Capitolo 17. Josh's Pov

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Sono circondato da una moltitudine di ragazzi che si stanno organizzando per la serata. Da come ho potuto capire, ci sarà una festa nella nostra confraternita, da lì a poche ore. D'un tratto mi sento abbracciare dalle spalle e, quando mi volto, vedo che si tratta della dolce Kathy. Lei, a differenza del mio angelo, è abbastanza alta, ha i capelli castano ramati e gli occhi verde chiaro.
Adesso ricordo perché non tollero Ally!
Mi sorride, mi accarezza il volto e infine mi bacia. È una sensazione piacevole, anche se mi provoca una certa tristezza. Dopo averle spiegato della festa che probabilmente mi avrebbe tenuto occupato, mi spiega di aver già preso un impegno e che quindi ci saremmo visti il giorno successivo. Si, va bene! Non è così indispensabile stare insieme ventiquattro ore su ventiquattro.

È sera, finalmente mi sento rilassato in vista del weekend che avrei potuto trascorrere in pieno relax. Forse, era arrivato il momento di far conoscere la mia ragazza, alla mia famiglia. Dopotutto stiamo insieme dall'inizio dei corsi universitari e mia madre insiste nel voler conoscere il motivo che non spinge a tornare a casa di frequente.
Ammetto che mi sento un po' solo senza la presenza del mio migliore amico, ma per fortuna, sono molto popolare, quindi di certo non mi manca la compagnia.

"Ehi Josh, che ne dici se andiamo a fumarci una sigaretta?".

Perché no! Potevamo rilassare il nostro cervello da quella musica assordante.
L'aria è fresca e con mia grande sorpresa l'esterno dell'edificio era tanto popolato quanto l'interno. D'un tratto, sento una fragorosa risata provenire qualche metro più lontano da dove sono appoggiato.

"Mike, sei sicuro che qui non ci vedrà nessuno?"              
"Shh, cerca di rilassarti un po'"

Io queste voci le riconosco. Spostandomi nella loro direzione, vedo quello che mai avrei potuto credere possibile. Il mio migliore amico era avvinghiato a Kathy. Che schifo!
La rabbia stava iniziando a prendere il sopravvento tra le mie emozioni, anche se la delusione continuava ad essere predominante. Ero stato deluso dall'unica donna che avevo amato, dall'unica persona che conosceva i demoni che mi tormentavano. E poi...Mike! Era come un fratello per me.

"Josh"

Persino sentire il mio nome dalle loro bocche mi provocava una forte nausea.
Quando Mike mi si avvicinò, poggiandomi una mano sulla spalla, istintivamente mi gettai su di lui. La furia stava prendendo il sopravvento; ero accecato da una forte furia che non mi permetteva di capire che stavo massacrando di botte quel ragazzo. Sangue...solo sangue riuscivo a vedere, finché non un ragazzo non mi afferrò per le spalle, riportandomi alla realtà.

Ci risiamo! Eccomi, nuovamente, madido di sudore. Quasi ogni giorno ero costretto a svegliarmi accompagnato da incubi o da ricordi. Chi poteva dirlo. Proprio per questo, avevo preso l'abitudine di annotare ogni pensiero sull'agenda che mi era stata regalata e in parte compilata, da Roby e Meg. Dopotutto se volevo riacquistare la memoria, dovevo accumulare più informazioni possibili.

Dopo essermi preparato, mi recai con tutta calma all'università. Non so' se potevo ritenermi fortunato nel non essere mai in ritardo, grazie all'ausilio del mio inconscio, ma ogni mattina avevo tutto il tempo necessario, per recarmi alla lezione del master, con tutta calma.
Il master che avevo iniziato, non era poi così male. La prima settimana di corso, avevamo fatto un excursus sul piano politico inglese, esaminando le tradizioni differenti che aveva con il resto dei paesi europei. Cosa pretendevo di più? Avevo raggiunto l'obiettivo che mi ero prefisso fin da quand'ero entrato a far parte della mia attuale famiglia. Volevo dimostrare ai miei "nuovi" genitori, che se ero riuscito a sopravvivere, in realtà, era perché il Signore mi aveva riservato uno scopo.
Il gruppo di studio con il quale avevo stretto un rapporto amichevole, era formato da due ragazze e tre ragazzi, più o meno tutti della mia età. Venivamo tutti da paesi differenti, ma a differenza mia, loro erano tutti europei. La nostra stagista, invece, era di origine americana; padre di Dublino e madre originaria di Los Angeles. Forse era per questo che mi aveva riservato un trattamento diverso dagli altri; dopotutto venivo da un paese lontano e diversamente da loro, facevo più fatica ad adattarmi a tradizioni differenti dalle mie.

<< Signor Kent, si fermi due minuti dopo il corso, le voglio parlare >>.

Ammetto che Miss Roe aveva il suo fascino. Una voce soave e ammaliante, paragonabile al canto di una sirena; due occhi magnetici come calamite e una bocca sottile e di un rosa candido.

<<Si, mi dica Miss Roe >> Quella donna aveva la capacità di mettermi in difficoltà.

Marianne mi si avvicinò ad una distanza davvero minima. La sua mano sfiorava la mia, mentre mi spiegava che nei prossimi giorni saremo dovuti andare a Londra, in onore del discorso che avrebbe fatto la regina. Questo, probabilmente, stava ad indicare che anche Meg sarebbe andata nella capitale, per documentare l'evento.                     
Prima di salutarci, sfiorò il mio orecchio con le sue morbide labbra, quando mi sussurrò che ci saremmo di sicuro divertiti nei prossimi mesi.
Merda, era così difficile resistere alla sua sensualità!

Prima di ritornare a casa, decisi di passare nell'ala riservata al master di giornalismo internazionale. Se tutto fosse andato come speravo, avrei potuto pranzare con Meg e finalmente trovare una linea di incontro. Avevo bisogno di chiarirmi con lei, la mia unica ancora di salvezza, il mio spiraglio di luce, la mia "Beatrice".

<< Scusate, sapete dove si svolge il master di giornalismo internazionale? >> Mi sentivo spaesato, per questo motivo avevo chiesto informazioni ad un gruppo di ragazzi che erano appoggiati vicino all'info-desk.

<< Si svolge in questo corridoio, ma oggi i rispettivi gruppi non si sono riuniti.>>

Strano, eppure stamattina la sveglia di Meg suonava ininterrottamente.

<< Va bene, grazie>>

La sfortuna mi perseguitava. Ogni progetto che mi prefiggevo, veniva sabotato dal destino avverso. Io, però, mi sentivo superiore a lui. Dovevo crearmi delle occasioni, dovevo lottare per quello che realmente desideravo.
Se fossi ritornato subito a casa, magari con un Happy meal come dono, avrei potuto di sicuro guadagnarmi un suo sorriso.

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