L.A, I'm back

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«A cosa stai pensando?» mi chiese lui quando eravamo già arrivati a Los Angeles, con Mark che ci portava a casa in auto.
Lo guardai facendo un sorriso: ero davvero felice. «Essere di nuovo qui è... è incredibile. È la mia seconda occasione per essere felice.»
Mi ascoltava, e sorrise anche lui; si mise più vicino a me e mi sussurrò all'orecchio. «Quando ti vedo con me non riesco a non sorridere come un bambino.»
In quel momento fui pervasa dai brividi. Ero troppo timida per guardarlo negli occhi, così tenni il viso basso, ma gli presi una mano con la mia e le intrecciai insieme.
«Sono così innamorata di te» mormorai, ma in italiano, e poi lo guardai. Lo vidi confuso e mi misi a ridere.
Anche lui rise. «Cosa significa?» mi chiese. Allora mi avvicinai al suo orecchio e glielo tradussi in un sussurro. «Oh, okay» mi disse e mi guardò. «Allora... anche io "sono inamorata di te".» mi disse e io scoppiai ridere.
«No!» dissi, e a voce bassa gli spiegai: «Io sono "innamorata" perché sono femmina; tu sei maschio, quindi sei "innamorato".»
Lui annuiva. «Inamorato» ripeté e io risi di nuovo.
«Innamorato» lo corressi e lui ci provò di nuovo, ma ci riuscì dopo vari tentativi.
Ricordo l'ansia che provai quando Mark fermò l'auto di fronte casa per farci scendere: ero nervosissima e felicissima.
Così scendemmo e, attraversato il vialetto, entrammo in casa.
«Agatha!» la chiamò Zayn. «Guarda cosa ti ho portato da Londra!»
Poco dopo sentimmo dei passi e riconobbi il ritmo di Agatha. «Zayn, caro, non dovevi!» disse ma, quando entrò in salotto, sgranò gli occhi. «Signorina Giorgia! Non posso credere che sia qui!» mi disse, venendomi incontro, e mi abbracciò.
«Agatha, non immagini quanto sia felice di essere qui!» le dissi, abbracciandola.
«Oh, no, invece lo immagino!» mi disse guardandomi maliziosa e Zayn abbassò la testa nascondendo un sorriso. «Come mai da queste parti?»
A quel punto sorrisi e guardai Zayn.
«Beh...» disse lui, avvicinandosi a noi. «l'ho incontrata per caso in un hotel a Londra e passare del tempo con lei mi ha ricordato quanto mi facesse comodo avere una segretaria»
Agatha annuiva ma il suo sorriso faceva intendere che non si bevesse una parola di quello che diceva Zayn. «Sono così felice che tu sia tornata! Mi mancava la presenza femminile in questa casa!»
«E a me è mancata un sacco la tua compagnia!» ammisi.
«Abbiamo così tanto da raccontarci» mi disse, guardandomi curiosa, aveva capito che fosse successo qualcosa tra me e Zayn. «Ma Zayn! Avresti potuto avvisarmi, la camera della signorina Giorgia è piena di polvere, ne sono sicura! Devo andare a pulirla!»
«Ma sono le 2 di notte» osservai io.
Zayn mi guardò e io capii che avrebbe voluto chiedetemi di dormire nella sua camera, perciò gli feci segno di 'no' con la testa.
«Non ha importanza, devi dormire! Sarai stanca, dopo quel viaggio» insistette lei.
«Quando è stata l'ultima volta che l'hai pulita?» le domandai e lei ci pensò.
«Poco più di una settimana fa»
«Agatha, non fa niente. Posso dormirci per stanotte, domani penseremo alle pulizie» la rassicurai.
«Ma ne sei sicura? Se l'avessi saputo, avrei pulito oggi! In una settimana sapete quanta polvere si crea?»
«Ma la stanza è stata chiusa, no? Non preoccuparti. È l'unica soluzione» dissi, guardando Zayn.
Agatha se ne fece una ragione e annuì. «D'accordo, ma domattina sarà la prima a essere pulita» disse e io mi misi a ridere.
«Va bene, Agatha, grazie»
In quel momento arrivò Mark con le nostre valigie e sia lui che Agatha ci aiutarono a portare al piano di sopra le nostre, anche se ovviamente le mie erano di più.
Poi li salutai e mi ritirai in camera a sistemare la mia roba negli armadi e nei vari cassetti: quella stanza mi era mancata da morire. Mi sentivo di nuovo a casa.
Ero esausta, quel viaggio mi aveva stancata un sacco e decisi di cambiarmi i vestiti e mettere il pigiama. Mentre mi cambiavo, però, sentii bussare alla porta.
«Un attimo!» risposi e feci più in fretta; quando finii, andai ad aprire e ritrovai Zayn davanti alla porta. «Ciao»
Lui mi sorrise, in modo tenero. «Ciao»
«Tutto bene?» gli domandai.
«Sì, sono solo passato per vedere se avevi bisogno di qualcosa»
«No, sto... sistemando le prime cose, ma sono stanchissima quindi stavo pensando di andare a dormire»
«Quindi non hai fame? Ecco, stavo pensando che potevamo cucinare qualcosa di sotto. Non mangiamo da circa 16 ore» mi disse e io non ci pensai due volte.
«Va bene, ammetto che un po' di fame ce l'ho» Perciò mollai tutto e andai in cucina con lui. Nel giro di dieci minuti la cucina era piena di attrezzi, poiché avevamo optato per i pancakes.
«Allora» richiamò la mia attenzione. «com'è essere di nuovo a casa?»
L'aveva chiamata 'casa' e questo mi fece sorridere. «Faccio ancora fatica a realizzare che sta succedendo davvero.» confessai e lo guardai negli occhi. «Devo ringraziarti, per questa enorme possibilità che mi stai dando. Non è solo lavoro, ma molto di più. Mi stai dando una casa e, in qualche modo, una seconda famiglia. È incredibile, e assolutamente molto di più di quanto sarebbe in tuo dovere.»
Lui fece un sorriso timido, chinando il capo. «L'hai detto anche tu: non è solo lavoro» mormorò, facendomi arrossire.
«E adesso che succederà?» chiesi, con voce un po' insicura.
«Non ne ho idea» scosse la testa lui. «averti di nuovo qui è una nuova storia, un altro capitolo, in cui io sono pronto a gettarmi a capofitto. Sarò sincero, ora come ora non me ne importa nulla delle conseguenze»
«Mi sento come un cagnolino trovatello appena portato a casa, uno di quelli che guardi e dici "e adesso che faccio con te?"» pensai ad alta voce e ridemmo insieme. «Pensaci, è andata più o meno così: mi hai trovata a Londra e mi hai portata a Los Angeles con te»
«Quante possibilità c'erano che ti trovassi di nuovo?» mi chiese. «In una città a cui non apparteniamo né tu né io, così per caso, senza che ci cercassimo. Non potevo andarmene senza di te, era in segno, doveva succedere»
«Ma se fossi stata così importante mi avresti chiamata... o no?» osai domandare.
«Quando te ne sei andata, quello che era successo tra noi mi aveva scioccato. E prendere le distanze da te sembrava la cosa migliore. Ogni tanto mi tornavi in mente, e poi sempre più spesso ma... eri sparita e pensavo che fosse la cosa migliore. Mi sentivo anche in colpa, non avevo preso una posizione in quella storia e ti tenevo a metà. Non era giusto.» mi spiegò. Poi sorrise. «Ma quando ho conosciuto George e ho capito che la ragazza di cui mi parlava potevi essere tu, in quell'istante, mi sono reso conto di quanto volessi rivederti ancora. E sono sempre più convinto di aver fatto la scelta migliore nel portarti qui.»
A quel punto non seppi più cosa dire. Mi fiondai su di lui e l'abbracciai, stringendolo a me il più forte possibile. Mi diede un bacio sulla guancia e mi strinse anche lui.
«Grazie per aver accettato di venire con me» mi disse e io lo guardai.
«Non avrei mai potuto rifiutare. Sai che ho un debole per te»
Dopo quella frase, lui mi sorrise e premette con forza le labbra sulle mie. Poi le accarezzò col pollice.
«Sei pazzo» sussurrai. «non siamo più soli»
«Sono le tre di notte e dormono tutti» mi rispose. «e poi è solo un bacio» disse, guardandomi di nuovo le labbra, avvicinandosi di nuovo. «o forse due». E prima che io potessi dirgli qualcosa, mi baciò di nuovo, lentamente, e molto dolce.
«Tu mi farai impazzire» sussurrai ansimante e lui sorrise.
«Non hai visto ancora niente.»

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⏰ Last updated: Nov 02, 2017 ⏰

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