curve si susseguono e ringraziai chiunque sia lassù di non soffrire di mal d'auto. Gli lancio un'ultima occhiata arrabbiata prima di lasciarmi cadere sul sedile e perdere lo sguardo nella visuale della città scende sempre più in basso. Non ho la forza per ribellarmi o per litigare, meglio star tranquilli. Gli sto anche facendo un favore dato il suo visibile e costante stress.

Hoooolaaaaa people

Rieccomi con Ivory alla ricerca della sua roba.

Riavrà il suo tirapugni?
Perché è così importante?
E il ciondolo?

Scopritelo nel prossimo capitolo di Lily&Guns!

Lily&Guns Where stories live. Discover now