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(present)


Schizofrenia.

Schizofrenia paranoide.

Non ci mettono molto a diagnosticarmela. Almeno la signorina Richardson può dire di averci preso.

Mamma e papà ci hanno messo un po' a convincermi a farmi seguire da uno psicoterapeuta serio. Volevano che io fossi consenziente, che capissi di averne bisogno, anche se erano consapevoli del fatto che avrebbero potuto benissimo chiedere i rinforzi in casi come questi. Alla fine ci sono andato, più per loro che per me.

Il nuovo psicoterapeuta sembra sapere il fatto suo. Tra lui e la signorina Richardson c'è una differenza a dir poco abissale, e non solo per l'evidente mole di studi sulle sue spalle, sottolineata dai vari attestati appesi nel suo studio. E' un uomo di mezza età, professionale, con i capelli e la barba sul mento brizzolati; ha sempre indosso degli abiti in tinta unita dai colori mansueti, scuri.

La cosa che preferisco di lui è il suo tono di voce, distaccato e affabile allo stesso tempo. Quando gli si racconta qualcosa non si ha l'impressione di incuriosirlo particolarmente.

Dopo aver rivelato a me ed ai miei genitori la malattia mentale in cui, cito testualmente, sono stato delegato ci ha spiegato la differenza tra i sintomi positivi e i sintomi negativi, esponendoci come pensava di procedere affinché io guarisca nel modo più sicuro possibile. Ha detto che, in base a quello che sapeva al momento, un ospedalizzazione poteva non essere necessaria. Mi ha prescritto i farmaci da prendere fino a data da destinarsi. Quindi il mio obbiettivo per le future settimane sarebbe stato quello di imbottirmi di pillole e guarire prima che qualcun'altro mi ci costringesse.

Ero così sicuro che ce l'avrei fatta. Mi dicevo che ho passato più di sette mesi senza che nessuno intervenisse per cui potevo anche giungerne al termine una volta per tutte allo stesso modo.

Per un po' tutto andava come previsto. A casa di specchi non se ne vedeva l'ombra, a scuola mi bastava evitare i bagni. Se non avevo più occasione di vedere Jimin automaticamente non avrei più sofferto.

Riferivo il tutto allo psicoterapeuta ogni settimana, il quale poi riferiva ai miei genitori: Yoongi non vede più ragazzi morti negli specchi, evviva.

Sono arrivati i sogni, più numerosi e vividi di quelli di prima. Ancora tutto nella norma. Poi sono iniziate le allucinazioni uditive e a quel punto ho potuto informare la scuola che per un po' non sarei stato nei paraggi.

Mamma non mi ha voluto dire se in questo modo ho perso l'anno. Le assenze che avevo già fatto non erano di sicuro poche e altre due, tre settimane di non frequenza di sicuro si sarebbero fatte sentire. Lei mi ha rassicurato, dicendomi che la mia, che la nostra unica preoccupazione adesso era quella di farmi tornare in salute.



La camera che mi viene assegnata è antisettica. Tutta colori neutri e spigoli smussati.

Pensavo che una volta qui dentro mi sarei sentito un animale in gabbia, ma ho scoperto i lati positivi nell'essere considerato malato: la gente ti tratta da malato. Passo delle ore intere a rimanere sdraiato immobile, i pantaloni comodi del pigiama addosso, lo sguardo rivolto al soffitto, e nessuno mi dice niente. Passo minuti a sbraitare e inveire contro chiunque mi si avvicini, e nessuno mi dice ancora niente. Fanno i comprensivi.

Forse era davvero di questo che avevo bisogno in fondo, sin dall'inizio. Non fare niente e lasciare che un buco nero mi inghiottisca.

Lui  è tabù, sia nei miei pensieri sia in quello che dico. Ma se non penso a lui ho finito la scorta di argomenti.

E' come se non ricordassi più com'era la mia vita prima di tutto questo. Ero felice? Triste? Annoiato? Cosa mi rendeva tale? Come occupavo il mio tempo, quali erano le mie preoccupazioni?

Non so.

La settimana scorsa mi hanno portato le posate in plastica quando hanno capito che fissavo troppo a lungo quelle d'acciaio.

Inghiottito dal Mare, Rapito dalla Luna - UNDERNEATH THE MIRROR (BTS Yoonmin)Where stories live. Discover now