Capitolo 8

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Per tre giorni godo dell'ospitalità della casa di Metradora, osservando l'andirivieni dei servi e attendendo il ritorno della padrona di casa alla sera.
Le notizie che porta dai palazzi del potere confermano, in maniera amplificata, quanto già visto in Arkadia.

I Bacchiadi preoccupati, le crescenti richieste di offerte da parte dei Sacerdoti per ingraziarsi gli dei, gli scontri tra le città, le rotte commerciali sempre meno sicure, il popolo timoroso.
Ma tra queste c'è anche l'unica notizia che fremo di ricevere.

"Dopodomani partirò a bordo di una nave diretta a ovest. Tu verrai con me. Ti lasceremo a Kirra, da dove potrai prendere la strada per Delphi" mi informa Metradora durante una cena.
Finalmente.

Per quanto l'inaspettato soggiorno mi abbia dato la possibilità di riposare e la mercante sia ora per me una persona da cui a malincuore riuscirò a separarmi, questa gabbia dorata mi ha costretto ad assistere alle visite notturne nei miei sogni del misterioso straniero senza poter fare nulla.

L'espressione di Metradora è una maschera indecifrabile.
Le onde dei suoi lunghi capelli neri ora sembrano stonare con i lineamenti contratti e induriti della sua mascella e degli zigomi.

Appoggio cautamente la mano sull'avambraccio snello e scolpito.
Non riesco a sopportare di vederlo così.
"E tu dove andrai?"
"A Metapontion, sulle sponde occidentali del mar Ionio."
"Posso tornare?"
Metradora si blocca.
"Sulla via di ritorno da Delfi, intendo" specifico, cercando faticosamente di mantenere un tono udibile.

Il suo volto è ora visibilmente preoccupato.
"Qualsiasi cosa succeda, potrai sempre tornare qui. Se anche io non fossi in casa, la servitù ti lascerà entrare. Darò disposizioni precise a tutti."
"Ti ringrazio di cuore, ma non è per questo motivo che te l'ho chiesto. Volevo sapere se potevo tornare a trovare te."

Inaspettatamente afferra la mia mano e mi tira verso di sè, facendomi accomodare sulle sue ginocchia. Il suo braccio mi circonda e indirizza la mia testa sulla sua spalla.
"Bambina, ci vedremo ancora, te lo prometto."
Sentirò parecchio la sua mancanza.

​ ~

La fila di schiavi davanti a me procede spedita nonostante il peso dei carichi che trasportano.

Da sotto il rotolo di stoffa che schiaccia me e uno schiavo dalla pelle olivastra, riesco ad intravedere il cielo azzurro del mattino, così limpido e intenso da costringermi ad abbassare lo sguardo.

I rematori sono già a bordo della pentecontera, organizzati dalle urla di un gigante a torso nudo i cui baffi si alzano ritmicamente ad ogni ordine gridato. La luce del sole si riflette sulla pelle lucida della sua testa.

Saliamo la passerella che conduce fin sul ponte dell'imbarcazione per poi scendere nella stiva.
Una volta depositato il carico mi siedo nell'angolo più nascosto, come ordinatomi da Metradora, e osservo lo sciame operoso trasportare ogni sorta di beni, finché non è la mercante stessa a cercarmi.

"Stiamo salpando, vieni."
I canti e il ritmo dei rematori scandiscono la breve navigazione fino al tratto di costa più vicino a Delphi.
Metradora mi indica l'altura dove sorge il santuario, spiegandomi come arrivarci.

La pentecotera rallenta e si porta il più vicino possibile alla costa, mentre su una scialuppa vengono caricati acqua, viveri e...
"Una capra?" chiedo in tono un po' contrariato.
Metradora solleva un sopracciglio con sguardo severo, facendomi pentire della mia evidente sfiducia nei confronti delle sue premure.

"Mi sembrava di averti già detto che non è portando inutili oggetti di metallo che compiacerai l'Oracolo" mi ricorda.
L'animale mi osserva con aria quasi serafica.
Quando torno a posare lo sguardo su Metradora, un sorrisetto beffardo affiora sulle sue labbra lisce e definite.
"Ti garantisco che la troverai immensamente utile."

Sfida a KronosWhere stories live. Discover now