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<<Leonardo, sei uno stronzo!>>
Mi infama Giovanni mentre siamo al bar a bere una birra. Gli ho appena raccontato che ho lasciato Adele per mettermi con Deborah e lui non l'ha presa affatto bene. 

Decido di non rispondere alla sua provocazione e mi attacco al collo della bottiglia.

<<Ehi, mi stai ascoltando?>> Mi spintona e mi fa rovesciare la birra.
Io lo guardo in modo stizzito e asciugo il tavolo e la mia camicia con un fazzoletto di carta. <<Giò sei impazzito? Stai attento!>> Lo riprendo come farebbe una maestra con un alunno.

<<Dovrei stare attento come tu sei stato attento a non ferire Adele? Io te l'avevo detto, ti avevo avvertito ma tu non mi hai ascoltato.>> Mi fulmina con lo sguardo e mi fa sentire ancora peggio.

Lui non sa che l'ho lasciata per il suo bene. Lui non lo sa che lei ed io non avremmo mai potuto essere felici insieme. Lui non sa che io non avrei mai voluto farla soffrire e che sapere che, in questo momento, magari, sta piangendo disperata a causa mia, mi sta distruggendo.

<<Dai Giò ...>> Cerco di calmarlo facendogli un sorriso ma lui non ricambia, anzi, mi guarda in un modo che mi fa sentire ancora più in colpa.  

<<Tu dovresti essere dalla mia parte.>> Gli dico stringendo forte la bottiglia tra le mani. Dovrebbe essere dalla mia parte e, invece, mi sta facendo sentire una merda. 

<<E anche tu avresti dovuto trattare quella ragazza con i guanti ma sai, le cose non vanno mai come vorresti.>> Continua a picchiare il dito sul tavolo mentre dice queste parole e, ogni volta che picchia il legno, è come se infilzasse un coltellino nella ferita del mio cuore. 

"L'ho fatto per lei!" vorrei urlargli.
<<Sei mio amico oppure no?>> Gli chiedo e lui mi guarda combattuto.
<<Purtroppo.>> Risponde accarezzandosi il mento.
<<E allora dovresti essere con me, dovresti essere dalla mia parte.>> Gli rinfaccio perché, a mio parere, è così che fanno gli amici.

<<Io voglio bene ad Adele.>> Sbatte la birra sul tavolo e fa aumentare la schiuma nella bottiglia.<<Pure io.>> Rispondo senza pensarci.
<<Sul serio?>> Mi guarda con scherno e ride amaramente. 

"Ma certo che le voglio bene. Se non le volessi bene, a quest'ora, starei ancora con lei." E' un ragionamento contorto, lo so ma, nella mia testa, suona in modo logicamente perfetto.
Io annuisco e lo guardo con sfida.

<<E allora perché le hai fatto questo?>> Sibila tra i denti. Vuole davvero bene a quella ragazza, è come se fosse sua sorella ... d'altronde Adele è la migliore amica della sua ragazza, è normale che la voglia proteggere. Peccato che non sia riuscita a proteggerla da me.

<<Mi sono innamorato di un'altra.>> Rispondo ma lo dico in modo talmente incerto che non convinco nemmeno la parte più stupida di me. 

Giovanni ride di nuovo e rotea la bottiglia. <<Smettila di dire puttanate.>> Non mi guarda ma, anche se non vedo i suoi occhi, so che non mi crede. 

Stiamo in silenzio per qualche secondo: io bevo la mia birra e non tento di convincerlo perché so che, tanto, non mi crederà mai e Giovanni continua a giocherellare con la bottiglia vuota.

 Ad un tratto, appoggia le mani sul tavolo e si piega nella mia direzione come se volesse confidarmi un segreto fondamentale. <<Sai qual è il tuo problema? Tu hai paura, hai una paura fottuta di stare bene con qualcuno e, notizia dell'ultima ora: tu stavi bene con Adele, lei ti rendeva felice. Nel momento in cui ti sei accorto che il buco che hai nello stomaco si è riempito grazie a lei, ti sei fatto prendere dal panico. Casualmente hai incontrato la tua vecchia amica che ha riaperto quel buco e, quindi, non ti sei fatto scappare l'occasione di lasciare la persona con la quale ti faceva tanto paura stare, per metterti con qualcun altro che, sapevi, ti avrebbe reso profondamente infelice. Tu sei morbosamente attaccato all'infelicità perché ti fa sentire al sicuro, perché sei abituato ad essere infelice e la felicità di spaventa. Ecco qual è il tuo vero problema.>> Si appoggia allo schienale della sedia e ordina al barista un'altra birra. 

La RosaWhere stories live. Discover now