Definitely some kind of struggle, with himself

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Erano anni che non metteva le mani in quella scatola: dopo averla recuperata miracolosamente intatta dalle rovine di casa Hale, l'aveva sistemata con cura in uno scaffale, all'interno di un armadietto, senza prenderla tra le mani per paura di rimanere sopraffatto dai ricordi.

Era ancora esattamente come una volta: enorme, di cartone bianco e resistente, con un paio di scarabocchi all'esterno e le firme dei suoi famigliari, chiaramente più ordinate.
Derek la scoperchiò, avvertendo il cuore gonfiarsi di emozione. All'interno erano riposti gli oggetti più importanti per i membri della sua famiglia, come da tradizione.

Era un gesto che gli Hale si tramandavano da secoli: ogni persona doveva scegliere un proprio oggetto alla fine dell'anno e metterlo nella scatola; ognuno possedeva una propria scatola, così in caso di separazione o altro, sarebbero rimasti gli oggetti materiali a tenere vivo il ricordo di chi aveva partecipato a questo scambio.

Derek aveva ancora ben lucido nella mente il ricordo del ritrovamento del contenitore, qualche mese prima: era stata una sensazione fortissima, come se la sua famiglia fosse tornata a vivere.
Era proprio la sua, l'unica scatola sopravvissuta, dato che sopra il coperchio la firma sghemba di un bambino di cinque anni lo fissava di rimando.

Derek ne osservò il mucchio scomposto all'interno: c'erano i fermagli di Cora, le forbici da cucito di sua nonna, il pennello di sua zia, un giocattolo che Peter gli aveva rotto quando aveva dieci anni e decine e decine di foto.

Derek infilò la mano, scavando più in profondità e trovando una specie di tasca di velluto, che in tutti quegli anni non aveva mai avuto il coraggio di aprire.

«Hey! Malia è da Stiles ovviamente e io sono appena tornata dal giro di perlustrazione nel bosco. E' quasi l'ora di pranzo, ordino una pizza o... Derek? Mi stai ascoltando?».

Braeden si avvicinò al ragazzo con cautela, quasi senza farsi sentire. I suoi passi, per quanto felpati, non potevano però fregare l'udito di un lupo.

«E' dei miei famigliari. Un'abitudine che era solita tra noi Hale...» spiegò lui, notando lo sguardo interrogativo della ragazza.

Braeden posò una mano sul braccio muscoloso di Derek, accarezzandoglielo: «Mi dispiace che tu debba avere solo ricordi spiacevoli della tua famiglia...».

«Questa scatola mi regala solo ricordi piacevoli invece. Mi ricorda le cene di Natale e tutti gli scambi dei regali. Il giorno degli oggetti era sempre il 25 dicembre... mi manca questa tradizione. Magari... magari potremmo inaugurarla di nuovo domani, durante il compleanno di Stiles...» borbottò Derek pensieroso.

«Potremmo farlo. Ascolta, a proposito di Stiles, Malia mi ha scritto che io, te e lei dovremmo girare per negozi questo pomeriggio per comprargli i regali: ci saranno anche Lydia e Parrish con noi. Sinceramente non saprei che comprare, non conosco molto bene quel ragazzo...».

Ma la frase di Braeden scatenò qualcosa nella testa di Derek. Non era mai stato bravo con i regali e per la verità, non ne comprava da anni. Braeden non aveva mai chiesto nulla e lui, da pragmatico quale fosse, pensava che comunque farla vivere gratis nel loft fosse già un gran bel regalo.

Cosa poteva regalare a Stilinski, un ragazzo che stava per raggiungere il traguardo dei diciotto anni?

Forse l'unica soluzione era davvero quella di uscire con gli altri, anche se nel suo cervello albergava il deserto.

«Ok, riferisci pure a Malia che andremo anche noi. Sia lei che Stiles sono da Scott, giusto?».

«Stanno studiando con Scott e Kira, sì. Ottimo, allora le dico di inventarsi una scusa e raggiungere Lydia...».

Derek trattenne un ghigno: «Tze, Stiles non è stupido, avrà già capito che Malia scappa per comprargli un regalo... domani ce lo rinfaccerà sicuramente».

Braeden annuì allontanandosi, non prima di aver lasciato un bacio sulla guancia del suo ragazzo, che le sorrise leggermente di rimando, la discussione del giorno prima ormai superata.

Derek, comunque spinto da uno strano sentimento che poteva associarsi alla curiosità o alla nostalgia, si concentrò sulla tasca intatta per anni e senza nemmeno rifletterci troppo la aprì, estraendo un ciondolo con la Triskele come simbolo e una pietra scura al centro.
Derek si mosse per toccarla, ma una forza potentissima lo sbalzò con foga all'indietro.

Il ragazzo sorrise tra sé: aveva capito esattamente che cosa si trovasse per le mani e il volto di Stiles era l'unica cosa che riusciva ad associare all'oggetto.

-

Lo shopping andò alla grande per quattro quinti dei ragazzi.

Malia, dopo varie indecisioni, si era lanciata sul doppio regalo, ovvero il classico orsacchiotto gigante abbinato ad un braccialetto: Derek si era rifiutato di pagare quel peluche ma grazie ad una subdola tecnica attuata dalla figlia di Peter, il ragazzo si era distratto al bar, ritrovandosi l'enorme orsacchiotto sul conto.

Anche Lydia e Parrish avevano acquistato il regalo, senza avere poi troppe difficoltà e persino Braeden aveva trovato qualcosa.

L'unico rimasto a mani vuote era proprio Derek.

Fu per quello che il ragazzo, tornato col muso lungo dallo shopping, decise di salire in soffitta, aprire l'armadio dei ricordi ed estrarre il ciondolo: avrebbe spiegato l'indomani a Stiles cosa esattamente significasse quella catena, il potere che possedeva e a chi appartenesse.

Derek voleva regalare a Stiles qualcosa che lui potesse usare, ma che nello stesso tempo servisse anche al resto del branco.
Qualcosa di valore, di importante, non uno stupido orsacchiotto gigante di peluche.
E Derek era certo che quello sarebbe stato il regalo perfetto, il primo, da molti anni a quella parte.

-

Derek pensò che consegnare il regalo a Stiles, con il loft così pieno di sconosciuti, sarebbe stata un'impresa tale che in confronto le fatiche di Ercole risultavano una mera barzelletta.

Gli "under 20" dell'intera Beacon Hills si erano dati tutti appuntamento in casa Hale, anche se Lydia aveva giurato di non aver menzionato a nessun compagno di scuola del compleanno di Stiles, invitando solamente Mason, che però aveva semplicemente chiesto ad un paio di amici se volevano aggregarsi a lui.

Il paio di amici, che si erano magicamente moltiplicati in cento cinquanta, si stava scatenando a ritmo di qualcosa che definire musica sarebbe stato mancanza di rispetto nei confronti dei poveri timpani.
Perché nessuno ascoltava più la musica rock, preferendole l'accozzaglia di rumori spacca timpani che era la dance e che tra parentesi Derek odiava?

Derek e Braeden erano comunque gli unici due rimasti seduti, praticamente pietrificati sui divani: le luci fucsia fornite da Kira che avevano installato con l'aiuto di Scott con tanta cura quel pomeriggio, lampeggiavano frenetiche a ritmo di musica, tanto che Derek non riusciva nemmeno a tenere lo sguardo alzato per più di due secondi.

«Derek, non ci sarebbero un paio di frasi che dovresti dirmi?» urlò la ragazza, sovrastando il caos regalato dalle casse.

«Tipo?»

«Non so, magari "Braeden avevi ragione, non dovevamo organizzare nessuna festa" o "Ti chiedo scusa per non averti ascoltata", qualcosa del genere insomma. Non doveva essere solo una festa per noi del branco?».

Derek sbuffò. Nonostante tutto il fastidio che quella festa gli stava procurando, soprattutto alle sue povere orecchie, in fondo sapeva che era tutto organizzato per Stiles.
Doveva farsi perdonare dal ragazzo per molte frasi azzardate pronunciate in quei mesi e questo Braeden non lo capiva.

«L'importante è che Stiles si diverta. La festa è per lui, sono i diciotto anni, si merita un po' di svago. Lo meritiamo tutti...»

Braeden afferrò con noia uno dei tanti tumbler sul tavolino, versandosi del punch analcolico. «Sarà... io non sono d'accordo comunque. E poi non gli hai nemmeno comprato il regalo, se è per questo.».

«Hai visto anche tu, non c'era nulla che mi potesse interessare » rispose lui, afferrando una patatina da una ciotola lì accanto.

« Comunque, sembrava si aspettasse di non ricevere nulla da te. Secondo me sei stato troppo severo con i tuoi gusti: il regalo deve piacere alla persona alla quale lo consegni e non necessariamente a chi lo compra. Per esempio, tu potresti regalarmi una pistola nuova. A te non piace ma a me sì e per farmi felice me la compreresti lo stesso...» aggiunse Braeden, in tono piatto.

« Ora che ci penso non siamo riusciti nemmeno ad inaugurare la tradizione delle scatole, per colpa di tutta questa gente e poi te l'ho già detto, io non faccio regali...» tagliò corto Derek, pensando al ciondolo in soffitta.

Voleva trovare un momento libero per regalarlo a Stiles senza farsi vedere dagli altri, ma non sapeva quando poter attuare il suo gesto.

Derek alzò lo sguardo per un attimo, approfittando della calma delle luci, per scandagliare la stanza e cercare qualche potenziale alleato che potesse aiutarlo a isolare Stiles. C'erano sempre persone attorno a lui, c'era sempre Malia, che ballava sinuosa con lui, sorridendogli spesso. Doveva inventarsi qualcosa e alla svelta: Lydia non sembrava in vena di diversivi di alcun tipo, troppo impegnata a ballare insieme a Parrish, lo stesso dicasi per Scott, che aggregatosi a Malia e Stiles faceva in modo di insegnare a ballare ad una Kira praticamente priva di senso del ritmo.

Derek pensò di dover essere felice nel vedere Stiles così entusiasta, eppure qualcosa di aspro gli pizzicò nel petto. Malia gli aveva rubato per tutta la sera la possibilità di parlare con Stiles e di consegnargli il regalo e quello, per un ragazzo che non amava perdere tempo, era stato un grosso ostacolo.
Non poteva neanche pensare di "rubare" a sua volta Stiles, mischiandosi sulla pista e distraendo Malia, perché in fondo anche la cugina meritava un po' di divertimento.

Derek non avrebbe mai ammesso di aver immaginato la festa in maniera completamente diversa: solo il pack invitato in primis, tutti ballavano con tutti e lui creava dei diversivi per rubare il festeggiato e consegnargli il ciondolo.

Non che la sua fantasia avesse indugiato sul probabile sorriso che avrebbe illuminato il volto di Stiles, quel sorriso che Derek segretamente apprezzava, così come il sarcasmo pungente e il modo in cui Stiles lo consolava e...

No, quegli argomenti non dovevano nemmeno attraversare la sua mente, non in quel momento.

«Scott e Kira sono i peggiori ballerini sulla faccia della terra...» commentò Braeden aspra, fissando un punto oltre la scrivania.

Derek non poté fare altro che annuire: due più fuori tempo di loro erano difficili da trovare, soprattutto la kitsune. Almeno Derek sapeva di non essere un buon ballerino e se ne stava decentemente sul divano, risparmiandosi grandi quantità di imbarazzo.

Parrish e Lydia erano rimasti a chiacchierare in un angolo, entrambi con volti soddisfatti e imbarazzati, mentre chi davvero si scatenava sulla pista erano Liam e Mason, i più giovani del gruppo.

Braeden sbuffò di nuovo, sorseggiando il punch.

«Me ne andrei a dormire. Ormai la festa dura da due ore e mezza, credo sia sufficiente. Potrebbe essere un pretesto per cacciarli tutti».

Derek era semi d'accordo con la ragazza, e pronto a raggiungerla nel letto così da poter scacciare la massa di adolescenti che gli ronzava attorno, quando la sua visuale venne ostacolata da un paio di meravigliosi occhi color ambra e la musica si calmò, suonando una canzone rock, ma romantica.

Forse solo il fatto di pensare così insistentemente ad un modo per distrarre Stiles, aveva portato il ragazzo direttamente da Derek.

Malia sbucò accanto a Stilinski entusiasta, distruggendo la già fragile bolla di entusiasmo del cugino, rivolgendosi verso Braeden.

«Me lo concede questo ballo, bella dama?» il suo sorriso era contagioso per chiunque, tranne che per la mercenaria.

«Seriamente Malia?».

«Dai! Muoviti! Non vuoi divertirti un po'?», chiese, tendendole la mano.

Braeden ci rifletté su per qualche secondo. In fondo il sorriso di Malia era davvero contagioso e a fare la parte della musona ci rimetteva solo lei. Poteva lasciarsi andare, per una volta. E poi Malia era la cugina di Derek, quindi faceva solo un piacere al suo ragazzo.

« Va bene, andiamo...» si arrese, lanciando un finto sguardo di sopportazione verso Derek, che le rimandò un altrettanto finto sguardo annoiato.

In realtà il ragazzo stava urlando internamente, perché finalmente Stiles era lì, accanto a lui e non l'avrebbe lasciato andare da altre parti, prima di avergli consegnato il regalo.

«Woah Derek, la gente si sta divertendo! Proprio tu sei riuscito a mettere in piedi una festa entusiasmante! Non ti senti orgoglioso almeno un po'?» urlò, stravaccandosi sul divano decisamente vicino a Derek, dimenticandosi della regola degli spazi personali, che Derek spesso usava con lui.

«Mason ha invitato tutti. A me sarebbe bastato solo il branco, sinceramente. La festa è comunque per te e visto che ti stai divertendo, non posso lamentarmi».

Stiles sorrise all'inaspettata confessione dell'amico, posandogli una mano sulla spalla, sinceramente colpito.

«Grazie Derek, davvero. Non credo di poter mai smettere di complimentarmi con te per questo. Insomma, sei sempre stato un lupo solitario in fondo e...» Stiles si interruppe, ficcandosi un pugno in bocca per non ridere sguaiatamente.

Derek scosse la testa, il cuore che mancò un battito: quella del lupo solitario era una delle battute più gettonate dalla sorella Laura, durante la permanenza a New York e il ricordo fece sorridere il lupo.
Stiles venne scosso da altre risatine silenziose, prima di avvicinarsi ancora di più al lupo mannaro, piazzandogli il proprio cellulare davanti al naso.

« Guarda! I vecchi membri mi hanno mandato tutti gli auguri e io ho mandato loro le foto del loft. Isaac, Ethan e Danny dicono che sembra la festa organizzata dai gemelli lo scorso Halloween, Cora è sorpresa dal fatto che tu abbia acconsentito a ridicolizzare il loft e Jackson chiede se hai per caso ricevuto una botta in testa...».

Derek sorrise, un pizzico di nostalgia gli pervase il cuore al pensiero della sorella lontana. Gli mancava quel gruppo e soprattutto quello che aveva creato lui con Isaac, Erica e Boyd.

«E' solo un po' di tregua, prima di re immergerci nella caccia alla Desert Wolf. Non cullare false speranze...».

«False speranze? Io? Pfft, stai parlando con la persona sb- ehi! Guarda Malia e Braeden come si scatenano!».
Stiles puntò il dito verso le due ragazze, che a ritmo di una chitarra miracolosamente sbucata tra tutta quella dance, ballavano scuotendo i fianchi e muovendo a ritmo perfetto le braccia.

Se le loro ragazze stavano ballando così vicine e in maniera così intima, anche loro avrebbero potuto imitarle, pensò Derek, maledicendosi solo un secondo dopo.
Lui doveva consegnare il ciondolo e basta. Tutta quella vicinanza di Stiles, il suo odore fresco e allegro che esplodeva nella stanza, stava mandando il suo essere stoico in cortocircuito.

Non è che Derek dovesse pensare in maniera più dolce del solito al ragazzo solo perché aveva superato i confini del suo spazio personale.
L'idea era assolutamente off limits.

Non per l'istinto di Derek, che fu il principale responsabile della sua frase biascicata quando Stiles gli si avvicinò di nuovo, per mostrargli i messaggi degli amici: «Hai un buon profumo...».

Stiles congelò sul posto.

«No, non intendevo dire... cioè, puzzeresti se fossi triste, perché la tristezza ha un brutto odore, però hai un buon profumo, dato che sei allegro, ecco». Derek si chiese quando esattamente il suo filtro bocca- cervello si fosse spento.

«Amico rilassati! Sembri me nei momenti imbarazzanti... e poi avevo capito cosa intendessi» mentì Stiles, ridacchiando e fissandolo con dolcezza.

Derek abbassò la testa, chiedendosi perché tra loro due apparissero momenti assolutamente teneri quando entrambi meno se lo aspettavano.

«Oddio!».

Stiles indicò un punto verso il finestrone, dove si notavano chiaramente le figure di Lydia e Jordan, più vicine del solito.

I due profumavano di zucchero ed esitazione, constatò Derek: il ragazzo non si sorprese, quando Lydia baciò con fervore l'altro, che ricambiò con altrettanto entusiasmo.

«Sono carini, non trovi?» ammise Stiles, sorridendo ampiamente, tanto che gli si formarono delle rughe attorno agli occhi.

«Si certo. Lo Stiles di qualche anno fa si sarebbe messo a piangere...».

«Lo Stiles di qualche anno fa è cresciuto. Non sono più il ragazzo imbranato di prima... e poi ho anche fatto crescere i capelli. Non che tu abbia notato queste cose, sicuramente. E poi Lydia è una sorella per me. Certo, una parte di me sarà sempre legata a lei, perché sono stato ossessionato da lei per anni... però preferisco che il nostro rapporto si sia evoluto fino a diventare fraterno. Amo Lydia, ma come una sorella e per lei è lo stesso. Siamo un po' come Harry ed Hermione, se capisci il riferimento...».

«Ok...ho capito».

Derek ammise che lui non aveva visto poi così tanti cambiamenti in Stiles: era sempre coraggioso, senza timore di affrontarlo e leale, disponibile e una persona della quale potersi fidare.
Una persona che aveva bisogno di un certo ciondolo, che se Derek avesse aspettato ancora a consegnare, probabilmente non avrebbe mai ricevuto.

Fu solo un attimo di relax, quello che fregò Derek per il resto della serata.
Non sapeva come esattamente fosse accaduto ma si ritrovò in piedi accanto al divano, con qualcuno che lo stava usando come palo da lap dance.
I capelli disordinati di Stiles gli solleticarono la parte anteriore del collo e Derek si trattenne dall'impulso assurdo di arrossire, mostrando invece un volto imbronciato, il migliore del suo repertorio.

«Che staresti facendo?Mi disturba questo ballo, smettila!» chiese lui, piuttosto imbarazzato, mentre i bassi della musica gli trapanavano le orecchie.

«Ballo con te, no? Dai Derek sciogliti un po'!».

«Adesso mi sciolgo nell'acido se non stai fermo. Almeno fai in modo di cambiare canzone, questa robaccia dance mi disgusta!» sbottò lui, tornando per un attimo il solito scorbutico.

Derek si aspettò che Stiles lo respingesse, buttandosi sulla pista con Malia, invece lo Stilinski scoppiò a ridere, lasciando un certo gusto dolce in bocca, così diverso da quello salato delle patatine che stava mordicchiando qualche minuto prima.
« Certo che sei divertente, quando vuoi...».

«Perché, è divertente sciogliersi nell'acido?».

«Avevo capito il senso della battuta seppur macabra, Derek...dai adesso balliamo!».

Ma prima che il ragazzo potesse pensare qualcosa di assurdo del tipo strusciarsi addosso a lui, Derek lo afferrò per il polso, trascinandolo verso le scale, approfittando del fatto che nessuno stesse facendo caso a loro.

«Ci stiamo imbucando?»ridacchiò Stiles, seguendo l'Hale.

«Non hai bevuto... hai solo dimenticato di accendere il solito filtro "bocca – cervello, vero?» borbottò Derek, scuotendo la testa per quella frase davvero stupida uscita dalla bocca dell'altro. Come se lui volesse imbucarsi con Stiles quando aveva Braeden a disposizione.

La reazione contraria dell'animo a quel pensiero assurdo, lo spaventò a tal punto da dimenticare l'intero scambio di battute.
"Stiles off- limits" era la parola d'ordine, se l'era promesso.

Derek lo trascinò per tutta la scalinata, finchè non aprì la porta della camera con l'armadio e la scatola aperta ben in vista.

«Chiudi la porta Stiles...» disse Derek in tono fermo.

Stiles obbedì, senza proferire parola: la bocca gli si stava asciugando e una strana agitazione aveva iniziato a pervaderlo senza motivo su tutto il corpo.

«Stai iper ventilando?» chiese Derek, sinceramente preoccupato, dandogli le spalle e chinandosi per tastare all'interno della scatola.

«No, no, sto bene... sto cercando di convincermi che rimanere chiuso in questa stanza che, se mi permetti sembra non essere mai stata usata, con te come unica compagnia, non sia assolutamente un motivo di agitazione...».

«Oh, per favore, vieni qua e meno storie...».

Stiles si avvicinò all'altro, genuinamente curioso, accucciandosi nella stessa posizione di Derek e osservando la scatola.
Il ragazzo trattenne il respiro.
C'erano decine di piccoli oggetti e fotografie che riempivano completamente il contenitore: Stiles ne osservò qualcuna riconoscendo con piacere e tenerezza un Derek bambino, Cora, una donna imponente che probabilmente poteva essere Talia e una ragazza sbarazzina, decisamente Laura Hale.

Non ne capiva il motivo ma quelle foto gli facevano pizzicare gli occhi. Stiles tentò di deglutire, impossibilitato dal nodo che gli si era formato in gola.

Derek prese in mano un taschino, sfilandone il contenuto con un sospiro sommesso.

«Questo è un ciondolo molto importante per me. Apparteneva a mio padre, che in pochi sanno non essere un lupo mannaro».

Stiles lasciò semplicemente che Derek parlasse.

«E' un ciondolo regalatogli da mia madre, che l'aveva ricevuto a sua volta da Deaton. Lui...lui spesso creava opere per noi, come il contenitore di legno dove adesso riposa la nogitsune... comunque... non è importante. Quello che voglio dirti è che mio padre era uno degli emissari del nostro enorme branco, insieme a Deaton e... questo ciondolo era indispensabile per lui, perché aumentava di molto la possibilità di maneggiare il sorbo, il vischio o altre sostanze.
Ora credo che lo debba prendere tu. E' molto potente e il nostro branco è sempre in pericolo, come vedi.
Ti reputo una delle persone più intelligenti che abbia mai conosciuto, quindi questo strumento non potrà fare altro che aumentare questa tua evidente intelligenza.
Sei tu l'emissario del branco, adesso, quindi... questo è tuo.
Auguri Stiles, so che ne farai un buon uso...».

Derek non distolse una volta gli occhi dal ciondolo e Stiles non riuscì a distogliere una volta lo sguardo dal volto concentrato di Derek.
Un sorriso leggero sfiorò Stiles, che incredibilmente non sapeva cosa dire.
Era difficile contrastare i suoi sentimenti, dopo un discorso di quella profondità. Stiles però non poteva cedere, sarebbe stato un guaio altrimenti.

«Non posso credere, ti ho ammutolito! Se avessi saputo fosse stato così facile, l'avrei fatto mesi, anni fa...» disse Derek, alzando il proprio sguardo verso l'altro, un po' titubante.

«Io... non so che dire. La cosa che mi ha stupito di più è che tu mi hai appena fatto il discorso più lungo da quando ci conosciamo... non credevo riuscissi a parlare così tanto...».

«Ed eccolo... non riesci a vivere senza ironia, vero?».

Stiles si fece serio tutto ad un tratto, tendendo il collo in direzione dell'altro.

«Beh, mettimela tu al collo, che aspetti? Così diventa come una sottospecie di rito di assegnazione, o qualcosa del genere...».

Derek alzò un sopracciglio, più divertito che irritato, avvicinandosi ulteriormente all'amico e posandogli la cordicella nera del ciondolo attorno al collo pallido, ritraendosi leggermente, per osservare il volto soddisfatto dell'altro.

«Detto in confidenza Derek, questo è il regalo migliore che qualcuno potesse farmi per i diciotto anni davvero...» disse Stiles, rigirandosi il ciondolo tra le mani, prima di lasciarlo goliardicamente cadere contro il petto, il magone ormai svanito.
Il materiale freddo del ciondolo gli fece venire i brividi, quando ebbe un minimo contatto con la parte sinistra del petto del ragazzo, all'altezza del cuore.

«E' utile. Nessuno deve sentirsi più debole o inferiore, nel nostro pack. Le ragazze sanno cavarsela da sole, i ragazzi sono tutti esseri soprannaturali e poi ci sei tu, che non hai alcuna protezione... o meglio non avevi...».

«Ho una mazza da baseball!».

E Derek non trattenne più la risata che teneva nel petto, che uscì dritta e possente dalla sua gola per finire nelle orecchie di Stiles, provocando l'ennesimo sorriso al ragazzo.
Stiles abbassò lo sguardo, chinandosi per soddisfare la sua curiosità e vedere esattamente come fosse Derek da giovane, quando una foto lo bloccò sul posto.

Talia Hale stava abbracciando in maniera terribilmente fraterna una donna che aveva i suoi stessi occhi e i suoi stessi capelli sbarazzini, anche se più lunghi.

Il mondo si fermò per un istante. Perché al piano di sotto ascoltavano ancora della musica? Perché c'era un'aria di divertimento, quando la sola vista delle donne in quella foto doveva suscitare solo dolore?

«Tu...tu la conoscevi?»Stiles prese tra le mani la foto, la bocca dello stomaco completamente chiusa e il nodo in gola tornato, ancora più forte di prima.
Non voleva piangere Stiles, anche se non poté evitare che gli occhi si inumidissero.

«Lei? In un certo senso sì. Lei e mia madre si frequentavano spesso. Non te l'ho mai rivelato, ma era così. Sapeva della mia natura e non... non mi aveva mai fatto pesare la licantropia. Tu me la ricordi tantissimo: avete lo stesso senso dell'ironia e lo stesso sguardo profondo e...oh, Stiles guarda!».

Derek indicò un punto verso il basso ventre di Claudia Stilinski, dove un evidente gonfiore risaltava, quasi come il sorriso largo e sincero che mostrava la donna.
Poteva essere incinta di almeno sette mesi.

«Quella è stata scattata poche settimane prima che tu nascessi...» sussurrò Derek, notando come, sul punto che indicava col dito, fosse caduta una goccia.

Derek alzò lo sguardo, avvertendo un singhiozzo: Stiles stava piangendo.

«Io...» Derek rimase sconvolto, perché Stiles non doveva piangere in un giorno così di festa come quello del suo compleanno.

«Sono un idiota...forse guardare le foto è stata una pessima idea...» disse l'Hale, scuotendo la testa, con i fantasmi del passato che lentamente riemergevano.
Claudia Stilinski non era l'unica donna scomparsa in fondo, nella foto.

«N-no Derek... io sono stato contento di rivederla felice in questa foto. E poi sono conscio di non essere l'unico a soffrire, perché purtroppo entrambe le donne in questa foto sono morte...non ho mai conosciuto Talia...m-ma credo che fosse una donna meravigliosa e i suoi figli ne sono una conferma...».

A volte entrambi dimenticavano quanto fossero simili, per certi versi.
A volte dimenticavano che il contatto umano fosse l'arma più semplice per consolare qualcuno.
Non questa volta.

Non questa volta, perché Stiles cinse Derek in un abbraccio, avvertendo le braccia possenti dell'altro contro la sua schiena, il Triskele che si stava scaldando, contro la sua pelle bollente.

Non avevano mai scambiato un abbraccio in tutti quei mesi nei quali si erano conosciuti, poi odiati, poi erano diventati alleati e poi...?

I due rimasero in piedi e in silenzio per pochi secondi, che per entrambi sembrarono ore.
Derek riceveva comunque molti abbracci, in quegli ultimi periodi, più del solito da quando stava con Braeden.
Baci, strette di mano, sesso.
Ma nulla gli sembrò così intimo e dolce come quell'abbraccio con una delle persone che più lo capiva, alle quali era legato da qualcosa che aveva terrore a definire.

«Grazie per aver messo a disposizione il loft, grazie per la festa, grazie per il ciondolo, grazie per tutto... è il compleanno più bello che potessi chiedere... » disse Stiles, staccandosi dall'abbraccio che aveva lasciato Derek un po' stordito.

Stilinski capì subito perché: «Oddio... lo so che tu non sei proprio tipo da abbracci ma insomma, io faccio così con gli amici, no?E poi e inutile far finta di starci antipatici o non preoccuparci l'uno per l'altro, perché tu mi hai cercato per due giorni interi quando ero scomparso, durante il periodo della possessione e io sono andato fino in Messico per te. Siamo amici Derek, possiamo comportarci da tali senza nasconderci, no?...».

Derek guardò la mano tesa di Stiles, quasi come se si stessero presentando per la prima volta.
La strinse, alzando gli occhi al cielo, facendo tacere le voci dell'animo che gli suggerivano che la parola "amici" non bastava a definire quello che erano sempre stati l'uno per l'altro.

«Va bene Stiles. Amici...».

«Ottimo! Beh, sarà meglio che io vada, comunque, perché Malia si starà chiedendo dove siamo finiti. e anche Braeden, credo...».

Stiles si allontanò sorridendo in direzione di Derek un ultima volta, prima di scendere.

Derek si riscosse dai propri pensieri, vedendo l'altro che si allontanava: ad essere sincero, si era dimenticato della presenza di altre persone in casa.
L'unico essere umano che contava in quel momento era Stiles, il suo amico Stiles.

Who Owns My Heart (ITA) #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora