CAPITOLO 24

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Nel secondo giorno del viaggio che Taddeus aveva programmato, cercò di mettersi in contatto con sua moglie senza successo. Non gli era mai capitato di non poter parlare con lei ogni giorno, ovunque andasse, e iniziava ad essere preoccupato. Fece preparare il suo aereo nel minor tempo possibile e quella stessa notte metteva di nuovo piede a San Francisco. Uno strano presentimento continuava ad ossessionarlo e lasciando che quella sensazione lo sommergesse fece tutte le cose che abitualmente evitava.

Rifiutò l'auto mandata dalla sua azienda, congedando l'autista. A piedi si sarebbe mosso molto più velocemente e arrivare presto per lui era una priorità.

Fuori dalle mura la villa appariva quieta come al solito, il fuoco si era già estinto all'alba. Gli umani non avrebbero notato alcuna differenza. Taddeus al contrario aveva tutti i sensi all'erta. Non provenivano suoni dall'interno, a parte il ticchettio dell'orologio, come se non ci fosse nessuno. Se quel particolare non l'avesse allarmato, l'avrebbe fatto il pungente odore stantio del sangue che permeava l'aria.

Oltre le mura vide subito un mucchio indistinto carbonizzato che aveva lasciato una spiacevole macchia sul prato. Il disagio crebbe e la vetrata sfondata lo fece precipitare attraverso quell'apertura solo per mostrargli lo scempio dei cadaveri mutilati dei suoi domestici. Le pareti rimaste intatte erano chiazzate di sangue e su una vi era stato attaccato qualcosa.

La morte è un processo che nell'esistenza di un individuo si può presentare in diversi modi e più volte. Taddeus aveva sperimentato quella del proprio corpo molti secoli prima, adesso era la sua anima a trovarsi all'inferno. Aveva superato la prima e il suo cervello gli disse che in un modo o nell'altro ne sarebbe uscito anche stavolta.

Avrebbe distrutto gli autori di quel gesto, uno ad uno, anche se gli sarebbe servita l'eternità per farlo. Colpì il muro con tutta la forza della sua collera lasciandoci sopra il segno evidente delle sue nocche, mentre più crepe si diramavano nella parete da quel punto. Raccolse le foto, le doveva portare con se, un monito di quello che era avvenuto.

Seppellì i cadaveri dei domestici in un angolo del grande giardino, lo doveva alla loro fedeltà nei suoi confronti. Erano persone senza un futuro che lui aveva accolto nella sua dimora per generosità. Sibyl, la sua adorata consorte, aveva un vero e proprio amore per le opere caritatevoli e non si era mai risparmiata, utilizzando a piene mani i cospicui frutti del loro lavoro. Solo due corpi non furono trovati e Taddeus sperò che fosse perché erano andati distrutti. L'alternativa era assai peggiore.

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Come amico intimo dei custodi e soprattutto di Muir e della propria creatrice Milne era a conoscenza di alcuni importanti segreti. Adesso avrebbe rivendicato tale legame per raggiungere il proprio scopo. Chiamò Muir e con brevi frasi prive di emozione gli spiegò l'accaduto, chiedendo esplicitamente un'arma da usare contro i suoi nemici.

Muir promise di richiamarlo al più presto e riuniti i custodi ne discussero tra loro. La decisione fu presa e presto si misero in viaggio alla volta del nascondiglio delle armi. Il posto, una grotta semisommersa d'acqua, situata tra gli anfratti rocciosi delle coste scozzesi assomigliava ad una caverna delle meraviglie stile vampiresco. C'erano armi di tutti i tipi, gran parte di esse di foggia classica che ognuno dei custodi sapeva maneggiare alla perfezione. Si equipaggiarono decidendo di fornire alcune armi anche a dei vampiri di loro fiducia. C'erano state infatti altre aggressioni. Le spiegazioni che sarebbero state necessarie erano un problema da affrontare in seguito con chi sarebbe sopravvissuto.

I custodi si divisero diretti nei quattro continenti. Muir diede a Oliver un'altra spada da consegnare nelle mani di Taddeus. Il loro vecchio amico meritava appieno la possibilità di vendicarsi.

FRAMMENTI: Nuove alleanze [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora