ventidue

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(past)


Le porte dell'ambulanza vengono chiuse dall'interno.

Il poliziotto che mi aveva placcato raggiunge il mezzo e batte due colpi con il pugno, facendo segno all'autista di partire.

Le righe vengono rotte e tutti gli altri ufficiali si incamminano verso le auto di servizio. Gli abitanti e i turisti adesso se ne stanno andando, mogi e silenziosi, le urla e il baccano di poco prima estinti.

Gli unici a non sembrare caduti in questa catalessi collettiva sono il giornalista e il cameraman che puntano le persone più emotive con l'obbiettivo della loro telecamera. Il giornalista si avvicina con il microfono, da pacche sulle spalle agli uomini, abbraccia le ragazzine in lacrime, fa domande.

Io sono ancora chino a terra, incapace di muovermi. Le pietre della spiaggia sono lisce e levigate sotto i miei palmi, lasciano sulla pelle quella strana patina impalpabile.

Rincorro pensieri e immagini che non si lasciano acchiappare, sbiadiscono ed evaporano nel momento in cui le sfioro.

Il mondo intorno a me sembra colorato male, i gialli troppo cangianti, il cielo troppo azzurro, le persone troppo piatte.

Anche il microfono che mi viene messo sotto il naso lo è.

"E tu? Anche tu conoscevi Jimin? Vuoi raccontarci un aneddoto?"

Alzo lo sguardo e davanti a me si è accucciato il giornalista, dietro di lui il collega con la lucina rossa della camera da presa puntata verso di me. Vengo aiutato ad alzarmi e l'uomo mi sfrega una mano sulla spalla, stando attento a non dar la schiena alla telecamera, come se volesse ripulirmi dalla sabbia inesistente.

Lo guardo spaesato mentre mi tiene ancora il microfono a tre centimetri dalla bocca.

Non mi rendo conto di non star proferendo parola fino a quando il giornalista non lancia un'occhiata stranita verso il cameraman.

Scuoto la testa e immediatamente i due uomini spostano l'obbiettivo su una nuova vittima. La ragazza del bar incontrata qui il mio secondo giorno piange a dirotto e si stringe al giornalista che rotea casualmente la loro posizione in modo che la faccia non rimanga in ombra.

Mi volto verso il mare ancora tranquillo, salmastro e trasparente. Sputa e risucchia le sue onde tra i sassi, li lucida, li trascina via con sé.

Non sento lo scorrere dell'acqua, non sento la voce del giornalista, non sento i singhiozzi della ragazza, non sento i gabbiani.

Sento l'aria a contatto con la mia pelle, i muscoli tendersi, le ciglia sfiorare le guance, il respiro scivolare tra le mie labbra, il peso del mio corpo sulle caviglie, il mio polso nudo.


Jimin? 

Inghiottito dal Mare, Rapito dalla Luna - UNDERNEATH THE MIRROR (BTS Yoonmin)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora