Da: DiegoPallaDiPelo♡
Hey, scusa se ti disturbo, so che ora sei al lavoro, ma volevo dirti che stasera ti porto a cena fuori, so che non sei tipa sa vestiti eleganti, ma cerca qualcosa di carino.♡
Sorrisi per il messaggio, poi tornai a passare pacchi di biscotti, di pasta e quant'altro sopra il lettore di cassa, incassando soldi e dando resti per altre tre ore, poi arrivarono le 14 ed il tanto atteso cambio.
Tornai a casa prendendo il pullman, mangiai rapidamente un panino, feci una doccia veloce e poi andai a casa De Silvian per aiutare Diego a fare i compiti.
Si rivelò una vera impresa: infatti il bambino, quel giorno, era particolarmente scontroso.
《Hey piccoletto, se li facciamo ora, dopo giochiamo》cercai di convincerlo. Rimase seduto sul divano mentre scuoteva la testa con le braccia incrociate.
Mi avvicinai a lui, per poi abbassarmi alla sua altezza.
《È successo qualcosa?》chiesi, accarezzandogli una guancia. Lui scoppiò a piangere, per poi mettermi le braccia al collo, abbracciandomi.
《Mi mancano tanto mamma e papà, mi stanno abbandonando, non mi vogliono più》disse, continuando a singhiozzare.
《Piccoletto, loro ti vogliono un sacco di bene, ma proprio tanto. Solo che purtroppo in questo periodo il loro lavoro sta aumentando. Ma non ti abbandoneranno mai, fidati di me. Loro ti pensano sempre》lo consolai. Lui si staccò da me, si stropicciò un occhio e mormorò incerto:《Davvero?》
Gli sorrisi annuendo. Lui sembrò tranquillizzarsi.
《Possiamo fare i compiti ora?》chiese.
Passammo il primo pomeriggio a fare operazioni e copiando l'alfabeto, poi completò alcune cose ed andò a giocare.
《Mi insegni così la prossima volta batto Diego?》gli chiesi, affiancandolo. Gli si illuminò il volto, prese un secondo controller ed iniziò la sua lezione, che finì un'ora dopo quando tornarono i genitori, che lo accolsero con abbracci e coccole. Verso le otto, ero a casa. Feci un'altra doccia, questa volta lavando anche i capelli, poi setacciai l'armadio. Alla fine optai per un maglioncino bordeaux, un paio di pantaloni neri semplici e le Dottor Martens. Asciugai i capelli lasciandoli sciolti, poi applicai un po' di mascara ed un filo di lucidalabbra, che però tolsi velocemente perché troppo appiccicoso, sostituendolo con della tinta bordeaux chiaro.
Da: DiegoPallaDiPelo♡
Sono sotto, muoviti. E PORTATI UNA GIACCA PESANTE.
Salutai frettolosamente Mirko, Matteo, Mario e Ghali che stavano mangiando in salotto, poi percorsi velocemente le scale ed arrivai nel cortile, dove la macchina di Diego mi aspettava. Salii, lasciandoli un bacio a stampo.
《Allora? Cos'hai combinato oggi?》chiesi. Mi raccontò del lavoro, di Charlie e di un possibile pezzo. Mi congratulai con lui, poi mi disse che Margherita sarebbe venuta a pranzo da noi il giorno dopo e che quindi mi avrebbe presa lui da lavoro. Lo ringraziai ed arrivammo al locale. Non era troppo elegante, ma aveva il suo fascino.
《Buonasera signori, avete prenotato?》chiese un cameriere quando entrammo in ristorante.
《Germini》disse Diego, mentre continuava a stringermi la mano.
Il cameriere ci scortò in un tavolo, per poi sparire lasciandoci due menu.
Optai per una carbonara e per secondo una bistecca con patate, mentre Diego prese un risotto di mare e per secondo del fritto.
Gli ordini arrivarono dopo mezz'ora, e quella mezz'ora la passammo a ridere e scherzare, parlando del più e del meno.
A fine serata, eravamo tutti e due pienissimi.
《Prima di tornare a casa, andiamo in un posto, ti ci devo assolutamente portare》disse entusiasta. Pagò il conto, poi salimmo in macchina e dopo un quarto d'ora, mi portò in una specie di bosco. Istintivamente, gli stirnsi la mano. Avevo una grandissima ed indomabile fobia per il buio, tanto che dormivo con la luce accesa. E se entravo da sola in una stanza al buio, iniziava a mancarmi l'aria.
《Hey piccola ci sono io, non ti succede nulla》sussurrò, lasciandomi un bacio sulla guancia.
Dopo qualche minuto, arrivammo in una zona isolata ed un po' più umida, tant'è che mi strinsi ancora di più nel mio cappotto. Comunque lo spettacolo era bellissimo: la luna colorava l'acqua trasparente di un argento luminoso, colorava anche le piante e le rocce.
《Wow》mormorai incantata.
《Mi ci ha portato Gionata il primo giorno che sono arrivato. Mi ha portato però la mattina. Mi son chiesto più volte come dovesse essere la notte, ma non ho mai avuto l'occasione di andarci, e poi mi dispiaceva andarci da solo e tenermi tutta per me questa meraviglia》spiegò.
《Mi è sempre piaciuta la notte, l'ho sempre sentita come una mamma. Sì, fa paura, ma ti avvolge, ti tortura e poi ti guarisce. Mi ha protetto, la notte, mi ha lasciato scappare. Mi piace anche perché scrivo e scrivo e nessuno mi disturba e potrei anche piangere e mostrare le mie debolezze che non mi giudicherebbe》continuò.
《E poi è così misteriosa ed affascinante, così bella ma così distruttiva》disse, continuando a contemplare il ruscello. Sorrisi alle sue parole. Era davvero bello sentirlo parlare di ciò che gli piaceva, faceva dei sorrisi enormi, gli si tingevano di un leggero rossore le guance e gli si illuminavo gli occhi, poi prendeva a gesticolare ed era davvero adorabile.
《Perché mi guardi? Ho detto qualcosa di male?》chiese, tornando serio.
《No, no assolutamente. È che sei adorabile quando parli di ciò che ti piace》risposi. Lui arrossì, per poi attirarmi tra le sue braccia, per poi sollevare il mio viso e baciarmi. Mi teneva per i fianchi, stretta a se, come se potessi scappare da un momento all'altro. Ci staccammo per riprendere fiato, mi riprese per mano e tornammo alla macchina.
《Posso dormire con te stanotte? Solo dormire...》disse, una volta arrivati sotto casa. Annuii.
Appena arrivammo sotto il nostro porticato, alcuni ragazzi cominciarono a fare commentini.
Diego mi stava stringendo più forte la mano, facendomi anche un po' male.
《Hey, lasciali stare, vogliono provocarti lascia perdere》sussurrai.
《Gnocca vogliamo sentire pure noi》urlò uno di loro.
《Mi stava dicendo quando sarà bello scopare con me stanotte e farvi sentire le urla fino a quaggiù, morti di figa》rispose Diego, aprendo il portoncino. Mi trascinò letteralmente in casa, per poi chiudere la porta alla nostre spalle, appoggiarmi ad essa e baciarmi. Il suo bacio sapeva di rabbia e gelosia.
Gli accarezzai una guancia.
《Non mi perdi, sono qua》sussurrai.
《È solo che...non lo so...》disse, guardando il vuoto.
Mi ricordai la lista negativa nel quaderno, così lo trascinai in bagno, per poi chiudere la porta a chiave.
《Che fai?》chiese lui ridacchiando.
《Togliti la maglia》gli dissi. Mi guardò maliziosamente, mentre io scuotevo la testa e ridacchiavo imbarazzata. Lui fece come detto, poi mi fissò interrogativo.
《Mettiti davanti allo specchio》dissi. Lui deglutì per poi fare come detto.
Mi misi dietro di lui, cingendogli i fianchi, per poi poggiare, mettendomi in punta data la mia bassa statura, la testa sulla spalla.
《Ma non dovrebbe essere il contrario?》disse, cercando di evitare di guardare il suo riflesso.
《Tu guarda lo specchio e basta》dissi. Lui sbuffò, poi guardò il suo riflesso e la sua espressione mutò. Iniziò a toccarsi ossessivamente le guance, le labbra, la pancia. Lo fermai.
《Vai benissimo così okay? Sei bellissimo così. Sei bellissimo perché le tue guance sono morbidissime da baciare, sei bellissimo perché non hai un fisico da palestrato, perché la tua pancia posso usarla come cuscino, sei bellissimo perché le tue labbra sanno di tabacco e sono soffici, sei bellissimo perché sei tu. E no Diego, non ti cambierei con nessuno al mondo》conclusi. Lui si riguardò un'altra volta allo specchio, poi si girò, prese il mio viso tra le sue mani e mi diede un bacio a stampo, per poi sorridere.
《Sei speciale. Ora controllati il diabete》dissi ridendo. Prese tutto il necessario, vedendo che poi era tutto a posto, tolse il microinfusore e si iniettò una piccola dose di insulina, giusto per stare tranquillo la notte. Poi andammo in camera mia e ci coricammo. Mi attirò tra le sue braccia ed io appoggiai la testa sul suo petto, mentre venivo cullata dal suo battito.
《Si chiamava Alice. La conoscevo da sempre. Era bionda e la volevano tutti》iniziò, mentre mi accarezzava i capelli.
《Eravamo amici e basta, poi un giorno l'ho baciata. Ci siamo messi assieme, ma io non ero abbastanza e me lo ripeteva sempre. Era di buona famiglia, lei. Sai, una di quelle con la casetta graziosa, il padre e la madre che fanno colazione la mattina, vestiti nuovi ogni fine settimana. Me l'avevano detto anche i suoi che non ero abbastanza. Così, dopo neanche due mesi, ci lasciammo》continuò, mentre mi accarezzava il fianco da sotto la felpa, provocandomi dei brividi che lo fecero mezzo sorridere.
《Una volta mi aveva elencato uno ad uno i miei difetti. Ero tornato a casa ed avevo spaccato lo specchio. Margherita mi aveva medicato. E mi ero sentito ancora più male perché non avevo neanche saputo fare il fratello maggiore. Mamma e papà si erano separati da un po', ma Marghe sembrava allo sbando, persissima, ed io non ero neanche riuscito a consolarla》disse.
《Poi son scappato. Ed ho superato la cosa. Poi ho conosciuto te. All'inizio non ti sopportavo》ridacchiò, guardandomi e dandomi un bacio sul naso. 《Eri così determinata e fragile allo stesso tempo. Poi era tornato Matteo e ti eri chiusa. Avevo capito che tra te e lui era successo qualcosa, ma non riuscivo a capire cosa》disse. 《L'ho capito però quando aveva portato Marta a casa. Avevi gli occhi pieni di lacrime. Poi mi ricordo che ti eri rinchiusa in camera ed io ti avevo raggiunta》raccontò.
《Ah sì, che poi mi avevi abbracciata ed avevi iniziato a raccontarmi freddure per farmi ridere》ricordai.
《Avevo pensato a quanto fossi carina, i tuoi occhi erano diventati due fessure mentre ridevi e avevi scoperto i tuoi denti bianchissimi》ricordò, fissandomi.
Sorrisi imbarazzata, per poi nascondere il viso sul suo petto.
《Sei bellissima》disse, sollevandomi il viso dal suo petto con due dita. 《Nah》risposi. Mi guadagnai un'occhiataccia, un bacio e poi dopo uno sbadiglio.
《Notte Diego》sussurrai, baciandogli il collo ed accoccolandomi a lui.
《Buonanotte piccola》rispose, lasciandomi un bacio tra i capelli e stringendomi a se.

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Deja vu/Izi
FanfictionSe si tiene davvero a qualcosa, l'ultimo tentativo è sempre il penultimo.