La libellula sulla schiena di Lauren era un completo schifo. Senza alcun dubbio, era l'unico tatuaggio di cui non era orgogliosa.
Era la disgrazia pura. Era anche il tatuaggio che più odiava.
Nonostante ciò, la pittrice le disse che le piaceva.
Cominciarono ad andare verso l'appartamento di Lauren in completo silenzio, la tatuatrice non poteva togliere lo sguardo dal polso ferito della giovane nemmeno per un secondo.
Si chiese come aveva fatto a sopportare il dolore, e se si fosse fermata a pensare a quello che faceva. Si chiese se la sensazione della lametta che attraversava la sua pelle l'avesse liberata, o se l'avesse sottomessa in un mondo oscuro dove il dolore diventava sempre peggio.
E, ancora più importante, si chiedeva perché l'aveva fatto.
-Lauren... -Doveva saperlo, perfino se quello non era il momento giusto.
-So cosa vuoi chiedere, Camila. Io farei la stessa cosa se fossi al tuo posto. -I suoi occhi fissavano la strada, o quello era ciò che sembrava.
Si chiese se Lauren stesse davvero guardando la strada, o se pensava solo a mondi senza senso come aveva fatto Howe. Si chiese se stesse guidando con prudenza, o se le facesse restare in vita per inerzia.
-Non mi ero mai sentita così sporca, Camila. -Raccontò, e anche se il suo corpo era lì, le lacrime che cominciavano a scendere sulle sue guance rivelavano che i suoi ricordi l'avevano riportata a quella sera. -... La sua paga non comprendeva, sai, penetrarmi, ma c'è stato qualcosa che è stato molto peggio di quello. È stato il modo in cui mi ha guardata, in cui mi ha toccata, quando alla fine mi ha lanciata sui vetri come se non fossi altro che un oggetto. Mi sono sentita schifata di come pagavo, del mio vecchio modo di lavorare, e mi sono chiesta quanti altri mi avessero guardata come lui. E l'ho odiato, Camila, l'ho odiato tanto quella sera.
Lei ascoltava attentamente, non volendo perdersi nessun dettaglio. Sapeva che quello era importante. Se la pittrice si era marchiata la pelle per quel motivo doveva esserlo.
-L'ho odiato perché mi ha fatta rendere conto del disastro di persona che ero stata.
-Lauren... -Voleva dirle di stare zitta, che lei non era un disastro, che doveva odiarlo solo per l'umiliazione che le aveva fatto sentire.
Lei non glielo permesse.
-Mi amo, Camz. Mi amo davvero. Da quando ho scoperto di avermi non ho smesso di farlo, ma anche le persone che più amiamo fanno degli errori. Io ho solo imparato a riconoscerlo.
Sospirò. Voleva interromperla, ma sapeva di non doverlo fare.
-Mi sono ferita perché sentivo Parker nel mio sangue, per tutto il mio corpo. Sentivo anche i miei clienti precedenti, i loro sguardi su di me, le loro dita che marchiavano la mia pelle... Dovevo tirarli fuori in qualche modo.
Non potè più trattenersi. Non potè davvero.
-Quella non era la soluzione, Lauren.
-Non lo era per te. Per me ha significato drenare l'odio che sentivo. -Chiarì, e parlava così pacificamente delle sue ferite che faceva quasi venire voglia di picchiarla per farla reagire. -... E poi, volevo che fosse una cosa superficiale. Mi è scappata un po' la mano, lo so, e mi dispiace, ma è stato l'unico modo che ho trovato per stare bene in quel momento.
Anche se non riusciva a capirla, non la giudicò. Non poteva farlo.
-Puoi promettermi che non succederà più?
-Posso prometterti che cercherò di far si che non succeda più.
-Non è abbastanza, Lauren!
Non la capiva, ma nonostante ciò si sentiva frustrata davanti alla situazione. Non voleva che Lauren si ferisse per altre persone. Non voleva che Lauren si facesse del male.

YOU ARE READING
La Tatuatrice di Libellule ||REMAKE|| Traduzione Italiana (Camren)
Fanfiction"Camila Cabello marchiava la pelle persone. Lauren Jauregui marchiò il suo cuore... Per sempre." *** Si dice che le belle storie non possano morire, quindi questo è il motivo per il quale pubblico ancora La Tatuatrice di Libellule. Il mio io del pas...