Capitolo quattro - Noemi

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 Anche questa mattina sono in ritardo e sono stanca di correre per raggiungere scuola in tempo. Eleonora mi sta aspettando davanti all'ingresso e controlla l'ora: ormai è abituata a vedermi all'orizzonte quando la campanella sta già per suonare.

«Ci sono, ci sono» le dico con il fiato corto.

Odio correre e odio ancora di più farlo a quest'ora!

«Pensavo ti fossi addormentata di nuovo dopo la quinta sveglia» ironizza la mia migliore amica, ben cosciente di quello che sta dicendo.

«Per tua informazione, mi sono alzata alla terza, ho quasi scaraventato a terra il cellulare. Come vedi sono comunque qui in orario, perciò non rompere troppo le scatole» brontolo, contraendo le labbra in una smorfia. «E poi arrivare in anticipo è passato di moda. Devi presentarti almeno dieci minuti dopo, fa più figo.»

Eleonora mi guarda di sottecchi e scuote la testa, incredula. Lei non ha idea di cosa voglia dire tardare, non può capire. Non siamo comunque le ultime a entrare in classe, Omar è il vincitore assoluto: non c'è giorno che non arrivi un minuto dopo il suono della campanella, ormai i professori si sono rassegnati. Ci sediamo ai nostri posti con il fiato corto e scoppiamo a ridere non appena vediamo entrare il nostro compagno con il viso rubicondo per la corsa dalla fermata dell'autobus. È stato pure fortunato: è arrivato prima del professore di matematica.

Oggi è anche un giorno particolare: è un mese esatto che mi vedo con Simone. Stiamo insieme, anche se per tutti gli altri ci stiamo solo divertendo. Questa volta sono stata io a volerlo, non so nemmeno il motivo preciso visto che con lui sto davvero bene. Solitamente alla terza uscita do il benservito al malcapitato di turno, ma con Simone non mi è mai passato per l'anticamera del cervello di fare una cosa tanto stupida. Sto bene con lui, come non lo sono mai stata e poi a letto facciamo faville! Come potrei mai lasciare un ragazzo che mi fa raggiungere orgasmi multipli? Sarei proprio una demente!

«Mi sono messa con Simone» esordisco un attimo prima che il professor Damioli entri in classe.

Eleonora mi fissa con la bocca spalancata per lo stupore. Le afferro il mento tra le mani e le serro la mandibola prima che ingoi qualche mosca.

«Non guardarmi con quella faccia da pesce lesso» la ammonisco con un'occhiataccia. «Mi piace, ci piacciamo, lo facciamo come dei ricci e stop. Abbiamo deciso di metterci insieme.»

La mia migliore amica ha perso l'uso della parola e continua a fissarmi come se mi fosse spuntata una seconda testa sul collo. Roteo gli occhi e mi volto dall'altra parte, dove trovo Enrico che mi fissa con aria sognante. Alzo il dito medio nella sua direzione e lui torna in sé, aprendo il libro di matematica. Sì, sono uscita con lui due volte, ma non è di certo uno di quelli cui l'ho data alla seconda uscita, non l'ha vista nemmeno con il binocolo. In effetti ancora adesso mi chiedo perché gli ho dato una seconda occasione, forse non ero del tutto in me quel giorno, oppure mi aveva fatto pietà, non ricordo. Ho rimosso certi dettagli spiacevoli dalla mia memoria a breve termine.

«Non me lo aspettavo» commenta con un filo di voce.

«Che cosa?» chiedo voltandomi di nuovo verso la mia migliore amica che nel frattempo sembra essersi ripresa dallo shock momentaneo.

«Che ti mettessi con lui» risponde Eleonora sorpresa.

«Nel senso che non è da me mettermi con qualcuno?» indago con un sopracciglio inarcato.

So bene che non è mia abitudine avere un ragazzo fisso, ma questo non vuol dire che non possa aver cambiato idea dopo averne finalmente trovato uno decente. A saperlo me ne stavo zitta come ho fatto finora. Perché ho voluto raccontare tutto a Ele? Ah già, perché lei è la mia migliore amica, quella tonta che non ha ancora capito che Max è innamorato perso di lei e che continua a frequentare quel viscido di Emanuele che non me la racconta giusta.

Al di là delle nostre paureWhere stories live. Discover now