5.

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Quando mi svegliai al mattino, avevo il braccio che copriva il suo fianco e la sua testa sul mio petto. Stare in ospedale ci aveva allontanati, e sembrava che non fosse più abituata a dormire in quel letto singolo. Ne avrei dovuto comprare uno più grande il prima possibile, ma non era tra le mie priorità. Mi piaceva stare così vicino a lei, almeno sapevo che riuscivo a proteggerla tra le mie braccia mentre dormiva.
Si stava per svegliare anche lei, e il suo sguardo incontrò subito il mio. Era ancora un po' assonnata, ma era tipico di chi si era appena svegliato.
'Buongiorno' le sussurrai, con un sorriso.
Sembrava che tutto fosse tornato alla normalità, come se l'essere stati in coma non l'avessimo mai vissuto. Eppure era successo, c'era troppa tranquillità e non era normale.
Il suo sguardo cambiò in uno confuso. Forse, le era venuto qualcosa in mente e anziché darmi il buongiorno voleva chiedermi qualcosa, ma sapeva che le avrei risposto. Eppure, esitava nel dirmi cosa avesse.
'Qualcosa non va?' Chiesi, più confuso di lei.
Si alzò dal mio petto e si guardò intorno. Sembrava smarrita, sperduta.
Non era tornato tutto alla normalità.
Mi guardò di nuovo, e mi misi a sedere per poter capire cosa stesse per accadere.
'Tu chi sei?'

Aprii gli occhi di scatto e mi misi seduto sul letto.
Lo stesso sogno continuava a ripetersi ogni volta che chiudevo gli occhi, da quando ero uscito dall'ospedale.
Era passato qualche giorno, ma sembrava che fosse passato un secolo da quando non la vedevo, e di certo quel sogno non mi aiutava a ricordarla.
Non sapevo cosa fare per rimediare a quello che le era successo, alla sua mancata memoria.
Sarebbe tutto più semplice, se avessi qualche potere. Tutti sono cresciuti con i supereroi, con i loro poteri e le loro azioni buone per difendere gli innocenti e i propri cari. Quando si era piccoli, tra i maschietti c'era chi voleva essere Batman, chi Spiderman, chi Superman. Io volevo essere come Batman: sorvegliare tutta la città per cercare di sconfiggere tutti i criminali che ci vivevano.
Insomma, il sogno di ogni bambino: avere dei superpoteri, essere degli eroi, essere qualcuno.
Poi si cresce. La crescita ci porta via la maggior parte dei desideri che avevamo da piccoli: la magia non esiste, nessuno ci crede, e nessuno può essere un supereroe. Ci si può provare, ma nessuno assicura che andrà tutto per il verso giusto: avevo cercato di salvare Alice in ogni modo, ma ero riuscito a salvare più me stesso che lei.
Era crollata con me, e chissà dove fosse in quel momento. Ludovica non le avrà detto nulla su noi due, e probabilmente neanche della sua infanzia e della sua crescita. Manterrà il silenzio, come la maggior parte delle persone fa quando succede qualcosa di grave: cosa risolve il silenzio? Nulla, ma a volte può servire per evitare che succeda qualcosa altro.
Se Alice cercasse di avere a che fare con me, mi allontanerei subito da lei. Non avevo intenzione di farla morire a causa mia, e non avrebbe più dovuto rischiare insieme a me. Sarebbe vissuta nel silenzio, cosa che non le piaceva, ma non poteva ricordarlo: non ricordava nulla.

Guardai la sveglia sul comodino, e notai che erano le due del mattino. Non c'era neanche tanto freddo, quindi avrei potuto prendere un po' d'aria per rinfrescarmi le idee.
Andai in bagno e mi feci una rapida doccia, per poi circondarmi la vita con un asciugamano ed uscire dal bagno.
Appena ritornai in camera, Alice mi stava aspettando seduta, a gambe incrociate, su quello che poteva essere considerato il nostro letto.
'Ci metti sempre così tanto per farti una doccia?' Chiese, in tono sarcastico.
Mi avvicinai a lei, che non sapeva se rivolgere il suo sguardo sui miei occhi o sul mio petto.
'Ci metto sempre poco, lo sai' dissi, con sguardo malizioso, esattamente quello che aveva lei.
'Sembra un'eternità' continuò lei, prendendo le mie mani e facendomi sdraiare sopra di lei.
'Se non mi fossi retto sulle braccia, ti avrei schiacciata' le feci notare, ma a lei sembrava non importare.
Posò un dito sulle mie labbra e non riuscii a non sorridere. Sorridevo fin troppo, quando ero con lei.
'Zitto e baciami' disse, e non ci misi poco ad accontentarla.
Baciai il suo dito, che lei spostò subito dopo, e cominciai ad assaporare le sue labbra.
Non mi erano mai mancate così tanto, ed era chiaro che non riuscivo a stare senza di lei. Non potevo farcela, non sarei più stato me stesso senza di lei, non avrei più trovato pace.

Our All. ||Stefano Lepri||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora