You need me to survive which is why you're not letting me go

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I passi di Braeden rimbombarono sordi nel silenzio della stanza, simile alla quiete presente nell'intero loft.
La ragazza, nonostante la calma apparente, si sentiva come se la sua anima fosse stata sballottata dal mare in tempesta: il tutto perché Derek non c'era, di nuovo.
Non che lei avesse comunque voglia di parlare con lui, dopo il rifiuto del giorno precedente.
Non era paranoica come la Malia di quei giorni, però aveva anche lei una sensazione strana che le suggeriva che qualcosa tra lei e Derek non stesse funzionando come credesse.
Quello che andava piuttosto alla grande, suo malgrado, era il suo lavoro di psicologa improvvisata di Malia, che stava ancora piagnucolando in camera sua alternando i lamenti al frastuono di oggetti rotti.

«Potrebbe pensarci sua madre a consolarla...» pensò in un folle momento, prima di ricordarsi che era proprio la donna una delle minacce della città in quel momento, oltre ad essere un'assassina della peggior specie.

Solo qualche ora prima, Malia si era svegliata decisamente più allegra, tentando di abbinare alla bell'e meglio i propri vestiti.

«E per quale motivo?» aveva chiesto Braeden.

«Oggi è il mio quarto mesiversario con Stiles – aveva risposto lei, piena di entusiasmo, come se le avessero regalato un nuovo palloncino – e Lydia dice che bisogna festeggiare queste ricorrenze, anche se sembrano stupide... ».

«Io non ho intenzione di festeggiare nulla di simile con Derek. Neanche ricordo quando ci siamo messi esattamente insieme...».

Malia l'aveva rimproverata con lo sguardo: « Beh, dovresti. Lydia dice che consolidano la coppia...Scott e Kira hanno sempre festeggiato e hai visto quanto è stabile la loro relazione! Comunque pensavo potessimo passare la giornata da qualche parte, in santa pace. Lydia è con Parrish e Scott è con Kira, perché ho chiesto loro di lasciarci da soli».

«Sembra saperne tante, quella Lydia» aveva constatato Braeden, sovrappensiero.

«Certo... soprattutto sembra conoscere bene Stiles. I due sono migliori amici ora, anche se lui ha avuto una cotta lunga anni per lei... non sono gelosa della loro amicizia ma meno stanno insieme, più mi sento tranquilla...».

Braeden a quel punto aveva mostrato il suo migliore sorriso, o almeno ci aveva provato: «Stiles oggi avrà occhi solo per te, tranquilla».

Erano passate due ore da quel dialogo e di Stiles non si era vista l'ombra.

Il portone del loft si aprì per qualche minuto, prima di richiudersi di scatto, con le voci divertite di un paio di ragazzi che scemavano.

Una di quelle era senza dubbio di Derek.

« Derek?» chiamò Braeden, scendendo le scale di corsa. Il ragazzo era apparentemente tornato al loft in compagnia di qualcuno, per uscire di nuovo, senza nemmeno avvisare.
Malia raggiunse la ragazza e solo in quel momento il suo olfatto fine la stupì, decisamente in negativo.

«Stiles è stato qui...».

«Cosa?».

«Stiles è stato qui... è appena andato via con Derek...» ribadì la ragazza, guardando Braeden con chiaro disappunto e frustrazione sul volto.

«Magari ti sta preparando un pranzo da qualche parte e si sta consultando con Derek...» tentò Braeden, incredula di aver ideato una bugia così plateale, tanto che neanche lei ci credeva.

«Forse è così... che ne dici, lo seguo? Probabilmente però sarà una sor- ehi... c'è anche l'odore di Scott qui...».

«Allora sta definitivamente preparando qualcosa...» si tranquillizzò Braeden, posando una mano sulla spalla della ragazza.
Malia tornò di sopra, contenta, aspettando che Stiles la richiamasse per trascorrere insieme la loro giornata.

Il cellulare della ragazza non squillò una volta in tutta la giornata.

-

«Perché hai una maglia di Scott addosso?» chiese Derek, salendo in macchina e mettendosi comodo su quella Jeep che tanto odorava di vecchio e di Stiles.

Bastò un semplice scambio di occhiate con lo Stilinski, pratica che stava diventando sempre più frequente, in effetti, perché Derek capisse le sue intenzioni.

«Perché hai voluto far credere a mia cugina che con noi ci fosse anche Scott? E poi dove mi stai trascinando?».

Stiles sorrise fiero, fissando gli occhi verdi del beta con orgoglio.
«Ok: uno, smettila di leggermi nel pensiero, sei inquietante; due, stavo per raggiungerti al loft, quando ho avuto la strana sensazione che qualcosa mi seguisse: sono sceso dalla macchina e ho trovato delle impronte simili a quelle che aveva notato Braeden tempo fa... ho fatto due più due e...indovina chi stiamo per catturare, Derek?».

L'entusiasmo di Stiles parve tutto, tranne che contagioso. Derek lo fissò in malo modo, afferrandolo per i capelli e sbattendolo senza premure contro il volante.

«Sei diventato un completo IDIOTA? Volevi davvero imbatterti nella Desert Wolf da solo? Ma allora tutti i piani che calcoliamo meticolosamente ogni giorno a che servono Stiles, a pulirci il culo?».
Derek era davvero furioso, le narici dilatate e le zanne acuminate che spuntavano contro le sue labbra. Anche gli occhi si erano colorati di blu.
Mancava poco che si trasformasse completamente.

Stiles lo fissò incredulo, le pupille che si erano dilatate di poco, stupito dalla reazione del lupo mannaro.

«Ehi, calmo! Avevo il sorbo... t-ti sei davvero preoccupato per me?».

La maschera che Derek tanto aveva costruito, quella che lo rendeva un ragazzo stoico, impermeabile alle situazioni drammatiche, era crollata come un castello di carte, perché i ricordi del sogno che lo martoriava ogni notte erano ancora vivi e lucidi nel suo cervello.
Il solo pensiero che quell'incubo sarebbe potuto diventare realtà gli avevano fatto perdere il controllo.
Stiles non doveva farsi niente, questa volta. Aveva rischiato di essere ucciso da Peter, era stato paralizzato dal Kanima un paio di volte, aveva sempre rischiato la vita per i suoi amici ed era stato addirittura posseduto da un demone.
Questa volta, nonostante stupidi sogni che Derek aveva il timore fossero premonitori, il ragazzo doveva rimanere al sicuro.

Per non parlare dell'odore di Stiles, così simile a quello che aveva annusato la sera precedente, quando l'aveva spiato dalla finestra, senza nemmeno capire il motivo del gesto: profumava di zenzero il ragazzo, di quel piccante così simile all'odore dell'avventura, ma non solo. Sotto traccia si poteva facilmente sentire qualcosa di più dolce, lo stesso odore degli innamoramenti ancora nascosti.

Nonostante quegli odori che si mescolavano nelle narici di Derek, rendendo Stiles uno sprezzante del pericolo che chiaramente sembrava provare sentimenti per qualcuno, il lupo non riusciva a separare le proprie pupille da quelle del ragazzo, come se i loro sguardi si fossero incollati.
Non era il sentimento di protezione che provava per Scott, o per Lydia o per qualsiasi altro membro del branco... o per Braeden.
Quella era paura pura e semplice. Paura che l'intraprendenza di Stiles, contro un nemico così difficile da sconfiggere come la Desert Wolf, non bastasse a salvargli la pelle.

Fu quando il lettore delle cassette si attivò, inondando la macchina di una melodia tipica degli anni '80, che Derek riuscì finalmente a distrarsi, voltandosi per fissare il finestrino con insistenza, e naturalmente il paesaggio che scorreva davanti ai suoi occhi tornati verdi.

«Certo che mi preoccupo per te idiota. La prossima volta chiamami se incontri qualsiasi mostro, non importa a che ora del giorno o della notte. Puoi essere un emissario e magari portarti dietro quintali di sorbo, ma non hai la forza di noi lupi, e lo sai».

Stiles si costrinse a stringere più forte il volante sul quale aveva sbattuto la testa poco prima, tanto da avere le nocche bianche, per non rispondere a quello che Derek gli aveva appena blaterato e soprattutto per provare a trattenersi dall'esplodere di gioia.

Perché era così importante per Stiles che Derek si fosse confidato così? Perché credeva che quella confessione rubata fosse una svolta nel loro rapporto di amicizia?
Stiles spesso e volentieri viveva di intuizioni che si erano rivelate successivamente corrette.
Anche la sua di maschera, la pretesa che per Derek nutrisse solo una forte amicizia, stava crollando.

«Sai che è la cosa più dolce che tu mi abbia mai detto? Non credevo che il sourwolf fosse così gentile...» ridacchiò, fingendo di prendere in giro il ragazzo seduto sul sedile del passeggero.

«Sono gentile con chi voglio bene... ».

Questa volta Stiles frenò davvero di botto, rischiando di mandare entrambi a sbattere contro il vetro anteriore della Jeep.

«Rettifico, questa è la cosa più dolce che tu mi abbia mai detto, quindi smettila, altrimenti mi fai cariare i denti e seriamente Derek, sai quanto costano i dentisti oggigiorno? Troppo, per i miei gusti...» sbottò Stiles, ripartendo e tentando disperatamente di non pensare alle migliaia di farfalle che svolazzavano nel suo stomaco e che probabilmente Derek, con i sensi super sviluppati da lupo mannaro, già aveva avvertito. Doveva mischiare i suoi sentimenti ad un'altra emozione, meno pericolosa...
La rabbia, ecco, quella sì che poteva essere perfetta.

Stiles manovrò il volante con foga, avvertendo lo sguardo curioso di Derek su di sé.
Arrabbiati, arrabbiati, si disse il ragazzo.
Usa la rabbia come ancora, proprio come usava fare Derek tempo pri- oh no.
Un altro paragone con Derek.
Non di nuovo.

Derek rimase muto come un pesce per tutto il resto del tragitto che li condusse al limitare della foresta, vicino ai resti della vecchia residenza Hale.
Aveva notato l'animale proprio in quella zona, l'ultima volta.
Stiles scese dalla macchina, spiegando a Derek tutto il percorso che credeva l'animale avesse compiuto ma l'Hale non ascoltò una sola parola.
Quella era stata la prima volta per il lupo, che aveva ammesso a se stesso di essersi dimenticato il filtro bocca- cervello al loft.
Non aveva mai confidato a nessuno dei suoi amici di voler loro del bene, men che meno a Stiles.
Questo voleva dire frequentarlo così assiduamente? Diventare un sentimentale come il ragazzino?

-

Il loft completamente buio e dieci chiamate sui rispettivi cellulari riaccolsero Derek e Stiles appena tornati a casa: né Braeden, né tantomeno Malia sembravano essere nei paraggi.
Stiles si stravaccò comodo sul divano di casa Hale, l'oggetto di mobilia che più preferiva, tirando un grosso sospiro.

«Non posso credere di aver speso una giornata intera a dare la caccia a quell'essere, senza aver trovato nessuna traccia. Una giornata, Derek! Stamattina era nel bosco, sono assolutamente certo! Sai quanto tempo mi ha fatto perdere?»
Derek si sedette accanto al ragazzo, in maniera decisamente più composta rispetto all'amico.

«Non dirlo a me, Stiles. Non hai idea di quanto avrei voluto trascorrere la giornata in maniera più tranquilla...» sbottò Derek, quasi rinfacciandogli il giro per la foresta che li aveva impegnati tutto il giorno.

«Beh, ma la caccia alla Desert Wolf è comunque un' attività che riguarda entrambi da vicino, no? Insomma, la mia ragazza cerca l'animale perché è sua madre, e la tua...non so perché, ora che ci penso».

«Non lo sa nessuno, Stiles. Non l'ha detto nemmeno a me» confidò Derek, un po' deluso sistemandosi più comodo sul divano, il braccio che sfiorava quello di Stiles.

«Davvero? Credevo che tra i due piccioncini non ci fossero segreti... in fondo la fiducia è la prima base di un rapporto, e nessuno dovrebbe saperlo meglio di te. Io mi fido di Malia, anche se a volte non riesco a capire se fa sul serio o meno, sarà per la sua natura di trickster...».

«Ci sono molte cose che Braeden non sa di me...» disse Derek, in tono piuttosto piatto, evitando che la frase "che invece tu conosci" uscisse dalla sua bocca.

«Beh, siete insieme da poco, dalle tempo...e poi ha già vinto un premio, no? E' l'unica ragazza che non ha tentato ancora di tagliarti la gola e scusa se ho utilizzato la tua solita espressione. Certo, c'era Paige, ma quello è un altro disc-» Stiles chiuse la bocca all'istante, certo di aver oltrepassato un limite invalicabile.

Derek si voltò verso di lui, le iridi verdi che brillavano in maniera così lucente che Stiles non riuscì ad evitare il rossore che gli accarezzò le guance.

«Come sai di lei?» chiese Derek in un sussurro, gli stessi occhi che si erano fatti più tristi.

Stiles meditò per un nanosecondo di raccontargli una frottola, ma era impossibile mentire ad un lupo mannaro. E poi, si era ripromesso di non voler più mentire a Derek, perché il ragazzo non meritava un trattamento simile da nessuno: faceva così fatica a fidarsi delle persone e a volte Stiles credeva di essere l'unico a ricordarselo.

Forse perché era l'unico al quale importava davvero di Derek.

«Peter ha raccontato a me e Cora delle tue disgrazie amorose, dopo la morte di Boyd. Dovevo capire perché tu fossi così... scorbutico e intrattabile».

«Naturale che uno come te si dovesse impicciare dappertutto...» borbottò Derek, nascondendo un ghigno, gli occhi che parevano meno tristi.

«Non sei arrabbiato?».

«No - ammise Derek, scuotendo la testa, il sorriso che ormai si era espanso - io conosco la storia di tua madre... me l'ha raccontata lo sceriffo quando... beh, tempo fa... e tu sai cosa è accaduto a Paige. Siamo pari, in un certo senso».

Stiles alzò gli occhi, specchiandosi nuovamente in quelli verde muschio di Derek e questa volta fu impossibile abbassare lo sguardo.
Le due pupille parevano due poli opposti di un magnete, incredibilmente attratte le une dalle altre, così in simbiosi che sembrava avessero appena intuito qualcosa di inesprimibile.

Il cuore di Stiles prese ad accelerare senza sosta e solo in quel momento il ragazzo decise che forse fosse meglio distrarsi da quegli occhi magnetici e discutere della Desert Wolf.

«Comunque abbiamo passato l'intera giornata a cercare la Desert Wolf, ma alla fine l'abbiamo mancata di nuovo, vero?» borbottò, stendendo le gambe e poggiando la testa sul cuscino: pochi centimetri lo separavano dalla testa di Derek e se entrambi si fossero girati involontariamente, avrebbero potuto baciarsi.

«Si Stiles, l'hai già detto...» ribatté Derek, mettendosi più comodo sul divano e allargando il proprio spazio.
Il suo gomito toccò inavvertitamente il braccio di Stiles e Derek decise di non spostarlo. Gli piaceva mantenere del contatto con qualcuno, soprattutto se quel qualcuno rispondeva al nome del figlio dello sceriffo.

«Lo so, cioè, devo capire come poterla catturare...è importante per Malia...».

«Hai già detto anche questo...perché non vai a dormire? Stai parlando a vanvera più del solito, il che è grave » Derek chiuse gli occhi, appoggiato contro il divano, borbottando raramente sì o no alle frasi sconnesse di Stiles, che nel frattempo aveva cambiato posizione e aveva la schiena premuta contro il braccio e il fianco di Derek.

« Da quando hai tutta questa confidenza con me?» lo interruppe Derek in un mormorio, quando lo Stilinski decise per l'ennesima volta di ripensare a tutti i momenti trascorsi in quell'ultimo mese, nei quali avevano intuito dove si trovasse la lupa del deserto, senza riuscire a catturarla.

«Cosa intendi? Ti ho sorretto in piscina per due ore, contro il Kanima e non ti sei lamentato del contatto fisico, quella volta...».

«Perché era un caso particolare... e poi non mi sto lamentando nemmeno ora, ti sto solo chiedendo da quanto hai tutta questa confidenza con me...» ripeté Derek, che avrebbe preferito immergersi in un bagno di aconito e vischio, piuttosto che ammettere a sé stesso che la vicinanza di Stiles fosse piacevole.

Gli ricordava i tempi in cui dormiva con i suoi amici, le sere di capodanno, quando aveva a malapena dodici anni.
Un sorriso si formò sul suo volto, mentre Stiles continuava a parlare e rannicchiarsi sempre più contro l'amico.

Era decisamente piacevole, pensò, mentre il sonno prendeva ormai il sopravvento.

«Da quando ti ho visto moribondo in Messico... sento questo bisogno di controllarti Derek, di accertarmi che tu stia sempre al meglio, anche adesso. E per questo che voglio tenerti vicino...» sussurrò Stiles, cedendo al sonno, le difese completamente abbassate.
Derek si era già addormentato, quando il calore dei corpi dei due ragazzi iniziò ad inibire le loro facoltà, tanto che Stiles iniziò a borbottare parole scomposte e Derek a russare sonoramente.

«Mmm...sei così morbido... » biascicò Stiles con un sorriso da prendi in giro, quasi strusciando la schiena contro il fianco di Derek e appoggiando la testa contro il petto del ragazzo, il respiro di Derek che gli solleticava piacevolmente il collo.

Il braccio di Derek cadde su quello di Stiles quando erano appena scoccate le tre di mattina e i ragazzi non diedero nessun segno di volersi svegliare o separare tanto facilmente.
La testa di Stiles era scivolata sempre più in basso, tanto da essere finita ad usare la coscia di Derek come cuscino e il suo braccio quasi a mo' di coperta.
Nessuno dei due ragazzi si mosse, durante la notte, beandosi inconsciamente l'uno della vicinanza dell'altro.


-

Fu con molto silenzio che Braeden scese le scale, quella mattina. Derek era già probabilmente rientrato e conoscendolo, stava sicuramente dormendo placido nel letto.
La ragazza pensò che forse arrabbiarsi con lui non avrebbe portato da nessuna parte a causa del fatto che tutto il giorno precedente non si erano visti e per quello decise di stendersi sul letto, avvicinandosi al suo ragazzo.

Solo che Derek non era propriamente lì.

Braeden si voltò appena in tempo per sentire un russare profondo venire dal divano.

La ragazza si pizzicò il braccio, credendo di essere ancora addormentata, perché la scena che le si era parata di fronte era decisamente assurda: Derek e Stiles erano abbracciati, profondamente addormentati e probabilmente rimasti nella stessa posizione per tutta la notte.

«Derek non sta mai fermo quando dorme e Stiles men che meno, da quanto mi ha confidato Malia. Mi chiedo perché diano entrambi l'impressione di non essersi mossi di un centimetro...».

Braeden dovette deglutire un paio di volte e prendere grossi respiri. Sapeva che se avesse buttato Stiles fuori di casa, Malia si sarebbe sicuramente arrabbiata e a giudicare da quelle posizioni forse anche Derek.

Stiles si mosse proprio in quel momento, aprendo gli occhi e spostandosi dalla posizione che aveva assunto la sera precedente. Era accaldato il ragazzo, le gote rosse che spiccavano sulla pelle pallida, risaltando ancora di più i nei.
Braeden si nascose dietro ad un tavolino, spiando di tanto in tanto i movimenti dei due ragazzi, con la rabbia che continuava a salire.

Stiles si voltò, osservando con cura il volto sereno e addormentato di Derek, le sue labbra semi aperte, rosate e sicuramente morbide.
Stiles le fissò per un secondo, prima di spostarsi sul resto del volto dell'amico, con i fumi del sonno ancora in circolo nel suo corpo.

Era un bel ragazzo Derek, era impossibile da negare: in quel momento soprattutto, sembrava...
... tenero?

Il suo braccio si trovava ancora attorno al corpo di Stiles, come se il suo inconscio avesse deciso che doveva rimanere lì.
Nessuno dei due aveva solo considerato di spostare quell'arto, che in quel momento li stava legando in maniera decisamente intima.

Ma Stiles non riusciva a liberarsi dalla sua nebbia di sonno, rimanendo a fissare ancora Derek come non si era mai permesso di fare in vita sua.

«Sono... felice che finalmente tu sia sereno Derek... nessuno più di te lo merita...» si lasciò scappare Stiles, prima di sorridere calorosamente verso l'amico addormentato.

Braeden non credeva ai propri occhi. Che diamine stavano facendo quei due?

Fu come colpito da una scossa elettrica Stiles, risvegliandosi di colpo e completamente, spostando il braccio di Derek contro il corpo del lupo.

«Ma che sto facendo? No, no, avevo detto a me stesso più volte che quell'idea era malsana... Derek è off limits... no, per favore...».
Ma le farfalle nello stomaco avevano preso a svolazzare, di nuovo.

«Buongiorno Stiles...» Il giovane Stilinski si girò di scatto, notando la sinuosa figura di Braeden guardarlo sprezzante.

«Ehi, buongiorno... è un po' presto per le chiacchiere, forse è meglio che io me ne vada...» disse il ragazzo in fretta, chiedendosi quanto degli abbracci notturni avesse visto Braeden.

«Sai che giorno era ieri?» lo interruppe lei, senza farlo nemmeno proseguire.

«No... che giorno... ».

« Il giorno in cui tu e Derek vi siete volatilizzati e siete spariti completamente dalla circolazione, tanto che nemmeno lo sceriffo è riuscito a trovarvi, il giorno in cui Malia ti ha chiamato mille volte al cellulare, il giorno in cui ti saresti dovuto trovare con la tua ragazza a festeggiare il vostro "mesiversario" » sbottò Braeden, gli occhi scuri e terribili fissi in quelli di Stiles.

Il ragazzo strizzò le palpebre, prima di avvicinarsi alla porta del loft.
«Io... io credo di essere confuso, ho bisogno di schiarire le idee ».

Un improvviso attacco di panico, nato dalle pesanti parole di Braeden colpì Stiles, che prese ad allontanarsi di scatto uscendo da quel loft che sembrava si stesse rimpicciolendo.
Era troppo piccolo perché conteneva una Malia sicuramente offesa; perché Braeden gli lanciava continui sguardi di fuoco e perché Derek dormiva ancora beato sul divano e il ricordo del suo volto sereno rendeva lo stomaco di Stiles caldo come la cioccolata.

Non passò molto tempo prima che Derek si svegliasse, con Braeden che presa dalla rabbia, aveva deciso di controllare rapidamente le sue armi.

«Dov'è Stiles?» chiese lui, appena aprì gli occhi, notando la fastidiosissima mancanza di peso sul suo fianco destro.

«Buongiorno anche a te, Derek...» sbottò Braeden, caricando una pistola con forza.

«Ti ho fatto una domanda, comunque...» rispose lui, guardando di sfuggita le armi e sentendo un brivido freddo corrergli lungo la schiena.

«E' tornato a casa, ovviamente. Si era accorto di essersi addormentato di fianco a te e la cosa lo ha disturbato...».

Derek captò la bugia nell'aria, ma decise di non rispondere.
Il ragazzo, invece pensò di indossare la sua tipica giacca di pelle per uscire e raggiungere quel ragazzo. Gli sembrava stupido non averlo salutato, dato che si erano addormentati insieme, la sera precedente e gli sembrava ancora più stupido il fatto di non averlo salutato nemmeno quella mattina, quando il pensiero di svegliarsi accanto a lui gli stava trapanando il cervello.

«Ieri era il mesiversario di Stiles e Malia. Hai idea di quanto tua cugina mi abbia stordita? Vi siamo venuti a cercare per mezza Beacon Hills ma nulla, le tracce si mescolavano troppo con altre. Perché le hai fatto questo, Derek?» chiese Braeden, con tono quasi esasperato.

«Non ho fatto nulla di male, sono solo uscito con un amico. Stiles, per di più, ha pensato di poter trovare da solo la Desert Wolf e ho dovuto seguirlo per forza...».

Ma Braeden si era già stufata di quel dialogo.

«Il fatto è che a te non importa nulla dei sentimenti di tua cugina, e non ti importa nulla dei miei sentimenti. Io e te viviamo nella stessa casa, eppure ultimamente ci vediamo così raramente...che ci succede Derek? Che ha Stiles di così importante da farti stare in giro con lui un giorno intero, da soli, cosa che comunque non hai mai fatto nemmeno con me? Voglio delle risposte...».

Derek si massaggiò la tempia, irritato. Credeva che Braeden fosse più pragmatica e credeva anche che avesse un certo calore, del quale Stiles abbondava.
Braeden non lo capiva, la prova erano quelle armi disposte sul tavolo.
Braeden non lo capiva, perché lei lasciava il freddo sul suo fianco anche quando dormivano insieme.

Stiles no, perché il caldo del corpo del ragazzo e soprattutto il suo odore erano sparsi per tutto il loft: la forza dell'intensità del pensiero"dov'è Stiles" lo sconvolse così tanto da prendere Braeden e morderle le labbra quasi con forza, mentre lei rispondeva al bacio, sorpresa e soddisfatta.

Fu il motivo per il quale Derek diede quel bacio alla sua ragazza, a farlo spaventare più di qualunque altra cosa.
Perché lui avrebbe voluto svegliarsi e andare in missione con Stiles anche quel giorno, e i giorni seguenti.
E la cosa, mentre toccava la sua ragazza con mani esperte, lo terrorizzava.
Sentiva di dover uscire fuori, all'aria aperta, sentiva di dover cacciare la lupa del Deserto, sentiva di dover vedere Stiles di seguire il figlio dello sceriffo e non rimanere in quel loft.
A malapena udì il gridolino di piacere emesso da Braeden, sotto di lui.

-

L'aria della foresta gli aveva sempre sbrinato il cervello: chi se ne importava del Nemeton o degli esseri sopranaturali che poteva trovarci dentro.
Stiles, che ci fosse sole o pioggia, non poteva fare a meno di correre per il bosco, al collo il ciondolo che gli aveva regalato Derek e in tasca la boccetta con ulteriore sorbo.

Ne aveva tanta di confusione da smaltire, Stiles.
La notte passata a dormire sul divano sembrava averlo rinvigorito, più che indebolito. La vicinanza di Derek, il calore che quel contatto inaspettato gli aveva regalato ancora se lo portava addosso e non era certo un bel pensiero.

Le foglie secche sotto i suoi piedi scricchiolavano ad ogni passo, rimbombando per la foresta. Le gote di Stiles ricordavano due pomodori maturi, immersi nel ghiaccio e il ragazzo non poté non stringere di più la sciarpa attorno al collo, desiderando con vergogna di essere di nuovo su quel divano, accanto a Derek.
Era maggio, eppure faceva troppo freddo per essere le sette di mattina.

«E' perché al loft stavo al caldo, solo per questo » si disse Stiles, sovrastando il rumore dei passi con la voce.
Passi che si fecero più rapidi, quando il rumore di foglie si duplicò: qualcuno stava attraversando a piedi la foresta e Stiles ebbe la strana sensazione che quel qualcuno stesse cercando proprio lui.
Era quella sensazione che aveva iniziato a strizzargli le viscere, come se il suo sesto senso infallibile lo stesse avvertendo che in realtà era seguito da qualcuno.
Stiles non riuscì ad identificare il momento in cui aveva preso a correre all' impazzata, la sensazione di essere pedinato che gli martellava nel petto e le gambe che avevano deciso di non reggerlo più.
I passi si erano fatti più silenziosi, ma certamente non meno pericolosi.
Solo quando il ragazzo, in preda al panico, decise di rannicchiarsi accanto ad un albero, riuscì a vedere la figura maestosa del suo inseguitore: un lupo col pelo lucente come l'ebano e due zaffiri che lo avevano trovato senza nessuna fatica, semplicemente scrutando la foresta e che ora erano posati su di lui.

Who Owns My Heart (ITA) #Wattys2017Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang