prologo

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《...detto questo, qualcuno sa la risposta?》 La professoressa ci osservò in attesa di una qualche reazione, io tornai a guardare con insistenza la porta. Come suo solito, Tommy doveva essere in ritardo. Poggiai stancamente la testa sul banco.

《Forza!》 sbottò la professoressa 《qualcuno si faccia avanti》

Il silenzio era calato come un manto di neve fresca sulla classe. Nessuno fiatava, nessuno si muoveva, probabilmente la maggior parte degli studenti non sapeva nemmeno di che materia si stesse parlando. Sembrava che la classe si fosse cristallizzata tutto a un tratto.

Tornai a osservare il banco vuoto vicino al mio. Dove si era cacciato?
Intanto la professoressa ci studiava uno ad uno con sguardo stanco.

《Va bene》 disse buttandosi sulla sedia. Si tolse gli occhiali e si passò nervosamente la mano sugli occhi.

《Forse non mi sono spiegata bene, riprendiamo pagina 253》

E come dei robot tutti presero a sfogliare il libro, me compresa. La classe venne inondata dal dolce suono della carta.

Poi qualcosa ruppe quella pace quasi inquietante, quella pace meccanica. Tutti alzammo la testa in direzione della porta, eppure il suono non proveniva da fuori.

Poche note, chiare e decise, poi una voce, appena accennata, si riusciva ancora a sentire il ticchettio dell'orologio.

One two three four tell me that you love me more

La canzone proveniva delicata dagli altoparlanti della scuola. Non era forte, come se qualcuno avesse messo al minimo il volume di uno stereo.

Non riuscii a finire di formulare quel pensiero che la musica iniziò ad aumentare, quasi in maniera aggressiva. Il suono diventava forte, forte, più forte, sempre più forte.

Left you with nothing but they want some more

Rimbombò nell'aula.
Qualcuno si alzò confuso portandosi le mani ai lati della testa.

La professoressa esclamò qualcosa, ma alle nostre orecchie non giunse suono che non fosse quella canzone.

Iniziai a provare dolore e tentai in tutti modi di affievolirlo spingendo le mani contro il padiglione.

Qualcuno iniziò a gridare, ma non lo si sentiva. Mi alzai di scatto e sotto lo sguardo di tutti mi diressi verso la porta. Dopo pochi secondi i miei compagni mi seguirono fuori.
Il corridoio diventava sempre più affollato.

Poi, tutto a un tratto, il silenzio. La musica non c'era più. Ci guardammo tra di noi, confusi, poi sentimmo la porta della scuola aprirsi. Cadde nuovamente il silenzio.

Una figura comparve in fondo al corridoio, portava una maschera. Lentamente, aprì le braccia e buttò la testa indietro. La musica ripartì più forte ancora, mentre lui sembrava ridere di noi. Avanzò verso la calca di studenti, aveva una pistola.

***
È la prima storia che decido di pubblicare perciò siate clementi. Per avere una visione completa di come ho voluto presentare la storia consiglio di leggere la descrizione che trovate sotto la copertina.
-Luna

NebulaKde žijí příběhy. Začni objevovat