Una lettera.

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George mi aveva chiesto di lavorare al bar della sala giochi dell'albergo quella sera e ovviamente io non avevo rifiutato. Mi servivano soldi per andare da una città all'altra e io non avevo sicuramente intenzione di smettere di viaggiare.
«Georgina, sono finiti i pasticcini alla crema, vai in cucina a prenderli?» Questa era la cosa che mi chiedevano di più, il mio compito principale era dunque quello di portare i pasticcini al bar. E sì, Georgina, era quello il modo in cui mi chiamavano tutti e ormai lo consideravo il mio nome. Per quelli con cui avevo più confidenza ero semplicemente G. E più passava il tempo, più capivo che quello era proprio ciò di cui avevo bisogno: una nuova identità.
La mia vita sembrava perfetta, spensierata e nuova. Nuova lo era, e a volte sembravo anche spensierata; ma quando rimanevo sola, in momenti di debolezza emotiva, era come se nel petto qualcosa si sgretolasse in silenzio e lo lasciasse vuoto. Mi mancava qualcosa, e a me stessa non riuscivo a negarlo.
Ma la gente non lo sapeva, non conosceva la mia storia e questo mi rendeva più sicura delle mie decisioni, di ogni mia scelta. Nessuno sapeva niente di me ed ero libera di ricominciare daccapo.
Soltanto a George avevo raccontato un pezzo della mia vita, e di volta in volta approfondivo sempre un po' di più la mia ultima storia d'amore non corrisposto.
Quella sera, a fine serata, mentre ero di turno al bar e nella sala giochi non c'era quasi nessuno, fui raggiunta da lui.
«Ciao George» lo salutai subito.
Lui mi accolse con il solito sorriso. «Buonasera, signorina»
Io sbuffai, ridendo. «Per quanto ancora dovrà chiamarmi per cognome?»
«E va bene, mi arrendo... Georgina»
Gli feci un sorriso. «Mi andrebbe bene anche se mi chiamasse G.»
«Oh, così chiedi troppo, mia cara» rise, sedendosi al bancone. «Com'è andata oggi?»
«Bene, non c'è stato molto affollamento però»
Lui fece spallucce. «Beh, meglio per te, no? E tu come stai, invece?»
«Bene, perché?»
«Ne sei sicura?»
«Assolutamente»
«Mh... no, sai, te lo chiedo perché qualcuno mi ha riferito che fossi un po' distratta, come... assente»
«Davvero? E chi?»
«Oh, solo un cliente... ma lo sai, il cliente ha sempre ragione» disse. «Quindi sicura di star bene?»
«Proprio così»
«D'accordo ma voglio comunque che domani sera tu ti riposi» mi disse.
«Oh no, non ce n'è bisogno»
«Insisto»
Stavo per ribattere ma lasciai perdere con un sospiro e gli sorrisi. «Grazie.»
Lui guardò alla sua sinistra. «Quel ragazzo non ti toglie gli occhi di dosso»
Io mi voltai e me ne accorsi. «Sì, è tutta la sera che lo fa»
«Ammetto che stasera il tuo sorriso brilla più del solito»
Gli feci un sorriso. «Grazie, George. Allora... cosa ti offro da bere?»
«Oh, semplicemente una gazzosa, non è il caso che beva alcolici stasera»
Io risi. «Lo capisco. Va bene, arriva subito allora» gli dissi e mi allontanai per preparargli il suo drink. Non mi ci volle molto così glielo portai e mi sedetti sullo sgabello di fronte a lui.
«Tu invece? Hai avuto una giornata impegnativa?» gli domandai.
«Nah, non direi. Anzi credo che sarà una bella settimana»
«E come mai?»
Lui fece spallucce. «Beh, non so. Qualcosa mi dice che mi sentirò contento»
«Beh, beato te»
«Dovresti essere più positiva»
«Mi dispiace ma devo essere sincera, e ammetto che nel mio futuro imminente non vedo tanta gioia»
Lui fece una smorfia. «Spero che scrivere quel libro ti aiuti»
Io sospirai. «Solo per certi versi. Ricordare può anche far male»
Lui finì il suo drink e mi strinse la mano con le sue. «Sei giovane, Georgina, giovane e bella... e in gamba, dolce e anche intelligente. Non sarai triste per sempre»
«Magari non sarò per sempre legata ai ricordi, ma chi mi dice che le prossime volte andrà meglio?»
«Chi ti dice il contrario, invece?»
Lo guardai negli occhi e sospirai, ammettendo che avesse ragione.
«Adesso me ne vado a sbrigare le ultime cose. Buonanotte, figliola»
«Buonanotte, George.» gli dissi e iniziai a sistemare il bancone.
Lui se ne era già andato e io stavo già raccogliendo le ultime cose, quando trovai un biglietto sotto al campanello. Lo estrassi e lo lessi: "Per la ragazza dagli occhioni meravigliosi. Domani sera alle 19:00, piano bar. Spero che ci sarai.".
Arrossii, lo ammetto. Dubitai che fosse riferito a me ma poi ricordai di essere l'unica ragazza a lavorare in quella sala. Mi sentii lusingata. Perciò piegai il biglietto, lo misi in tasca e salii in camera mia.

Not just a singer 2.Where stories live. Discover now