E P I L O G O.

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epilogo + sequel. (per il sequel leggere la nota finale, grazie).

 (per il sequel leggere la nota finale, grazie)

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🍒

C'è un momento nella vita in cui tutto prende una forma sbagliata: le figure degli oggetti attorno a te appassiscono, il tuo sorriso si affievolisce, i colori si spengono, le giornate sbiadiscono, i tuoi amici sono un vano ricordo, le tue emozioni diventano opachi e grigi, e la tua mente si spegne e va in black-out.

Devi sempre porti delle domande: "cosa ha permesso alla mia vita di traviare?"

E capisci che solo tu; la tua persona, le tue parole, la tua aura, fanno si che il tuo cammino diventi un miscuglio di spiacevoli imprevisti. Perciò ti crogioli nel senso di colpa, e ti penti delle tue azioni.

È soltanto colpa tua se la gente si allontana, portando via con sé un piccolo pezzo del tuo cuore, quindi sottraendoti un puzzle mancante alla definizione di "completezza". E non puoi fare altro che spalluce, e sciuparti ogni minuto che passa.

Tutti continuano a lasciarti solo, e tutti continuano a portarsi via una parte di te, finché non ti rimane più che il vuoto. Solo un'impercettibile senso di speranza e un falso mantra che persiste nel tuo cervello e nel tuo cuore, "farò qualcosa per farmi perdonare, e tornerò in me."

Ma alla fine sei troppo stanco anche per provarci, e diventa tardi per correggere i propri errori. E ti convinci che vivere nel dolore è meglio che vivere tra gente che non ti vuole più, e soffrire.

Inghiotti il rimorso e la bile che ti si è formata in gola, e lentamente ti rialzi, da solo. Prendi un grosso respiro e chiudi gli occhi imponendoti di farcela, perché, dannazione, sei forte. Perché non dovresti?

Indossi una maschera apatica e fai finta di stare bene, indifferentemente dall'affetto che i tuoi vecchi amici ti regalavano.

E la tua traiettoria continua impassibile.

Il riassunto di tutto questo monologo noioso, in conclusione, è; quando pensi di dover passare un abisso buio e senza via d'uscita, arriverà sempre quella persona, che sia presto o tardi, a porgerti una mano. Basta avere pazienza, coraggio e forza di volontà.

Ti chiederà se tutto va bene, e tu annuirai incerto. Il puntò, è che quella persona, capirà senza indugio che menti. E quando te lo farà capire, restandoti accanto senza dire una parola, beh. Tienila stretto a te.

Jungkook aveva ricevuto un messaggio, non una mano o un "va tutto bene?". Ed è la migliore benedizione che gli potesse mai capitare. Si sforzò a non dimostrarsi palloso e smorto, all'inizio. Ma poi tutto venne da sé.

Le sue dita scrivevano senza il suo comando o pensiero, agili e scorrevoli. Ridendo attraverso uno schermo. Sorridendo dietro a caratteri cubitali, e potendo finalmente essere sé stesso con una persona che neanche conosceva.

Taehyung fu la sua rosa in mezzo ad un prato scarmigliato. La parola in grassetto in un libro, o qualunque cosa voi la vogliate chiamare.

Gli ridiede indietro una parte di puzzle, e Jungkook la conservò gelosamente.

Alla fine, quel tanto giorno atteso era arrivato. Tae visualizzò il messaggio, li lesse tutti. Dal primo all'ultimo. Dal 20 dicembre fino al 18 giugno.

E mentre i suoi occhi catturavano ogni frase scritta, lacrime calde scorrevano veloci sulle sue guance, offuscandogli la vista.

Jungkook ogni giorno gli raccontava della sua giornata, e sembrava sempre felice, come se non stesse assolutamente soffrendo. Ma poi la piega della conversazione, peggiorava, e arrivava fino al "hyung, mi fa male il petto. per favore, torna. mi manchi. ti aspetterò."

E a quelle parole Taehyung perdeva altre lacrime e battiti.

Quando finalmente arrivò all'ultimo, era proprio mentre li stava visualizzando. Jungkook gli stava scrivendo, beh. Questa volta un addio.

Ma non lo biasimava mica, se n'era andato senza fargli sapere nulla. E il piccolo ne risentì molto.

Provò a digitare qualcosa, sul serio, ci provò. Ma nessuna scusa era abbastanza per non ferirlo.

Le sue mani tremavano, la stanza era metaforicamente inzuppata dai suoi singhiozzi sonori e la sua vista era appannata. E benché stesse provando un dolore insopportabile all'altezza del cuore, fece quello che continuava a fare da dicembre; buttare una seconda volta la batteria del cellulare, e lasciare un Jungkook ancor a più sconvolto di prima.

Non ricevette mai nessuna risposta, e il visualizzato rimase lì come ricordo della sua improvvisa presenza. E poi scomparse come foglie nell'aria.

Entrambi soffrivano, ma avevano deciso di andare avanti. Di rimanere impressi uno nella mente dell'altro.

Si sarebbero voluti per sempre bene, era una loro promessa taciturna.

Fine.



uhm, che dire. è la prima storia in quattro anni di wattpad che termino. grazie per tutto il supporto che mi avete dato. grazie tantissimo.

il SEQUEL uscirà a giorni, spero di poterci trovare la stessa quantità di persone che sta qui su fifty questions.

intanto potete andare a leggere pervert babyboy anche quella sui VKOOK!

grazie ancora, vi amo tanto.

❝ Fifty questions ❞  ━ VKOOK. Where stories live. Discover now