85

268 19 0
                                    

Camminammo in silenzio sulla ghiaia del cimitero silenzioso e afoso, mentre le poche persone presenti al funerale ci precedevano, quasi fossimo due comparse.

-Io... - mormorai, senza sapere come formulare il pensiero.

-Cosa? - Gabriel mi strinse più forte, cercando il mio sguardo.

-Non sono mai tornata da Claudio. Mia madre ha detto la stessa cosa, quindi, nessuno è passato a trovarlo, in tutto questo tempo – sorrise, scuotendo la testa, quasi avessi detto la più grande sciocchezza nella storia dell'intera umanità – che c'è?

-Mi sa che avrai una sorpresa – commentò, mentre, girando l'ennesimo angolo, tra tombe, lapidi e fiori appassiti, mi trovai di fronte alla cappella di famiglia. Sgranai gli occhi, perché dal vetro che proteggeva la serie di tombe polverose, riuscivo con esattezza a vedere quella di Claudio, piena di fiori, biglietti e peluche.

Lo guardai, sbigottita.

-Non sono tutti miei – sussurrò, con dolcezza, mi avvicinai alla lapide, la foto bellissima, bella come era stata bella undici anni prima, profumata di giovinezza, speranza, attesa, il suo sorriso mascalzone, gli occhi penetranti, di un colore unico, quello del cielo azzurro in piena primavera, i capelli in un taglio alla moda del decennio precedente, la grazia, la fila perfetta di denti bianchissimi, quella faccia che mi aveva fatto ridere, sorridere, emozionare e quella bocca sottile che aveva formulato milioni di parole per proteggermi, rincuorarmi, difendermi, farmi divertire, prendermi in giro, rimbrottarmi, aprirmi gli occhi, per mettermi al riparo dalle cose brutte del mondo.

Passai un dito sulla foto, freddissima, incorniciata nell'argento, i contorni del suo viso adorato e, per qualche secondo, mi girò la testa.

Gabriel mi venne in aiuto, sostenendomi, perché ebbi la certezza che stessi per svenire.

-Tutto ok?

Annuii, sentendo la bocca di sabbia, guardai i bigliettini, i ricordi che qualcuno aveva lasciato sulla sua tomba, conferendole una strana aria allegra e sbarazzina, del tutto in contrasto con il resto della buia cappella piena di gente morta da un'infinità di tempo.

Come la prima volta, come in quel preciso momento, sentii la sua mancanza, quasi fosse scomparso solo da pochi minuti. Il vuoto che aveva lasciato nella mia vita non era rimpiazzabile, non era riempibile, non era nemmeno spiegabile.

-Chi...

-I nostri amici. Possono essere passati anni, possono essere finite certe amicizie e certi rapporti, ma Claudio non è mai stato dimenticato. - lessi, ancora un po' confusa, qualcuno dei messaggi che erano stati lasciati, non nel corso degli anni, ma nell'ultimo mese. Una ragazza, solo qualche mese prima, aveva scritto: "Ti amo oggi, come undici anni fa, hai lasciato nel mio cuore un vuoto che nessuno potrà mai colmare. Mi manca la tua follia, la tua risata, le tue mani, il modo che avevi di farmi ridere, di  proteggermi, di prenderti cura di me, di amarmi. Mi manca amarti. Mi manchi tu, amore. N.".

-N? Chi è? - chiesi alzando lo sguardo dal biglietto verso di lui.

Il suo viso da uomo si distese in un sorriso pieno di ricordi e rammarico, mentre la mente scavava nel passato.

-La ragazza di Claudio – rispose semplicemente – lascia sempre un biglietto per l'anniversario della sua morte. Non ha mai davvero superato la cosa, era così innamorata.

-Sembra quasi che lo sia ancora... - commentai, sovrapensiero.

-Credo che una parte di lei lo sia davvero, anche se è sposata, adesso e ha avuto un bimbo lo scorso anno. Ma certi traumi non si superano mai.

Un gioco da ragazzi - PRIMO INSTALMENT DELLA STORIA DI GABRIEL E CHLOÉDove le storie prendono vita. Scoprilo ora