18 - Mother

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Sto percorrendo la strada che mi ero promessa di non calpestare mai più, con testa bassa, un passo dietro Cooper e con le mani in tasca. O meglio, speravo di non doverlo fare, l'avrei fatto solo in caso di qualche eccezione. Questa non doveva essere una delle eccezioni.
Mi sento delusa ma soprattutto tradita.
Stava andando tutto bene, ero riuscita ad avere un patto di tregua anche con Barbara. Mi fidavo di Brandon, come può avermi nascosto una cosa del genere? Ma probabilmente semplicemente non pensava fossero i miei familiari. No, sto solo cercando delle scuse.
Davanti a me si innalza la villa bianca, le luci sono ancora tutte accese e sull'uscio c'è Johnson con un sorriso gentile ed innocuo in volto.
Sembra proprio che l'abbiamo sottovalutato, e anche troppo.
"Lui non era nella cella?" Borbotto.
Mi sento senza anima, l'ultima volta che mi sono sentita così fu il giorno della morte di mio padre. In questo momento voglio solo rimanere sola, in una stanza senza nessuno con l'intenzione di pararmi.
"Era" annuisce Cooper.
"Ivory! Ti stavo aspettando -Johnson apre le braccia e mi stringe in un abbraccio che non ricambio, mi sento quasi schifata di toccare qualsiasi corpo- Hai fame? C'è dell'arrosto"
"Sto morendo di fame" annuisco senza dar segno di aver emozioni e lo seguo all'interno della casa. Potrei essere definita uno zombie.
Non ho la forza di guardarmi intorno come faccio ogni volta che visito posti nuovi, così mi lascio dirigere dai passi di Johnson davanti a me e Cooper alla mia destra.
Sento due voci femminili ridere e una maschile protestare, ma non ci faccio caso. Entriamo nella sala pranzo, alzo finalmente lo sguardo e vedo una figura famigliare a capo tavola oltre al figlio di John. Schiena dritta, gambe snelle accavallate, capelli rossi raccolti ordinatamente. Sempre la solita.
"Mamma?" La mia voce è spezzata, ha quasi paura di uscire. Si gira verso la mia direzione confusa e appena mi vede spalanca gli occhi.
"Ivory?" Dalla sua espressione sembra felice di vedermi. Corre verso di me, i suoi tacchi alti rimbombano nella stanza e il suo vestito costso a tubino blu le calza a pennello. Ha delle perle al collo e le stesse leggere rughe che aveva quando mi ha lasciata, fose un po' più accentuate.
"Quanto tempo tesoro, mi sei mancata così tanto" mi stringe tra le sue braccia ma non ricambio l'abbraccio, troppo sconvolta per poter poter muovere qualsiasi muscolo. Non posso credere che è sempre stata qui e non l'ho mai incontrata anche solo per sbaglio.
"Cosa ci fai qui?" Sussurro.
I miei occhi sono pieni di lacrime, non so esattamente per quale motivo, ma tra poco usciranno e non sarà la cosa più bella in questa circostanza almeno per me.
"Sono sposata, Ivory" ridacchia, alle sue spalle, una ragazzina si avvicina con una smorfia male nascosta in viso. I lunghi capelli biondi lisci, il viso truccato, elegante vestitino da poco di buono e dei sandali con il tacco non tanto alto.
"Chi sei tu?"
"È la tua sorellastra, piccola, Ivory lei è Charlotte, Charlotte lei è Ivory" annuisce e si siede accanto a suo fratello. Mi squadra dalla testa ai piedi con fare schifato.
Sembro la benvenuta, a quanto pare.

"Nathalie, lascia respirare la ragazza" dopo aver mangiato mi hanno accompagnato nella mia 'nuova stanza'. Mia mamma sembra non volermi lasciar stare. Sarebbe capace di dormire nel mio stesso letto se non facesse tutto questo contro voglia.
"Domani parleremo della tua vendetta tesoro, ora riposa, sarà una lunga giornata" Johnson esce dalla mia camera tenendo mia madre per mano. Sembra aver programmato tutto, anche le cose da dire, e se prima certe cose mi sembravano false, ora lo sembrano al cubo.
Non ho dormito tutta la notte, ho fissato il muro per tutto il tempo, o forse mi sarò apisolata un paio di volte, ma quando arrivò l'alba e i primi raggi fecero capolino nel cielo avevo gli occhi aperti.
"Tesoro, che occhiaie, devono essere coperte subito! -Mia mamma entra in stanza con un vassoio pieno di cibo- mangia, vado a prendere il mio correttore"
Poggia la colazione sul comodino ed esce di fretta cercando di correre su quei dannati tacchi che fanno un rumore incredibile.
Osservo la macedonia, il succo di frutta e il caffè con disgusto, non ho per niente fame.
"Eccomi! -mostra un tubicino color pelle- Spero sia la tua tonalità" sorride.
Svita il tappo e preme per far uscire un po' di correttore sul suo indice, lo avvicina al mio viso e picchietta sotto il mio occhio destro fino a farmi perdere la pazienza.
"Mamma, mamma basta -cerco di fermarle la mano- smettila di agire come se non fosse successo nulla!"
"Perché tesoro, cosa è successo?" La guardo incredula, non farà sul serio.
"È passato un anno e mezzo dalla morte di papà e mi hai lasciato da sola in quella cazzo di casa come se fossi un mobile vecchio da buttare! -le grido contro- so chi ha ucciso papà e Thomas, e Dio solo sa cosa succederà. E mi chiedi cosa è successo?!"
"Tesoro, non pensavo che..."
"Non pensavi che cosa? Eh? Che avessi dei sentimenti anche io? Che la mia vita sia una merda? Cosa?"
"Sapevo te la saresti cavata, Ivory, meglio senza di me"
"Non ti sei mai interessata a me. Dopo che te ne sei andata non mi hai mai chiamata anche solo per sapere se stessi bene!"
"Tesoro..."
"Nessun tesoro! Ho perso il lavoro, la casa e anche la macchina! Ho dormito su una cazzo di panchina per una cazzo di settimana!!"
"Perché non sei venuta da me?" Piagnucola. E le sue dannate lacrime di coccodrillo portano via lentamente i chili di trucco lungo le guance.
"E come?!" Le urlo proprio in faccia.

"Cosa sta succedendo qui? -Il caro figliolo entra in camera con un'espressione severa- perché stai facendo piangere mia madre?"
"Giusto per tua informazione è anche mia madre, ma sai cosa? Tienitela, e fatti trattare come ha trattato me"
"Giusto per tua informazione, a me non tratterà mai come ha trattato te, perché mi ama" parla con fare superiore.
Ci impiego due secondi ad alzarmi dal letto e sferrargli un pugno in pieno volto. Lo prendo per il colletto della sua camicia costosa e sferro altri destri fino a perdere il fiato.
Gli avrò solo rotto il naso, anche se avrei voluto molto di più.
Lo lascio cadere, ed esco dalla stanza lasciando alle spalle le urla spaventate di mia madre. Per me non si è mai preoccupata.
Una stanza ha la porta aperta, il bagno. Senza esitare ci entro e mi chiudo dentro. Ne Cooper ne Johnson prima di lasciarmi andare a dormire si sono preoccupati di sequestrare le armi. Guardo la mia mano destra, le nocche sanguinanti e dolorose.
Mi tolgo con delicatezza il tirapugni e lo lascio cadere nel rubinetto. Metto la mano sotto il getto d'acqua ghiacciata e stringo i denti.
Quel figlio di puttana non la passerà liscia.
Disinfetto le nocche e le fascio con una garza medica stringendo il più possibile.
Mi precipito in cucina, Cooper è a tavola con il cellulare in mano: "Dov'è Johnson?"
"Cosa hai fatto alla mano?" Mi squadra dalla testa ai piedi.
"Niente che ti interessi, dov'è Johnson?"
"Sono qui, cosa succede?" Arriva alle mie spalle il diretto interessato. Fresca aria da mattina, barba fatta e profumo di balsamo.
"Voglio che Larracuente sappia che mi avete rapita" incrocio le braccia al petto.
"Ma non ti abbiamo rapita" protesta Johnson.
"Lui. Lui deve pensare questo -sbuffo, mi sembra di parlare con un bambino- e voglio al più presto un incontro. Deve pagare per ciò che ha fatto"
"Come fatto" annuisce Johnson.
Prendo una mela e la mordo. Probabilmente faccio una smorfia quando stringo la mano destra ma cerco di ignorare il dolore e mi siedo su una sedia.
"Papà!"
"Harry, cosa succede?" Ecco il nome del caro figliolo. Johnson alla vista del sangue che esce dal naso del suo figliolo sembra spaventarsi.
"Quella puttana non può stare in questa casa!" Urla indicandomi. Puttana a chi?
Scoppio a ridere interrompendo qualsiasi cosa avrebbe detto Johnson: "Non ci posso credere, lui sarà quello che prenderà il tuo posto quando morirai? Si fa picchiare da una ragazza e non sa tenere una pistola in mano. Sei proprio ridicolo, Harry" pronuncio il suo nome con fare disgustato.
"Papà!"
"Che c'è? Non sai difenderti da solo?" rido e posso notare lo sguardo di Cooper attento e curioso alternarsi da me al padre e figlio.
"Arrangiati" Johnson gli manda un sguardo di fuoco e quando il caro figliolo prova a protestare il paparino gli mette una mano davanti la viso e si gira nella mia direzione.
"Da dove cominciamo, Ivory?" Dietro di lui Harry mi guarda malissimo, ma ciò che riceve in cambio è solo un sorriso di sfida.

"Ucciderò Brandon Larracuente con le mie mani, e nessuno mi fermerà"

Sì gente, la fine si sta avvicinando.

Stay tuned for the next chapter!!

:)

Lily&Guns Where stories live. Discover now