Capitolo 30

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DOPO UN ANNO E MEZZO

NARRATORE.
Da quel giorno cosi tragico per tutti, le vite di Harry e Hope si separarono. Hope era rimasta a vivere con la madre di Ed, aveva trovato anche un lavoro in un grande centro Apple con l’aiuto di Ed. Non c’era stato più nessun contatto con i ragazzi, con Dani o con Harry, Hope aveva messo un muro davanti a loro, spesso sentiva Lou, ma non riusciva più a trovare il rapporto che era nato con la sorella. I mesi passarono e Hope riuscì a portare a termine la gravidanza, ma non appena vide la sua bambina, che le fu messa tra le braccia  maturò in lei un senso di vera protezione e di vero amore materno che la portarono a fare una scelta.
 

POV’S HOPE.
Mi ero appena alzata, infilai i piedi nelle ciabatte e mi avvicinai subito alla culla, guardai la mia bambina e sorrisi.
 

Inizio flashback:
“Su cara l’ultima spinta” diceva un infermiera che teneva la mia mano. Il dolore era assurdo, avevo paura, ma volevo vedere mia figlia, cosi presi tutte le forze che mi erano rimaste. Poi sentì il suono più bello della terra. Il suo pianto.
“Eccola qui” disse l’infermiera mettendomela sul petto. E io piansi di gioia vedendola, in quel momento presi la sua manina che lei strinse e sentì davvero di avere il mondo tra le mani. Mi promisi in quel letto, mentre ero stremata dal travaglio, che avrei cresciuto la mia piccola dicendole sempre la verità, le avrei fatto vedere tante foto del suo papà, le avrei fatto ascoltare le sue canzoni. Perché? Beh perché so cosa vuol dire non sapere nulla del proprio padre, e non volevo che mia figlia crescesse con questo vuoto, io non ero nessuno per nasconderle di avere un padre, che nonostante tutto ciò che mi aveva fatta mi aveva dimostrato di amare almeno lei. Adesso ero madre, e dovevo comportarmi da tale.
“Come vuole chiamarla?” mi chiesero. La guardai intensamente e la vidi sorridere appena, un sorriso che mi ricordava cosi bene qualcuno di molto familiare, Harry.
“Ariel………Styles” dissi io sospirando. Nonostante mi facesse cosi tanto male, quella era la figlia di Harry Styles. 
Fine flashback.
 

Continuavo a guardare la mia Ariel, ero cosi felice con lei. Era davvero bellissima, adesso aveva appena un anno e qualche mese, i suoi capelli erano come i miei, biondi scuri e un po’ ondulati, la differenza è che i suoi sono cosi morbidi. I suoi occhi erano grandi come i miei, mentre il colore era Verde, la bocca era piccola e aveva la forma di un cuoricino e il nasino era terribilmente dolce. Più la guardavo e più vedevo in lei la figura di quel ragazzo che mi aveva tanto spezzato in due, ma che nonostante tutto fosse suo padre e io non l’avrei mai sminuito davanti a lei, anche se ero consapevole del fatto che Ariel non sarebbe mai entrata in contatto con lui e con il suo mondo.

“Ehi dormigliona” dissi io bisbigliando ad Ariel che dormiva nella sua culla, lei si cominciò a svegliare e non appena aprì i suoi occhioni sorrise. Amavo il suo sorriso.

“Buongiorno amore di mamma” dissi io continuando a guardarla.

“Mamma” rispose lei cercando di sollevarsi piano, già aveva imparato a dire molte parole, tra le quali ‘mamma’, che rivolgeva a me e ‘papà’ che rivolgeva ad ogni immagine che ritraeva Harry. Già, le avevo già fatto vedere chi fosse il suo papà e oltretutto lei adorava le canzoni dell’intera band.

“Allora andiamo a fare colazione”dissi io prendendola in braccio. Ma quando la presi lei subito guardò la sua culla e indicò il suo pupazzo preferito e poi disse:

“Lui anche pappa” io risi e presi il pupazzo bianco che non era altro che una maglia bianca, cucita e imbottita, con due bottoni come occhi, era proprio la stessa maglia bianca che chiesi a Harry quando eravamo a Los Angeles. Decisi di farne un pupazzo per Ariel, come se potessi creare un legame tra lei e Harry. Infondo soffrivo per il fatto che non avrebbe potuto avere una figura paterna. Cosi scendemmo sotto insieme al pupazzo e preparai la colazione, dopo sarei andata a lavoro e sarei tornata alle 14, nel frattempo Ariel sarebbe rimasta con la madre di Ed, che montava a lavoro proprio quando tornavo io a casa.
 


POV’S LIAM
Stavamo registrando una nuova canzone per il nostro nuovo album ‘Happily’, era una canzone molto dinamica e metteva allegria a tutti, o meglio quasi a tutti. Finimmo.

“Che stronzata” disse improvvisamente Harry togliendo le cuffie della registrazione.

“Cosa?” chiesi io.

“Questa canzone”  disse lui.

“Dai Harry è bella” disse Niall.

“Sono cazzi miei se a me non piace” rispose lui uscendo dalla sala registrazioni e sbattendo la porta. Ormai andava avanti cosi da più di un anno, o meglio da quando era successa ‘quella cosa’.

“Non sopporto più il suo comportamento” disse Niall riferendosi all’atteggiamento di Harry.

“Niall ha ragione ragazzi, insomma è sempre cosi scontroso con noi” disse Zayn

“Ma ragazzi, sappiamo benissimo che non ce l’ha con nessuno di noi e sappiamo invece a cos’è dovuto tutto questo” disse Louis e io annuì guardando i ragazzi. Louis aveva ragione. Poi Niall si alzò e passeggiò nervosamente per poi dire.

“Non puoi sempre giustificare Harry. È passato più di un anno, cazzo!” ma in quel momento era rientrato Harry che era rimasto bloccato sulla porta, aveva capito a cosa si riferisse Niall, ma in silenzio, prese la sua sacca e senza guardarci riuscì. Tutti guardammo male Niall che capì il suo errore.
 



POV’S HARRY. 
Stavano parlando di me, ne sono sicuro e non li biasimo, sono un perfetto idiota, non sono più capace di essere un buon amico. Sto scendendo cosi in basso, adesso ho anche cominciato a fumare qualche sigaretta e a bere fino a sballarmi, non mia piace, ma non so perché lo faccio, forse per riempire il vuoto incolmabile che ho dentro.

“Ehi” disse una voce dietro di me, mi voltai ed era Niall.

“Che succede?” chiesi freddo.

“Nulla. Beh Harry…per prima, ecco, scusami” disse Niall venendomi accanto, era dispiaciuto.

“Ehi Niall, va tutto bene, forse dovrei scusarmi io” dissi e lui quasi si sorprese.

“Senti noi ti capiamo” disse Niall dandomi un leggera pacca.

“Già” risposi io. E poi ci fu silenzio, fin quando Niall non fece una domanda.

“T…tu la ami ancora?” io lo guardai serio e lui subito sgranò gli occhi e disse:

“Scusa” ma io risposi

“Di cosa ti scusi Niall? Di avermi chiesto se amo ancora l’unica ragazza, o meglio donna, che ho mai amato? Non scusarti, e comunque…si la amo.” Dissi io tutto d’un fiato e sentendo una fitta al petto.

“Non avrei dovuto” disse Niall abbassando lo sguardo. Io ignorai le sue parole e continuai.

“Non c’è un giorno che io non dedichi a pensare a lei. Non c’è un giorno che io non dedichi a pensare a mia figlia. Come sarà?” dissi e poi sentì gli occhi
un po’ più umidi e Niall mi mise una mano sulla spalla. Mi odiavo cosi tanto, da quando lei era andata  via a causa mia, non ero riuscito ad avere nessun’altra, volevo appartenere solo a Hope nonostante mi fosse vietato. Con Paul parlavo solo di questioni di lavoro, odiavo anche lui. E poi da circa un anno mi facevo anche i capelli da solo, Lou si era rifiutata di farli a me. Danielle non mi salutava più quando veniva a trovare Liam, Hope aveva cancellato anche lei dalla sua vita e Dani mi odiava, ma lei e Lou non sapevano nulla del motivo che mi costrinse.

“Senti Harry, comunque ero venuto per dirti che Paul ci vuole vedere” disse Niall interrompendo i miei pensieri. Io annuì, ci alzammo e raggiungemmo gli altri a Paul. Una volta arrivati tutti insieme Paul cominciò a spiegare:

“Vi volevo vedere perché io e gli altri manager abbiamo accettato una proposta all’ultimo momento. Domani vi esibirete nel centro commerciale più grande di New York. Staremo li per un po’ di tempo, quindi preparate le vostre cose, più tardi si parte” disse. Ma io non provavo nessun tipo di emozione al contrario dei ragazzi. Avevo solo capito una cosa, eravamo cinque burattini nelle mani dei manager.
 
 

LA SERA.

POV’S HOPE.
Era già arrivata sera, avevo appena messo Ariel a letto dopo averle raccontato 2 o 3 favole. Adesso ero decisamente propensa a mettermi a letto, ma la mia porta si aprì:

“Ehi cara, ho una proposta” mi disse con voce dolce la madre di Ed e io sorrisi:

“Su dimmi” Dissi

“Domani io ho il giorno libero e tu pure, quindi ho pensato di trascorrere una giornata differente, potremmo andare al centro commerciale. Io, tu e Ariel” disse entusiasta.

“E’ un ottima idea” risposi.

“Allora è deciso, a domani cara. Notte” disse lei e se ne andò chiudendo la porta. Mi sdraiai a letto con il sorriso, e pensai a quanto si sarebbe divertita Ariel l’indomani, adorava i negozi e adorava stare in mezzo alla gente, proprio come qualcuno che io conoscevo.
 

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