Capitolo 16

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La portarono in una palazzina abbandonata, nella quale la situazione non era differente da quella di prima: dentro era tutto buio e non si riusciva a vedere niente.

Dakk estrasse una torcia ed invitò i suoi sgherri a salire per primi le scale. Una puzza orribile pervase il naso di Leia: c'era muffa un po' ovunque e i muri trasudavano umidità; enormi crepe si estendevano sulle pareti, dalle quali si staccavano consistenti pezzi di intonaco.

Il cuore della ragazza batteva sempre più forte ad ogni gradino che oltrepassava: difficilmente si era mai sentita così impaurita. Nel momento in cui il gruppo varcò la porta di un appartamento, Leia si rese conto che quella era una specie di base segreta: c'erano dei datapad e dei fogli sparsi su un grosso tavolo, schermi olografici, pannelli di controllo collegati a delle telecamere disseminate per tutta la palazzina e mappe appese alle pareti sudicie.

La principessa non fece in tempo a focalizzarsi su altri dettagli che i due alieni la spinsero in un'altra stanzetta e la chiusero dentro. Dakk entrò subito dopo.

«Che cosa vuoi da me?» chiese lei, spazientita.

«Mia cara, lei mi serve solo da esca per attirare suo marito. Non le torceremo nemmeno un capello -- sempre che lei decida di collaborare.»
A quelle parole Leia rabbrividì. La colpì soprattutto il fatto che quell'uomo, dall'aspetto apparentemente innocuo, riusciva a dire cose simili con un tono di voce estremamente pacato.

«Come fai a sapere che sono sposata?»

«Gliel'ho già detto. Io so molte cose di molte persone.»

«Comunque lui non verrà...» disse Leia, abbassando lo sguardo e sospirando. Quello la guardò con un'espressione indecifrabile: capì subito cosa la principessa intendeva.

«Qualunque cosa sia successa tra voi--» constatò, «--Lui verrà sicuramente. Se la ama davvero..

Forse era solo una sua impressione, ma a Leia parve che, in quelle parole, il tono di lui si addolcì.

«Durante la sua permanenza qui--» continuò Dakk, riprendendo lo stesso tono autoritario di prima, «--Lei potrà rimanere in questa stanza. Ma se tenterà di scappare... Purtroppo per lei, non ci saranno piacevoli conseguenze.»

Con queste parole, il contrabbandiere uscì e chiuse Leia a chiave dentro quella misera stanzetta, provvista di un semplice lettino, di un tavolino e una sedia. C'era una minuscola finestra sul muro, posta molto in alto, ed era anche piuttosto freddo.

La principessa si mise seduta e si strinse nelle braccia per scaldarsi.

Non aveva mezzi per contattare aiuto. Era completamente sola.

Scoppiò nuovamente in lacrime, permettendo che la risoluta principessa lasciasse nuovamente spazio alla ragazzina spaventata e fragile che era in lei.

Non poté fare a meno di riflettere su come quella situazione di isolamento e di paura, lei, l'avesse sperimentata tempo addietro anche sulla Morte Nera, in quella cella oscura nella quale Vader l'aveva confinata. Era più giovane, allora, dunque si sarebbe concessa il diritto di piangere anche più facilmente. Ma non l'aveva fatto. Non ne aveva avuto il motivo. Non le era importato affatto quanta paura avesse avuto, né quanto terribili sarebbero state le torture che le avrebbero inflitto per farla parlare, a costo di non tradire la causa per cui combatteva: se lei si trovava lì, su quella gigantesca arma di distruzione, era per salvare l'Alleanza e tutte quelle vite minacciate dall'Impero; e, se fosse morta, sarebbe stato per una nobile causa e la Ribellione si sarebbe riorganizzata senza problemi.

Non aveva nulla da perdere.

Ma adesso c'era ben altro in ballo. C'era l'uomo che amava. E il pensiero di morire, di perderlo e la paura di come lui avrebbe reagito, se mai non fosse riuscita a trovarla, la terrorizzava.

Fu solo in quei momenti di cupo isolamento che mise da parte tutti i cattivi sentimenti ed attribuì la colpa del litigio con Han anche a se stessa.

Realizzò che questa volta non sarebbe riuscita a salvarsi da sola.

Non era in grado di pensare a cosa fosse stato peggio: la sua morte, tentando di ribellarsi, o quella di Han, se fosse mai caduto nella trappola di Dakk per salvarla.

✖✖✖

Nonostante fosse notte inoltrata e per le strade non ci fosse anima viva, Han non riusciva a darsi pace.

Non riusciva a capacitarsi di aver detto quelle cose orribili a sua moglie, né di non riuscire a trovarla. Ma proprio quando tutto sembrava perduto, notò qualcosa di luccicante che brillava nel buio di un vicolo.
Il Corelliano si avvicinò e si chinò per raccoglierlo: era un orecchino argentato.

Si ricordò che Leia ne aveva un paio simile a quello.

Han non sapeva se essere felice per il ritrovamento di quell'oggettino o se temere il peggio per lei, ma concluse che in ogni caso doveva essere vicina.
Si alzò e notò che davanti a lui c'era la porta di una palazzina abbandonata; era semiaperta.

Un barlume di speranza si accese nei suoi occhi e, impugnato il blaster e con lo sguardo vigile, si decise ad entrare.

Imperfectly Perfect // HanleiaOù les histoires vivent. Découvrez maintenant