Take Off All Your Clothes

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[New York, 18 giugno 1988]

Guido veloce tra le strade di Manhattan mentre lascio il vento scompigliarmi i capelli: è più di mezz'ora che giro a vuoto, sola come sempre e indecisa se andare davvero a quello stupido evento.

Alzo il volume della radio sperando che la musica possa offuscare i miei pensieri e imbocco la Fifth Avenue.
Sebbene sia abbastanza tardi sembra che qui la gente non dorma mai: è come se fosse pieno giorno, c'è un sacco di movimento in giro e qualche negozio è ancora aperto.

Per un attimo l'idea di lasciar perdere tutto e restare a gironzolare per strada mi attraversa la mente, poi però ricordo della promessa fatta a Chuck: per quanto possa essere scalmanata non vengo mai meno alla parola data, così accelero nuovamente lasciandomi alle spalle quella piccola botta di vita.

Dopo aver parcheggiato non molto distante dell'hotel in cui si terrà la festa di stanotte mi affretto a recuperare la pochette dal sedile posteriore e a raggiungere mia sorella, che mi aspetta impaziente all'ingresso.

"Lana, accidenti, ce ne hai messo di tempo! Credevo non venissi più..."

"Scusami, ho avuto un contrattempo...ma smettila di aver sempre qualcosa da ridire, cazzo!"

Ridiamo entrambe e mi trascina dentro, anche se in quel momento me ne sarei andata via volentieri: non mi sento proprio in vena di stare in mezzo alla gente e speravo che lei se ne accorgesse, ma è troppo presa dalla serata per dare retta alle mie stupide paranoie.

Devo ammettere non è come me lo aspettavo, le persone sono molto simpatiche e l'ambiente è davvero accogliente: non si avvicina nemmeno lontanamente a una di quelle tante serate di gala che sono stata costretta a subire nel corso della mia carriera, e di questo ne sono davvero sollevata.

Quel genere di eventi non fanno per me e credevo si fosse capito.
Eppure continuano a coinvolgermi,
ed io non riesco mai a dire di no.

Mi faccio largo tra la sala mentre cerco di raggiungere la zona buffet, scrutando distrattamente i volti delle persone presenti.

Alcune le conosco, altre soltanto di vista e perché me ne ha parlato Chuck, anche se in quel momento la gente è proprio l'ultima cosa che mi interessa.

Ma non appena riesco ad arrivare al grande tavolo adibito agli alcolici, il mio cuore perde due battiti.

Non ho ancora bevuto, quindi è impossibile che me lo stia immaginando.
O forse no?

Indietreggio involontariamente, ma in quello stesso istante lui si volta e mi sento come paralizzata.
Mi guarda come se fossi un fantasma, evidentemente rivedermi dopo tutti questi anni gli ha fatto lo stesso effetto che ha avuto su di me.
Solo dopo avermi riconosciuta il suo sguardo si scioglie in un grande sorriso che non posso fare a meno di ricambiare.

"Elizabeth Grant!"

Mi saluta con il mio vero nome e pronunciato da lui mi fa tornare alla mente tanti ricordi, fin troppi.

"Michael Jackson!" ricambio il saluto con lo stesso tono, cercando di mantenere un atteggiamento piuttosto neutrale.

Ci abbracciamo come due vecchi amici che si ritrovano dopo tanto tempo, perché alla fine è questo che siamo.
Una decina di anni fa ci incontrammo a Los Angeles e stringemmo immediatamente, dando vita ad un'amicizia unica e probabilmente anche la migliore che avessi mai avuto.
Poi però tornai a New York e perdemmo i contatti, dovuto anche al fatto che lui stava per intraprendere la sua grandiosa carriera da solista.

Stasera il destino ha voluto farmi questo regalo e non potrei esserne più felice.

All'inizio ero un po' tesa, non ci parlavamo da tanti anni e mi fece una strana impressione, ma dopo qualche minuto - complici un paio di bicchieri di vino - la situazione si sciolse e credo di non essermi mai divertita tanto.

Fragments || Michael JacksonWo Geschichten leben. Entdecke jetzt