CAPITOLO 10

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«Ma che cazzo ho pensato?!» Mic si ritrova davanti all'armadio, intento a scegliere cosa abbinare coi suoi jeans preferiti un po' sgualciti dal tempo. «Complimenti, Michael, ottima genialata!»

È nervoso da quando si è svegliato. Non si è mai sentito così e non capisce perché deve succedere proprio con Karol, uscito fuori dal nulla mesi prima in una delle sue monotone giornate.

Impreca tra i denti e abbandona la scelta del vestiario per far scorrere l'acqua della doccia.

Scrosssh.

«Hai finito di aprire l'acqua?» urla la madre dalla cucina.

Ha ragione, dopotutto: sono già tre volte che Mic non si decide a lavarsi, perché continua a cambiare idea sulla serata: è passato da camera sua al bagno adiacente, e di nuovo in camera, per arrivare alla conclusione che deve vestirsi alla svelta, se vuole arrivare puntuale all'appuntamento.

Appuntamento...

Lo è? Deve passare a prendere Karol a piedi, il pub è vicino a dove abitano, e mancano soltanto due ore; gli si è anche chiuso lo stomaco e non è sicuro che riuscirà a cenare prima di uscire. Tutti problemi che normalmente riterrebbe inutili, ma non lo sono per la sua povera mente, che persiste a urlargli contro, e nemmeno per il suo cuore.

Non vede l'ora che sia tutto finito. No. Neanche per sogno. Deve godersi quella serata, deve avvicinarsi a Karol come desidera e...

Chi voglio prendere in giro?

Ha forti dubbi sul fatto che Karol possa essere interessato a lui in quel senso. Certo, è un ragazzo di ampie vedute, si emoziona per tutto, ma Mic non è convinto che sia lo stesso modo per cui lui si emoziona quando lo vede. Quando lo pensa. Quando lo pensa decisamente in modo indecente.

Che situazione di merda, non fa che ripeterlo tra sé.

Dopo interminabili minuti, apre un cassetto, prende un paio di boxer neri e delle calze grige, e si avvia finalmente sotto la doccia.

Fanculo.


* * *


È ormai arrivato a casa di Karol, gli basta voltare l'angolo per veder comparire la villetta.

Alla fine ha optato per una maglia verde scuro, che si vede attraverso la felpa grigia senza maniche e priva di cerniera, con il cappuccio arrotolato sulla schiena. Qualcosa di semplice. Per un solo istante gli è venuto in mente di indossare la camicia, ma l'ha scartata subito dopo aver capito di dover andare a un concerto soft rock di un gruppo sconosciuto in un pub mediocre. Avrebbe giocato quella carta un'altra volta.

Driiin.

Suona il campanello una sola volta, ma tanto basta affinché Karol corra fuori dalla porta con la madre che lo insegue facendogli un mucchio di raccomandazioni e lui che ribatte di non essere un bambino.

«Buonasera» saluta Mic, cordiale, rivolto alla donna, e lei ricambia. Il resto si svolge velocemente: non si rende conto che Karol ha già chiuso il cancelletto dietro di sé e ha fatto un cenno alla madre con la mano, per poi avviarsi senza neanche salutarlo.

Preannuncia già che sarà una serata da ricordare; non sa ancora, però, se in positivo o in negativo.

«Sei pronto per questa sera?» Karol piega la testa di lato, incrociando i suoi occhi.

«Ah...»

Partiamo bene...

«Cavolo, è da mesi che aspetto un loro concerto!» parla ancora Karol, senza far caso alla sua risposta.

Rumore CompliceWhere stories live. Discover now