JK in Blue

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* sospiro profondo * aaaaaah

Bello l'ammore. 

Okay, smetto di fare commenti inutili e vi lascio alla storia.


L'unico grande difetto che Jungkook trovava nel suo amato Istituto Artistico era il fatto che, oltre a dover frequentare cinque ore al mattino regolarmente, aveva lezioni e laboratori pomeridiani tre giorni a settimana; ma a differenza di altre scuole con il rientro, la sua era aperta anche il sabato.

Per questo motivo, anche quel sabato, Jungkook si trascinò fuori dal letto fino alla fermata dell'autobus. Come ogni giorno, non riuscì a sedersi durante il viaggio e fu costretto a subirsi il getto diretto del riscaldamento che gli irritò la pelle. Dopo una mezz'oretta arrivò finalmente in autostazione, scese dal veicolo insieme a una baraonda di gente, si mise le cuffiette nelle orecchie e si incamminò in solitudine verso la sede più lontana della sua scuola. Attraversò il passaggio pedonale e si ritrovò nel grande parcheggio per auto, lo stesso dove aveva conosciuto Kim Taehyung.

Quel parcheggio immenso, solitamente usato come scorciatoia dagli studenti, quella mattina sembrava rianimato, come quando veniva allestito per il mercato. Chiunque passasse per di lì rallentava il passo, si fermava e dopo poco ripartiva.

Jungkook camminava tra queste persone, senza capire. Solo quando si rese conto che tutti stavano guardando verso un'unica direzione la curiosità lo vinse e si voltò all'indietro.

Le gambe gli diventarono di granito, gli auricolari gli scivolarono giù e la mandibola gli cadde.

Contro la stessa parete dello stesso edificio dove aveva beccato Taehyung a fare quel graffito del bambino rincorso dai mostri, una grande impalcatura in ferro stava venendo smontata pezzo per pezzo da quelli che sembravano essere gli stessi compagni di classe di Taehyung. Lo stesso professore che era entrato nell'aula della quinta al suono della campanella urlava ordini e gesticolava da terra, dirigendo gli studenti, minacciando di mettere note a chi non si fosse allacciato bene il caschetto sulla testa.

E dietro di loro, la visione interrotta solo da qualche palo che sparì in fretta, il più grande murales che Jungkook avesse mai visto: era enorme, occupava metà della parete giallo ocra del grande edificio. Ma la cosa che lasciò senza parole il ragazzo era che il soggetto rappresentato fosse proprio lui.

In un primo momento pensò di averci visto male, ma una faccia la riconosci quando la vedi allo specchio tutti i giorni.

Era proprio lui, non c'erano dubbi.

Nonostante il murales fosse realizzato con uno stile di disegno stilizzato, molto simile al fumetto, quello era Jungkook. Un Jungkook rappresentato dormiente con le palpebre serrate e le labbra leggermente dischiuse, colorato unicamente da centinaia di sfumature di blu, bianco, nero e azzurro. Sotto di esso, in basso, racchiusa dal cuscino, una frase:


NON SEI STANCO? TI HO VISTO TUTTA LA NOTTE NEI MIEI SOGNI


Jungkook si portò una mano alla guancia chiedendosi se davvero appariva così liscia e delicata, alle ciglia lunghe e scure, ai capelli che gli ricoprivano la fronte.

Per un qualche motivo che non si seppe spiegare, gli vennero le lacrime agli occhi.

Non si chiese neanche perché quel disegno si trovasse in quel posto e perché lo ritraesse. La risposta era già lì, a una decina di metri, sotto forma di un ragazzo castano ancora vestito dagli abiti del giorno prima sotto il piumino verde, un paio di occhiaie scure visibili anche da quella distanza e una bomboletta rossa in mano.

PAINT & SPRAY (BTS FanFiction - Taekook)Där berättelser lever. Upptäck nu